Prevenzione attiva contro i tumori: in Italia il modello più innovativo
Si apre una nuova strada nel contrasto ai tumori: si chiama “Cancer Driver Interception”, una prevenzione attiva sulle condizioni che possono far nascere una neoplasia.
La genesi di un cancro dura anni, come ricorda Adriana Albini, dell'Istituto europeo di oncologia e responsabile del Working Group Cancer Prevention dell'American Association for Cancer Research (AACR): «All’inizio si verificano alcune condizioni predisponenti che, se intercettate e modificate, possono arrestare il processo, prevenendo l'insorgere della neoplasia. Condizioni ora chiare e studiate con decine di pubblicazioni scientifiche che possono essere monitorate con semplici test».
In Italia è stato messo a punto un innovativo modello operativo: il protocollo HELIXAFE. Sviluppato da uno spin-off dell'Università romana di Tor Vergata, è stato presentato mercoledì 11 ottobre al Senato della Repubblica su iniziativa del presidente della Commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale, Francesco Zaffini.
«Una vera e propria rivoluzione – sostiene Rossana Berardi, professoressa di Oncologia all’Università Politecnica delle Marche e membro del Direttivo nazionale dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) - che trasforma radicalmente il punto di vista sull'approccio ai tumori, incentrato oggi esclusivamente sulla diagnosi precoce e sulle terapie, a partire dall'individuazione di Cancer Drivers che intercettano e trattano le condizioni fisiopatologiche che determinano lo sviluppo dei tumori. Come per le malattie cardiovascolari possiamo controllare la pressione arteriosa e il livello di colesterolo, fattori di rischio davvero importanti, oggi possiamo verificare le mutazioni che portano all’insorgenza dei tumori».
L'instabilità genomica è il driver principale, spiega Giuseppe Mucci, presidente di Bioscience Foundation: «Il Dna di ciascuno di noi riceve diverse migliaia di lesioni quotidiane che vengono riparate da geni oncosoppressori. Se, questi geni, però, smettono di funzionare e non riparano più i danni, si formano le mutazioni somatiche. Queste rappresentano l'indicatore dell'inattività sopraggiunta dei geni oncosoppressori e quindi della condizione prodromica dello sviluppo dei tumori solidi. Ciò avviene mediante il sequenziamento del Dna libero circolante, che si ottiene con un semplice prelievo di sangue. Non solo: è necessario controllare anche l'infiammazione cronica, con l'analisi di nove citochine per evidenziare una condizione di infiammazione sistemica. E, ancora, la misurazione del rapporto CD4/CD8, monociti, evidenzia l'equilibrio o lo squilibrio del sistema immunitario. Mentre con il sequenziamento di un campione di feci, è possibile analizzare una quarta funzione driver, che è lo squilibrio della flora batterica intestinale».
«Le tecniche di sequenziamento del Dna libero circolante rappresentano una svolta epocale nella prevenzione del cancro - assicura Luca Quagliata, biotecnologo molecolare dell'Università di Heidelberg in Germania – perché consentono la valutazione delle conseguenze dovute all’impatto genotossico accumulato nel Dna e può diventare driver del cancro».
La Consensus Conference al Senato, conclude Mucci, «è il primo convegno nazionale di confronto sulla prevenzione attiva. Da qui parte un lungo percorso educazionale e culturale rivolto a 360 gradi ai medici, alle Istituzioni, alle Associazioni pazienti, alla popolazione».