Cellule staminali contro i superbatteri
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Un trattamento a base di cellule staminali ma senza le cellule staminali potrebbe essere la risorsa tanto attesa per curare le infezioni provocate dal temutissimo Staphylococcus aureus resistente alla meticillina (MRSA), uno dei 12 super-batteri inseriti dall’Oms nella lista dei microbi più difficili da combattere. Gli esperimenti condotti ex-vivo su tessuto di cavallo descritti sulla rivista STEM CELLS Translational Medicine (SCTM) sono estremamente promettenti: un tipo particolare di cellule staminali, le cellule stromali mesenchimali (MSC), sono riuscite in maniera indiretta, attraverso il materiale che secernono (secretoma), a rendere il batterio che aveva infettato la ferita quasi inoffensivo e nello stesso tempo a stimolare le cellule della pelle circostanti a costruire una barriera protettiva talmente efficace da impedire nuove invasioni del microrganismo patogeno.
Le cellule stromali mesenchimali, presenti nel midollo osseo, nel tessuto adiposo (grasso), nel sangue e in altri tessuti, sono da tempo al centro delle attenzioni della medicina rigenerativa per la loro capacità di potersi differenziare in vari tipi di tessuto. Si è pensato a lungo che le MSC iniettate direttamente nella lesione potessero colonizzare il sito, differenziarsi nel tipo di tessuto specifico e rigenerare il tessuto danneggiato. Ma negli sperimenti condotti finora si è osservato che solo una piccola parte delle MSC somministrate si integra effettivamente nel tessuto danneggiato. Si è ipotizzato che il loro potere rigenerativo, in realtà, fosse indiretto. Anche i ricercatori del Baker Institute for Animal Health della Cornell University che hanno firmato lo studio si erano convinti che le MSC potessero avere un effetto positivo sulla rigenerazione dei tessuti attraverso le sostanze che questa cellule secernono (secretoma).
«Questa ipotesi apre nuove prospettive terapeutiche basate sullo sviluppo di terapie rigenerative prive di cellule che utilizzano il secretoma di MSC che include sia fattori solubili che fattori rilasciati nelle vescicole extracellulari. Tali terapie senza cellule potrebbero rivelarsi alternative sicure e potenzialmente più vantaggiose superando i rischi e gli ostacoli associati all'uso allogenico delle cellule stesse», spiegano i ricercatori.
Per la prima volta il secretoma delle MSC è stato messo alla prova nel trattamento delle infezioni da stafilococco aureo resistente alla meticillina.
Gli scienziati hanno scelto di condurre gli esperimenti su tessuti prelevati da cavalli perché in questi animali come negli esseri umani possono svilupparsi ferite croniche resistenti alla terapia che causano varie complicazioni.
I ricercatori hanno indotto nei tessuti animali ferite infette con due tipi di batteri: l’MRSA e la sua controparte non resistente agli antibiotici, Stappylococcus aureus sensibile alla meticillina (MSSA). Le ferite sono state trattate per 24 ore con antibiotici o con secretoma delle MSC. Al termine del periodo di trattamento, è stata misurata la carica batterica presente nel tessuto.
Ebbene, la terapia con il secretoma aveva ridotto notevolemente la vitalità dell’Mrsa e potenziato l'attività antimicrobica delle cellule della pelle inducendo risposte immunitarie contro gli attacchi del batterio.
«Questi dati contribuiscono alla comprensione delle proprietà antimicrobiche del secretoma delle MSC e vanno a sostegno del valore dei trattamenti a base di secretoma MSC per le ferite infette. Prevediamo che, identificando ulteriori trattamenti efficaci, si possa contribuire a ridurre l'uso di antibiotici sia in medicina veterinaria che umana, che è un traguardo importante per la lotta contro la resistenza agli antibiotici», commentano i ricercatori.
Se il nuovo trattamento si rivelasse efficace anche negli esseri umani potrebbe rappresentare una svolta nella cura delle infezioni da MRSA che solo negli Stati Uniti provocano 20mila morti all’anno.