Un interruttore biologico per “accendere” le terapie cellulari contro il cancro

Lo studio

Un interruttore biologico per “accendere” le terapie cellulari contro il cancro

Una delle cause del fallimento del trattamento con CAR-T è l’alterazione del metabolismo lipidico. Un lipide “buono”, l’acido linoleico, può migliorare le funzioni antitumorali delle cellule T che possono essere riprogrammate con acido linoleico prima di essere reinfuse nel paziente

T_Lymphocyte_(16760110354).jpg

Immagine: NIAID, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, via Wikimedia Commons
di redazione

L’acido linoleico è in grado di migliorare i risultati della terapia cellulare con CAR-T e renderla efficace contro molteplici tumori.

A scoprirlo è stato un gruppo del Dipartimento di Oncologia sperimentale dell’Istituto europeo di oncologia in una ricerca, sostenuta dall'Airc, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Cell Metabolism.

Nella terapia con CAR-T alcune cellule del sistema immunitario, i linfociti T, vengono prelevate da un paziente, modificate in laboratorio per potenziarne l’azione antitumorale e infine reinfuse nello stesso paziente. Sebbene abbia prodotto straordinari risultati clinici nel trattamento delle neoplasie ematologiche, l’efficacia di questa terapia è ancora limitata per la cura dei tumori solidi, che rappresentano il 90% dei casi di cancro.

La ricerca ha dimostrato che una delle cause di questa scarsa efficacia è l’alterazione del metabolismo lipidico: specifici lipidi danneggiano le cellule T CD8, diminuendo la loro capacità di attivarsi contro il tumore. «Abbiamo allora pensato – spiega Teresa Manzo, ricercatrice dell'Ieo che ha guidato la ricerca - che questa relazione, fra lipidi e linfociti, potesse avere una valenza positiva, oltre che negativa: se ci sono tipi di lipidi “cattivi” che riducono la funzione anti-tumore, ce ne possono essere altri “buoni” che la potenziano. Nel corso dello studio abbiamo in effetti identificato un lipide “buono”, l’acido linoleico, e abbiamo dimostrato, prima in cellule in coltura e poi nel modello animale, la sua capacità di regolare le funzioni antitumore delle cellule T CD8. Questa scoperta potrebbe avere un riflesso immediato per le terapie CAR-T: le cellule T CD8 possono essere riprogrammate con acido linoleico durante l’ingegnerizzazione, prima di essere reinfuse nel paziente».

Se i risultati saranno validati in successivi studi clinici, i linfociti così ingegnerizzati «potranno diventare potentissimi farmaci in grado di infiltrare le cellule cancerose e distruggerle, senza perdere la loro energia – aggiunge la ricercatrice - fino a che la missione è compiuta. Il nostro studio dimostra quindi che l’acido linoleico può essere usato come interruttore molecolare per potenziare l’azione anticancro dei linfociti T ingegnerizzati e mantenere tale azione persistente nel tempo, tramite il potenziamento della loro “fitness metabolica”. Abbiamo così ottenuto una nuova strategia di cura cellulare, più efficace e applicabile a diverse forme di cancro. Una grande speranza per le forme di malattia oggi senza opzioni di cura».

I vantaggi di questa nuova strategia basata sull’uso di specifici lipidi, «sono risultati da subito evidenti: è un metodo economicamente sostenibile e comporta l’uso di composti lipidici per nulla tossici – precisa Carina Nava, prima autrice dell’articolo - che possono essere semplicemente aggiunti ai protocolli di produzione delle CAR-T. L’uso dei lipidi aumenta peraltro la proliferazione delle cellule ingegnerizzate e quindi può semplificare i processi di manifattura ed espansione».

Il brevetto per questo metodo è già stato depositato. «Stiamo ora cercando partnership e collaborazioni – conclude Manzo - per portare il metodo in clinica per la cura di specifici tumori solidi».