Anziani: quando il declino cognitivo è causato da problemi ai reni
Rene e cervello. Due organi distanti con funzioni molto diverse. Eppure dalla salute del primo potrebbe dipendere quella del secondo. È l’ipotesi avanzata sulla rivista Neurology da un gruppo di scienziati del Karolinska Institute di Stoccolma in Svezia secondo i quali una ridotta funzionalità renale è associata a un aumento del rischio di demenza.
I ricercatori hanno raccolto dati su 330mila pazienti dall’età media di 65 anni seguiti per circa cinque anni. Nessuno dei partecipanti aveva demenza o aveva subito un trapianto di rene o era sotto dialisi all’inizio dello studio.
Durante il periodo di osservazione il 6 per cento dei pazienti ha ricevuto una diagnosi di demenza (19mila persone). I ricercatori hanno raccolto informazioni sulla funzionalità renale di tutti i pazienti calcolando il tasso di filtrazione glomerulare, un valore indicativo della capacità di filtraggio del sangue da parte dei reni. Un tasso di filtrazione di 90millilitri al minuto o superiore viene considerato normale.
Dal confronto dei vari dati in loro possesso, gli scienziati hanno osservato un’associazione tra le disfunzioni renali e la demenza. Tra le persone con un buon funzionamento dei reni (con tasso di filtrazione tra 90 e 104 ml al minuto) c’erano 7 casi di demenza per 1000 persone-anno. Tra chi invece aveva valori della funzionalità renale più bassi (30ml al minuto) di registravano 30 casi di demenza per 1000 persone-anno.
Dopo aver preso in considerazione altri fattori che potrebbero influenzare il rischio di demenza come il fumo, il consumo di alcol, l’ipertensione e il diabete, i ricercatori hanno stabilito che le persone con velocità di filtrazione da 30 a 59 ml al minuto (valore indicativo di una moderata malattia renale cronica), avevano un rischio maggiore del 71 per cento di sviluppare demenza rispetto a quelli con normale funzionalità renale e le persone con velocità di filtrazione inferiori a 30 ml al minuto avevano un rischio più elevato del 162 per cento. Dall’analisi è emerso anche che un calo più drastico nella funzionalità renale aumenta ancora di più il rischio di demenza rispetto a un danno graduale.
I ricercatori stimano che il 10 per cento delle diagnosi di demenza possa essere attribuito all’insufficienza renale, una percentuale superiore di quella che viene attribuita a malattia cardiovascolari o al diabete.
«Anche una lieve riduzione della funzione renale è stata associata a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari e di infezioni, e ci sono prove crescenti di una relazione tra i reni e il cervello. Proprio come con la malattia renale cronica, il rischio di demenza aumenta con l'avanzare dell'età. In assenza di trattamenti efficaci per rallentare o prevenire la demenza, è importante identificare possibili fattori di rischio modificabili. Se potessimo prevenire o ritardare alcuni casi di demenza prevenendo o trattando la malattia renale, si potrebbero avere importanti benefici per la salute pubblica. Il nostro studio mostra che la ridotta funzionalità renale è associata allo sviluppo della demenza, tuttavia non dimostra che sia una causa», conclude Hong Xu del Karolinska Institute di Stoccolma, principale autore dello studio.