Malaria: dall’accoppiamento delle zanzare nuove strategie per ridurre la diffusione dell'infezione
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Bloccare la malaria sul nascere. Letteralmente. È questo l’obiettivo di uno studio di Cnr-Isc e della Sapienza in collaborazione con l’Università degli Studi di Perugia pubblicato su Scientific Reports. I ricercatori hanno infatti pensato di partire dall’accoppiamento delle zanzare, vettori del plasmodio il parassita che provoca l’infezione, per eliminare a monte, nel momento della riproduzione, la possibilità di diffusione della malattia.
Le femmine di Anopheles gambiae sono vettori di trasmissione del plasmodio della malaria, che ogni anno è responsabile di centinaia di migliaia di decessi.
Attraverso un approccio ‘gene drive’, si cerca di sfruttare l’accoppiamento delle zanzare per indurre modificazioni genetiche che rendano le zanzare sterili o incapaci di trasmettere il parassita della malaria. «Per valutare l’efficacia di queste tecniche innovative è necessario conoscere approfonditamente il meccanismo dell’accoppiamento sappiamo che questi insetti si accoppiano in volo e che i maschi si associano in gruppi, sciami di centinaia di individui, per essere più visibili e attrattivi alle femmine. Ma non ne sappiamo molto di più. Sono le femmine che entrano nello sciame a scegliere con quale maschio accoppiarsi? Come avviene la scelta? Ci sono delle caratteristiche che rendono alcuni maschi più attrattivi di altri?», spiega Roberta Spaccapelo, dell'Università degli Studi di Perugia.
Riprodurre sciami di Anopheles nell’ambiente controllato del laboratorio è un’impresa complessa.
«Abbiamo scelto di studiare questi sciami in gabbie molto grandi, per poter analizzare la dinamica di volo delle zanzare evitando potenziali effetti sul comportamento dovuti allo spazio confinato di gabbie piccole”, dichiara Irene Giardina della Sapienza.
I ricercatori hanno ripreso gli sciami di centinaia di zanzare con un sistema stereometrico di telecamere che permette di ricostruire nello spazio tridimensionale le traiettorie di ogni singola zanzara nel gruppo.
«L’analisi di questi dati ci ha permesso di verificare che gli sciami ricreati in laboratorio hanno caratteristiche compatibili con quelle di sciami osservati in ambiente naturale. La novità più importante presentata nell’articolo è che siamo riusciti a documentare vari eventi di accoppiamento: coppie di zanzare che volano insieme per un periodo di tempo che arriva anche a 15 secondi. Ma la cosa più stupefacente è sicuramente aver osservato e documentato la competizione nell’accoppiamento. Più maschi che competono per accoppiarsi nello stesso momento con la stessa femmina», spiega Stefania Melillo, ricercatrice dell’Istituto dei Sistemi Complessi del CNR.
Lo studio rappresenta il primo passo verso la comprensione della dinamica di accoppiamento nelle zanzare e fornisce le informazioni utili a valutare l’efficacia delle nuove tecnologie per ridurre la popolazione di insetti così pericolosi per l’uomo.