Nati da parto ceseareo? Il “battesimo” con il microbiota vaginale materno favorisce lo sviluppo cerebrale

La procedura

Nati da parto ceseareo? Il “battesimo” con il microbiota vaginale materno favorisce lo sviluppo cerebrale

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Immagine: Salim Fadhley from London, UK, CC BY-SA 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0>, via Wikimedia Commons
di redazione
Una sperimentazione su 76 neonati dimostra che i bambini nati da cesareo che vengono ricoperti con campioni di mucosa vaginale materna ricca di microbi hanno un migliore sviluppo cerebrale

Cambia la via di uscita e il bambino nato da parto cesareo non viene cosparso con il microbioma del canale vaginale. È un problema? È un fattore che può incidere sulla salute del neonato? Se lo sono domandati i ricercatori della Icahn School of Medicine Mount Sinai di New York che hanno condotto una sperimentazione ad hoc per scoprire cosa cambierebbe se anche i nati da parto cesareo venissero “spalmati” di microbi materni. Ebbene, dai risultati dello studio sembrerebbe che il “battesimo” microbico possa migliorare lo sviluppo del cervello. 

«Non sarà questo a decidere chi andrà ad Harvard e chi no. Spetta agli studi futuri determinare esattamente qual è il meccanismo e come possiamo massimizzare i benefici di questa pratica», chiarisce  Jose Clemente, microbiologo della Icahn School of Medicine del Mount Sinai a New York e coautore dello studio,

I ricercatori hanno coinvolto nella ricerca 76 neonati nati con parto cesareo e le rispettive mamme. I bambini sono stati divisi in due gruppi: alcuni sono stati ricoperti del microbiota materno, mentre altri sono stati immersi in una soluzione salina. La procedura con cui viene trasferito il microbioma vaginale materno al bambino prevede la raccolta di un campione di muco vaginale dalla madre che viene spalmato sulla pelle del neonato subito dopo la nascita, simulando così il passaggio nel canale vaginale. 

Studi precedenti hanno individuato differenze considerevoli nel microbioma dei neonati nati con taglio cesareo e di quelli nati per via naturale. I primi, a ridosso della nascita, hanno nel loro intestino livelli più elevati di batteri opportunisti, quelli che circolano in ospedale e che sono potenzialmente patogeni, e continuano nei mesi successivi a essere privi dei microbi intestinali comuni associati a un buon funzionamento delle difese immunitarie. 

Queste differenze comportano qualche conseguenza? E se sì,  solo nell’immediato o anche nel lungo termine? 

Per scoprirlo, gli scienziati hanno analizzato i punteggi ottenuti al compimento del sesto mese dai bambini dei due gruppi, trattati con microbioma e non trattati, al Ages and Stages Questionnaire (ASQ-3), il test standard di valutazione delle fasi dello sviluppo infantile.

Ebbene, i bambini nati da parto cesareo che erano stati esposti al microbiota materno ottenevano punteggi più alti degli altri. 

Il meccanismo all’origine del fenomeno non è ancora stato chiarito.

Secondo gli scienziati i microbi vaginali di una donna sana possono incidere sul neurosviluppo del bambino aumentando la produzione nel suo intestino di alcuni metaboliti correlati con la funzione neurologica. 

Per esempio, alcuni carboidrati coinvolti nella glicolisi aerobica, la reazione ad opera di alcuni microbi intestinali che permette di trasformare il glucosio in energia, potrebbero favorire i processi di sviluppo del cervello, in particolare la formazione e la crescita di sinapsi. L’acido lattico,  prodotto da batteri come Lactobacillus, potrebbe stimolare l'espressione genica correlata alla memoria a lungo termine garantendo un adeguato apporto energetico al cervello. 

Il trasferimento del microbioma vaginale dalla madre al bambino potenzierebbe quindi la produzione di metaboliti associati allo sviluppo neurologico. Ma non è chiaro se questi cambiamenti siano duraturi o solo momentanei. 

La procedura resta comunque controversa perché considerata potenzialmente rischiosa.  Nel 2017, l'American College of Obstetricians and Gynecologists aveva espresso la preoccupazione che nel trasferimento dei microbi finissero anche agenti patogeni e aveva raccomandato di effettuare la procedura solo nel corso di studi clinici.