La rabbia causa 59 mila morti all'anno (anche se è completamente prevenibile)

World Rabies Day

La rabbia causa 59 mila morti all'anno (anche se è completamente prevenibile)

di redazione

Di rabbia, la malattia a virale che colpisce il sistema nervoso centrale dei mammiferi, uomo compreso, si muore. La rabbia non dà scampo e ha un tasso di mortalità è vicino al 100 per cento. Ogni anno 59mila persone non sopravvivono al morso di un cane infetto, la principale causa di trasmissione del virus. Una cifra ancora troppo lontana dall’unico numero di decessi che l’Organizzazione Mondiale della Sanità considera accettabile, ovvero zero. 

Il traguardo fissato per il 2030 però è ancora raggiungibile: esistono strategie efficaci per arrivare ad azzerare il numero dei morti di rabbia dovuti all’aggressione di un cane. E a ricordarle è l’Oms in occasione del World Rabies Day, la giornata di sensibilizzazione globale sulla rabbia che cade ogni anno il 28 settembre, l’anniversario della morte di Louis Pasteur, e che è promossa in collaborazione con  la Global Alliance for Rabies Control (GARC). 

In una prospettiva “One Health”, controllare ed eliminare la zoonosi significa combatterla alla fonte, vaccinando gli animali. Quest’anno il motto scelto per spronare alla lotta contro la rabbia ricalca il celebre inno dei tre moschettieri:  “Rabies: All for 1, One Health for All”. 

Nei panni dei tre moschettieri ci sono tutti i soggetti coinvolti nella tutela della salute, politici, esperti di salute pubblica, aziende farmaceutiche, personale sanitario. L’intera comunità è chiamata a impegnarsi per  ottenere l’obiettivo racchiuso nel simbolo #ZeroBy30, zero morti per morsi di cani infetti entro il 2030. 

Sebbene la rabbia sia stata debellata in Europa occidentale, Nord America, Giappone, Corea del Sud e in alcune parti dell’America Latina, la malattia è ancora presente in gran parte dell’Africa e dell’Asia.