Ecco i mini dotti biliari prodotti in laboratorio che potranno riparare il fegato

Lo studio

Ecco i mini dotti biliari prodotti in laboratorio che potranno riparare il fegato

Ancora non sono entrati nella pratica clinica, ma potrebbero entrarci a breve. Perché i dotti biliari “costruiti” in laboratorio hanno dimostrato di poter rigenerare il fegato destinato al trapianto. Ma anche di riparare i danni all’interno dell’organismo per evitare il trapianto

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Immagine: © Sampaziotis F et al. Cholangiocyte organoids can repair bile ducts after transplantation in the human liver. Science  19 Feb 2021: Vol. 371, Issue 6531, pp. 839-846 DOI: 10.1126/science.aaz6964
di redazione

Li chiamano mini-organi o organoidi. Sono le copie perfette degli organi umani ottenute in laboratorio con tecniche innovative. All’inizio sembravano oggetti fantascientifici, poi sono stati usati come oggetto di studio e ora sono soluzioni giunte in fase tanto avanzata della ricerca da poter essere proposte nella pratica clinica. 

Gli ultimi mini-organi a essere stati annunciati sono i dotti biliari realizzati da un gruppo di ricercatori dell’Università di Cambridge e descritti su Science

Per la prima volta testati su un fegato umano, gli organoidi promettono di riparare i danni al fegato, il che vuol dire anche poter rigenerare organi destinati al trapianto. 

I dotti biliari servono da sistema di smaltimento dei rifiuti del fegato e il loro malfunzionamento è responsabile di un terzo dei trapianti di fegato negli adulti e del 70 per cento dei trapianti nei bambini. 

Il trapianto è l’unica alternativa possibile. Ma le liste d’attesa possono essere molto lunghe data la carenza di donatori. 

La medicina dei trapianti è da tempo in cerca di soluzioni che possano aumentare la quantità di organi disponibili cercando, per esempio, il modo di riparare i danni degli organi da trapiantare recuperandone la funzionalità. 

Il nuovo studio dimostra per la prima volta la possibilità di trapiantare cellule biliari cresciute in laboratorio (colangiociti) in fegati umani danneggiati. Il test è stato condotto su un fegato considerato non adatto al trapianto per lesioni dei dotti biliari. La procedura è riuscita a rigenerare l’organo riparandone i danni e rendendolo così idoneo al trapianto. 

Ma la tecnica degli organoidi può essere usata anche per riparare i danni all’interno dell’organismo eliminando la necessità di ricorrere al trapianto. 

«Data la carenza cronica di organi da donatori, è importante studiare i modi per riparare gli organi danneggiati, o anche fornire alternative al trapianto di organi.  Utilizziamo gli organoidi da diversi anni per comprendere la biologia e le malattie o la loro capacità di rigenerazione nei piccoli animali, ma abbiamo sempre sperato di poterli utilizzare per riparare i tessuti umani danneggiati. Il nostro è il primo studio a dimostrare, in linea di principio, che è possibile», ha dichiarato Fotios Sampaziotis del Wellcome-MRC Cambridge Stem Cell Institute, a capo dello studio. 

Grazie a una innovativa tecnica, i ricercatori di Cambridge sono riusciti a convertire le cellule biliari della cistifellea, che di solito è risparmiata dalla malattia dei dotti, in cellule dei dotti biliari solitamente distrutte. Le cellule della cistifellea sono state coltivate in laboratorio sotto forma di organoidi, gruppi di cellule che possono crescere e proliferare in coltura assumendo una struttura tridimensionale analoga in tutto e per tutto a quella dell’organo originale.  Gli organoidi ottenuti sono stati impiantati nella colecisti dei topi dove si sono dimostrati in grado di riparare i dotti danneggiati. 

Gli scienziati infine hanno inserito gli organoidi in fegati di donatori utilizzando il sistema di perfusione dell’organo dimostrando per la rima volta che gli organoidi trapiantati assumevano la funzione dei dotti biliari danneggiati rigenerando l’organo. 

«Per la prima volta abbiamo dimostrato che un fegato umano può essere migliorato o riparato utilizzando cellule coltivate in laboratorio. C’è altro lavoro da fare per testare la sicurezza e la fattibilità di questo approccio, ma speriamo di poter passare alla clinica nei prossimi anni», ha dichiarato  Ludovic Vallier del Wellcome-MRC Cambridge Stem Cell Institute coautore senior dello studio.