CAR-T “potenziate” contro la leucemia mieloide acuta

Lo studio

CAR-T “potenziate” contro la leucemia mieloide acuta

Le cellule definite CAR-CIK (Chimeric Antigen Receptor-Cytokine Induced Killer), sfruttano uno specifico recettore (il CXCR4) delle chemochine, proteine essenziali per il processo immunitario.

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Simulazione grafica dell’azione delle nuove cellule all’interno del midollo osseo. Immagine: Fondazione Tettamanti
di redazione

Sviluppare cellule più “potenti” che raggiungano il midollo osseo per contrastare la leucemia mieloide acuta (Lma): è questo l’obiettivo dei ricercatori della Fondazione Tettamanti che sono riusciti a creare una particolare tipologia di linfociti T, definite CAR-CIK (Chimeric Antigen Receptor-Cytokine Induced Killer), già impiegate per la terapia CAR-T in ambito oncoematologico.

La versione ingegnerizzata e messa a punto dai ricercatori sfrutta l’attività di uno specifico recettore (il CXCR4) delle chemochine, proteine essenziali per il processo immunitario.

I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista scientifica Blood, aprono la strada a una nuova strategia per aggredire le cellule staminali leucemiche residenti nel midollo osseo e superare i limiti finora incontrati nell’impiego efficiente delle CAR-T e di altre terapie contro la Lma.

Tuttavia, trattandosi di una ricerca condotta in sistemi cellulari in vitro e in modelli animali, sono necessari ulteriori studi per verificare se i risultati ottenuti possano avere effettive implicazioni terapeutiche nell’uomo, senza esporre a rischi i pazienti.

«Nonostante la recente introduzione di terapie innovative – osserva Marta Serafini, coordinatrice dello studio - la prognosi dei pazienti con Lma resta insoddisfacente. Anche l’uso della terapia CAR-T si è scontrato, finora, con il limite di uno scarso ingresso delle cellule CAR-CIK nel midollo osseo, dove è richiesta la loro azione antileucemica. Grazie alla creazione di cellule CD33.CAR-CIK ingegnerizzate, in grado di esporre sulla loro membrana una maggiore quantità di recettore delle chemochine CXCR4, è stato possibile fare arrivare queste “cellule terapeutiche” nel midollo osseo in modo più efficiente. Ciò accade – spiega la ricercatrice - perché il recettore CXCR4 viene “attratto” da CXCL12, proteina rilasciata dalle cellule stromali presenti nel midollo osseo e ligando naturale di CXCR4. Le cellule stromali, cellule di supporto del microambiente midollare, grazie all’affinità tra CXCL12 e CXCR4, “richiamano” le CD33.CAR-CIK e le pongono in stretta vicinanza con le cellule staminali leucemiche che sostengono la persistenza e la progressione Lma, permettendogli di contrastarle in modo più efficace».

Il gruppo di ricerca autore dello studio. Immagine: Fondazione Tettamanti

Lo studio è stato realizzato in collaborazione tra i ricercatori della Fondazione Tettamanti e i colleghi di alcuni dei principali centri di ricerca italiani e internazionali.

«Un aspetto particolarmente interessante - precisa Andrea Biondi, direttore scientifico della Fondazione Tettamanti - riguarda il fatto che nei test condotti nel modello animale in vivo, le cellule CD33.CAR-CIK “arricchite” di CXCR4 hanno mostrato un’attività anti-leucemica potenziata rispetto alle CD33.CAR-CIK convenzionali, con un aumento della sopravvivenza degli animali trattati, senza evidenza di effetti off-target. Ciò significa che questo nuovo approccio contro la Lma potrebbe essere non soltanto efficace in termini di risposta oncologica, ma anche sicuro e tollerabile sul fronte dei possibili effetti collaterali».

Lo studio, che ha come primo autore Marta Biondi, è stato realizzato grazie al supporto dell’Associazione Italiana per la ricerca sul cancro (Airc), del ministero della Salute, del ministero dell’Università e della ricerca e del Comitato Maria Letizia Verga-