Una molecola contro le infezioni per rendere vulnerabile il tumore del pancreas

Lo studio

Una molecola contro le infezioni per rendere vulnerabile il tumore del pancreas

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Immagine: Dr. Cecil Fox (Photographer), Public domain, via Wikimedia Commons
di redazione
Un gruppo di ricercatori di IFOM e della Statale di Milano ha identificato nuovi inibitori della macropinocitosi, un meccanismo cruciale nello sviluppo e nella progressione dei tumori del pancreas e nella resistenza a varie terapie

Un gruppo di ricercatori dell'Istituto Fondazione di oncologia molecolare (Ifom) e della Statale di Milano ha identificato nuovi inibitori della macropinocitosi, un meccanismo cruciale nello sviluppo e nella progressione dei tumori del pancreas, nonché nella resistenza a varie terapie come chemioterapia e radioterapia. I risultati dello studio, reso possibile grazie al sostegno della Fondazione Airc, sono stati pubblicati recentemente sulla rivista Biomedicine & Pharmacotherapy.

L’adenocarcinoma duttale pancreatico è uno dei tumori più aggressivi e difficili da trattare. Le cellule di questo tumore presentano infatti mutazioni genetiche che ne alterano il metabolismo, consentendo loro di sopravvivere anche in ambienti poveri di nutrienti. «La cosiddetta macropinocitosi – spiega Giorgio Scita, a capo del laboratorio Meccanismi di migrazione delle cellule tumorali di IFOM - Istituto Fondazione di Oncologia Molecolare e professore di Patologia generale all’Università di Milano – è uno dei principali meccanismi adattativi utilizzati dal tumore Si tratta di un processo che permette alle cellule tumorali di assorbire, o più letteralmente “ingoiare”, nutrienti dall’ambiente circostante, garantendo loro un vantaggio in condizioni di carenza di risorse. Questo meccanismo – aggiunge Scita - è inoltre implicato nella resistenza a trattamenti come gemcitabina, 5-fluorouracile, doxorubicina e radioterapia con raggi gamma, poiché aiuta le cellule tumorali a mantenere la sintesi di nucleotidi necessari alla loro crescita».

La scoperta di nuovi inibitori della macropinocitosi è il risultato della collaborazione tra il gruppo di Scita e il Programma IFOM di Experimental Therapeutics (ETP), specializzato nell’identificazione e caratterizzazione di farmaci oncologici, guidato da Ciro Mercurio. «Questa collaborazione – precisa Mercurio – ha permesso di sviluppare una serie di saggi cellulari basati sull’analisi delle immagini per identificare inibitori specifici della macropinocitosi».

Il primo passo è stato creare un saggio in miniatura con cui mimare la macropinocitosi in cellule tumorali del pancreas in coltura e misurare quantitativamente l’assorbimento di nutrienti fluorescenti.

«Partendo da circa 3.600 molecole, tra farmaci approvati e composti in varie fasi di sperimentazione clinica – prosegue Mercurio – abbiamo identificato 28 potenziali inibitori della macropinocitosi. Studi successivi hanno ristretto la lista a quattro molecole attive, tra cui l’ivermectina e il pirvinio pamoato, originariamente utilizzate per il trattamento di infezioni parassitarie. Questi inibitori sono stati validati in colture in tre dimensioni di cellule tumorali e fibroblasti, in grado di simulare almeno in parte anche il microambiente tumorale. Il pirvinio pamoato, tra l’altro, è un composto in fase di sperimentazione clinica per il trattamento dell’adenocarcinoma pancreatico».

La strada è ancora molto lunga, ma i risultati di questa ricerca, dicono gli autori, potrebbero facilitare lo sviluppo di nuovi studi clinici e la definizione di nuovi trattamenti per l’adenocarcinoma duttale pancreatico, migliorando così le prospettive di cura per i pazienti.

Lo studio, sottolinea infine Mercurio, «dimostra l’efficacia del riposizionamento di farmaci, il cosiddetto “drug repositioning”. Questo approccio permette di utilizzare farmaci già approvati per trattare patologie diverse da quelle per cui sono stati originariamente sviluppati. Negli ultimi anni si è rivelato promettente poiché può ridurre significativamente i tempi e i costi necessari all’approvazione di nuovi farmaci, oltre a offrire nuove opportunità per individuare strategie antitumorali innovative».