Rischio psicosi quintuplicato per chi consuma 'speed'

Lo studio

Rischio psicosi quintuplicato per chi consuma 'speed'

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Immagine: DMTrott, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons
di redazione
Paranoia, presenza di voci nella testa, allucinazioni. Sono i sintomi della psicosi che possono insorgere con il consumo di anfetamina, simili a quelli della schizofrenia. Per lo più spariscono dopo qualche giorno. Ma nel 15 per cento dei pazienti possono anche durare anni

Il consumo di anfetamina, la droga chiamata comunemente “speed”, aumenta di cinque volte il rischio di psicosi. I sintomi sono simili a quelli della schizofrenia: paranoia, percezione di voci, allucinazioni. Il rischio è lo stesso per ogni età, ma è maggiore per le donne e per chi subisce più arresti per la detenzione illecita della sostanza. Lo dimostra uno studio che raccoglie i dati di 10 anni su Evidence-Based Mental Health.

A fare uso di anfetamine è meno dell’1 per cento della popolazione mondiale, ma circa 1 consumatore su 10 ne diventa dipendente.

Il  farmaco agisce sulla segnalazione dei neurotrasmettitori nel cervello provocando spesso psicosi con manifestazioni sovrapponibili a quelle della schizofrenia. Nella maggior parte di casi gli episodi psicotici scompaiono dopo pochi giorni, ma nel 15 per cento dei consumatori possono persistere per anni. 

I ricercatori hanno attinto alle informazioni contenute in due database sul consumo di sostanze stupefacenti, il Taiwan Illicit Drug Issue Database (TIDID) e il National Health Insurance Research Database (NHIRD). L’analisi ha coperto un periodo di oltre dieci anni, tra il 2007 e il 2016.

Il TDID contiene dati anonimi sulla data di nascita, il sesso, i verbali di arresto e le prescrizioni di trattamenti riabilitativi successive all’arresto. L’altro registro, il NHIRD, contiene dati anonimi su problemi di salute mentale e fisica della popolazione di Taiwan.

I ricercatori hanno identificato 74.601 consumatori di anfetamine e hanno selezionato 298.404 persone con caratteristiche simili, a partire dall’età e dal sesso, come gruppo di controllo. L’ età media dei partecipanti era di 33 anni e la maggior parte (84%) erano uomini.

Rispetto al gruppo di controllo, i consumatori di anfetamine erano più a rischio di disturbi mentali e di altre patologie: depressione (2% vs 0,4%), ansia (0,9% vs 0,3%), cardiopatia ischemica (1,3% vs 0,8%); malattie cardiovascolari (0,8% vs 0,45%), e ictus (1,3% vs 0,7%).

Nell’arco del periodo di monitoraggio di 10 anni, i consumatori di anfetamine avevano una probabilità cinque volte superiore di sperimentare episodi psicotici rispetto ai non consumatori. Nel gruppo dei consumatori è stato registrato un tasso di incidenza annuale di psicosi pari a 468 ogni 100mila persone in confronto alle 77 ogni 100mila nel gruppo di controllo. 

Il numero di nuovi casi di psicosi era più alto tra i consumatori di anfetamina senza condizioni di salute coesistenti, il che suggerisce un impatto diretto dell'anfetamina sull'induzione di sintomi psicotici, affermano i ricercatori.

L’altro dato emerso dall’analisi retrospettiva è il maggior rischio di psicosi per coloro che vengono arrestati frequentemente. Mentre la psicoterapia per interrompere la dipendenza riduce notevolmente le probabilità di sperimentare episodi psicotici. 

I consumatori che erano stati arrestati cinque o più volte avevano una probabilità più di più di sei volte superiore di soffrire di psicosi, mentre chi era stato indirizzato dopo l’arresto a una struttura riabilitativa aveva il 26 per cento di probabilità in meno di soffrire di psicosi rispetto a chi non aveva seguito il percorso psicoterapeutico. 

Ciò suggerisce che la riabilitazione può aiutare a scongiurare il rischio di successive psicosi, affermano i ricercatori. 

«Poiché i sintomi psicotici persistenti potrebbero aumentare il rischio di declino cognitivo nei consumatori di anfetamine, identificare coloro che soffrono di psicosi e fornire loro un trattamento precoce potrebbe prevenire il successivo danno delle funzioni cognitive», scrivono i ricercatori.