Ecco la causa genetica della “sindrome delle mani bianche”

La scoperta

Ecco la causa genetica della “sindrome delle mani bianche”

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Immagine: Niklas D, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons
di redazione
Due varianti predispongono alla sindrome di Raynaud, patologia che colpisce tra il 2 e il 5% della popolazione. Basta un abbassamento della temperatura o lo stress per far diventare le dita delle mani e dei piedi bianche e fredde

Succede quando si abbassa la temperatura, oppure in condizioni di stress emotivo: le estremità delle dita delle mani diventano bianche, fredde e dolenti. Lo stesso potrebbe accadere alla punta del naso o alla parte superiore delle orecchie. Sono i sintomi della sindrome di Raynaud, una condizione che prende il nome dal medico francese che la riconobbe per primo in un piccolo gruppo di pazienti a metà dell’Ottocento. Il fenomeno è provocato da un eccessivo restringimento dei vasi sanguigni (vasospasmo) in presenza di stimoli scatenanti (sbalzi di temperatura o emozioni intense). A soffrirne è il 2-5 per cento della popolazione, una percentuale che suggerisce che la malattia è piuttosto diffusa. Ma, nonostante si tratti di un fenomeno comune e conosciuto da tempo, solo ora ne sono state individuate le cause genetiche. 

La scoperta, frutto della collaborazione tra i ricercatori della Queen Mary University di Londra e del Berlin Institute of Health (BIH),  annunciata su Nature Communications, potrebbe tradursi nello sviluppo dei primi effettivi trattamenti per i pazienti. Attualmente infatti non esiste una terapia specifica per alleviare i sintomi e l’unico modo per gestire il disturbo è quello di evitare gli eventi scatenanti. Nei casi più gravi vengono prescritti farmaci antipertensivi che però possono causare effetti collaterali non trascurabili. 

Per individuare le cause genetiche della sindrome, i ricercatori hanno utilizzato i dati della UK Biobank, un grande database biomedico che viene ampiamente sfruttato da scienziati di tutto il mondo impegnati nella ricerca delle cause genetiche di molte malattie. L’archivio digitale inglese contiene infatti informazioni genetiche e sulla salute di circa mezzo milione di persone. All’interno di questo vasto campione c’erano 9mila individui con una una diagnosi di sindrome di Raynaud. Dall’analisi genetica sono emerse due varianti che predispongono alla malattia: uno era il fattore di trascrizione IRX1 che regola la dilatazione dei vasi sanguigni e l’altro è il recettore alfa-2A-adrenergico per l'adrenalina, ADRA2A, un noto recettore dello stress che provoca la contrazione dei piccoli vasi sanguigni. In condizioni normali questo recettore si attiva quel tanto che basta per assicurare la circolazione del sangue quando la temperatura si abbassa o in condizioni di pericolo imminente, reale o percepito.

«Nei pazienti con sindrome di Raynaud, tuttavia, questo recettore sembra essere particolarmente attivo, il che potrebbe spiegare i vasospasmi, soprattutto in combinazione con il secondo gene che abbiamo trovato: questo gene è il fattore di trascrizione IRX1, che può regolare la capacità dei vasi sanguigni di dilatarsi. Se la sua produzione aumenta, IRX1 può attivare geni che impediscono ai vasi che si sono ristretti di rilassarsi come avverrebbe normalmente. E in combinazione con il recettore dell'adrenalina iperattivo, può impedire ai vasi di fornire abbastanza sangue per un periodo di tempo più lungo, il che porta i problemi alle dita delle mani e dei piedi», spiega Maik Pietzner, tra gli autori dello studio. 

I ricercatori hanno anche scoperto che le persone con una predisposizione genetica hanno un rischio maggiore di andare incontro al fenomeno di Raynaud se i livelli di zucchero si abbassano. I pazienti dovrebbero possibilmente evitare periodi lunghi di ipoglicemia. La scoperta potrebbe suggerire nuove opzioni terapeutiche. «Ad esempio, i farmaci già approvati che inibiscono più o meno specificamente la funzione di ADRA2A potrebbero essere un'alternativa, come l'antidepressivo mirtazapina», conclude Claudia Langenberg.