Attività fisica, se la motivazione arriva dai batteri dell’intestino

Lo studio

Attività fisica, se la motivazione arriva dai batteri dell’intestino

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Immagine: ValeryGL, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons
di redazione
Alcuni metaboliti prodotti da specifici batteri intestinali stimolano i nervi dell’intestino collegati al cervello attivando l’area cerebrale della motivazione che produce dopamina. Così mentre si svolge attività fisica viene voglia di fare ancora di più. L’esperimento è stato condotto sui topi

La spinta a fare di più quando si fa sport viene dalla pancia. Secondo uno studio della University of Pennsylvania pubblicato su Nature, la voglia di muoversi più velocemente, faticare, sudare, forzare i muscoli fino a sentirli piacevolmente indolenziti dipende da specifici batteri ospitati nell’intestino che, attivando alcuni nervi inducono nel cervello l’irresistibile tentazione di indossare tuta e scarpe da ginnastica.  

Lo studio è stato condotto sui topi. I ricercatori hanno osservato che le differenze nella composizione della flora batterica intestinale si traduceva in differenti performance nella corsa degli animali. 

Il fenomeno è una delle tante conseguenze dei ben noti rapporti stretti tra l’intestino e cervello, i due organi che comunicano grazie a un filo diretto noto come asse intestino-cervello. 

L’impulso a muoversi e, una volta in movimento, a fare ancora di più sarebbe generato nello specifico da piccole molecole chiamate metaboliti prodotte dai batteri. Queste molecole, stimolando i nervi sensoriali dell’intestino, potenziano il desiderio di fare attività fisica nella regione del cervello coinvolta nella motivazione. 

I ricercatori hanno passato al vaglio, ricorrendo a sistemi di intelligenza artificiale, tutti i fattori che avrebbero potuto giustificare differenze tanto marcate tra i comportamenti degli animali. Perché alcuni correvano all’impazzata sulla ruota e altri faticavano a spostarla anche solo di pochi centimetri? A sorpresa, è emerso che i geni c’entravano poco. La componente genetica sembrava infatti spiegare solo una piccola parte delle differenze nelle prestazioni degli animali. Molto più influente era la composizione delle popolazioni batteriche intestinali. 

E il ruolo dei batteri è stato dimostrato con un esperimento chiarificatore. Gli animali che avevano assunto antibiotici ad ampio spettro per eliminare gran parte dei batteri intestinali avevano ridotto di circa la metà le prestazioni della corsa.

Dopo una lunga e approfondita analisi che ha coinvolto diversi laboratori, i ricercatori hanno individuato due specie batteriche strettamente legate a prestazioni sportive migliori, Eubacterium rectale e Coprococcus eutactus. Queste due specie di batteri producono metaboliti noti come ammidi di acidi grassi (FAA) che stimolano i recettori endocannabinoidi CB1 sui nervi sensoriali dell'intestino, collegati al cervello attraverso la colonna vertebrale. La stimolazione di questi nervi, a sua volta, provoca un aumento dei livelli del neurotrasmettitore dopamina, in una regione del cervello chiamata striato ventrale.  I ricercatori hanno ipotizzato che un maggiore rilascio di dopamina in questa regione durante l'esercizio aumenti le prestazioni rafforzando il desiderio di fare ancora di più.

Questo meccanismo potrebbe anche spiegare il fenomeno noto come “runner’s high”, lo sballo del corridore, ossia il raggiungimento di uno stato di euforia durante la corsa che fa sparire ogni dolore lasciando immaginare di poter continuare a correre per sempre. 

«Se venisse confermata la presenza di un percorso simile negli esseri umani, si potrebbe pensare di proporre un modo efficace per aumentare i livelli di attività fisica delle persone per migliorare la salute pubblica in generale», ha affermato Christoph Thaiss, professore di Microbiologia presso Penn Medicine, autore senior dello studio