Per combattere Covid si punta anche sui nanoanticorpi dei lama

Lo studio

Per combattere Covid si punta anche sui nanoanticorpi dei lama

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Immagine: Bramans, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons
di redazione
Uno studio su Science descrive i nanocorpi derivati dal lama come i più efficaci finora individuati per annientare Sars Cov-2. Sono capaci di legarsi alla proteina Spike impedendo al virus di infettare le cellule. Potrebbero essere somministrati per inalazione

Si chiama Wally. È un lama nero e forse come il suo simile Winter, salito agli onori della cronaca scientifica qualche mese fa per lo stesso motivo, potrebbe aiutarci a trovare la cura per la malattia più temuta del momento, Covid-19. 

Almeno così promette uno studio appena pubblicato su Science che dimostra la capacità dei minuscoli anticorpi prodotti dai lama (nanocorpi) di legarsi saldamente alla famigerata proteina spike di Sars-Cov-2 (quella che permette al virus di penetrare nelle cellule umane) riuscendo così a neutralizzare il virus. 

I lama hanno la particolarità di produrre anticorpi di minuscole dimensioni, un quarto più piccoli di quelli umani, che penetrano più facilmente nell’organismo. Oltre alle ridotte dimensioni gli anticorpi degli animali hanno altri vantaggi: sono molto stabili, quindi potrebbero essere conservati per molto tempo dopo la produzione, possono essere somministrati attraverso un inalatore, sono molto più abili nel posizionarsi al posto giusto al momento giusto. 

«La natura è il nostro miglior inventore. La tecnologia che abbiamo sviluppato ci ha permesso di analizzare i nanocorpi  che neutralizzano Sars-Cov-2 a una definizione senza precedenti, che ci ha consentito di scoprire rapidamente migliaia di nanocorpi con affinità e specificità senza rivali», ha dichiarato Yi Shi, Ph.D., professore di biologia cellulare presso l’Università di Pittsburgh, autore senior dello studio.

I ricercatori hanno introdotto nel lama la proteina spike di Sars-Cov-2 costringendo così il sistema immunitario dell’animale a produrre anticorpi contro il virus. 

Ricorrendo a una avanzata tecnologia basata sulla spettroscopia di massa, i ricercatori hanno identificato nel sangue di Wally quei nanocorpi (o nanoanticorpi) che sono capaci di legarsi al virus con maggiore forza. I nanocorpi più potenti sono stati poi esposti a virus Sars-Cov-2 vivi e i ricercatori hanno scoperto che ne basta una minuscola quantità per impedire al virus di infettare milioni di cellule. Il team ha osservato che gli anticorpi dei lama sono molto “creativi”, utilizzando una varietà di meccanismi per bloccare l’infezione. Questa caratteristica che li rende particolarmente adatti a essere biongegnerizzati per mettere a punto l’arma di difesa più potente possibile. Per  esempio, i nanocorpi che si legano a diverse regioni del virus possono essere uniti insieme alla maniera di un coltellino svizzero per avere un’arma pronta ad attaccare con lo strumento giusto nel caso in cui una parte del virus muti e diventi resistente ai farmaci.

I ricercatori sponsorizzano spudoratamente i loro anticorpi derivati dai lama come i migliori mai individuati finora, descrivendoli come centinaia di volte più efficaci di altri nanocorpi di lama scoperti in precedenza. Perché possono resistere a temperatura ambiente per sei settimane e possono essere somministrati con un inalatore, insieme a terapie antivirali, in modo da raggiungere direttamente i polmoni che potrebbero in questo modo venire protetti ancora prima che il virus li attacchi.

Gli anticorpi tradizionali vengono invece infusi per endovena e impiegano più tempo a raggiungere l’apparato respiratorio. «Da virologo è incredibile osservare come poter sfruttare le potenzialità dei nanocorpi dei lama per creare una potente arma contro Sars Cov-2», scrivono i ricercatori.