Non c’è pericolo: il declino degli spermatozoi (se c’è) non mette a rischio la nostra specie
Un gruppo di scienziati di Harvard contesta lo studio del 2017 che lanciò l’allarme sul declino degli spermatozoi nelle popolazioni occidentali. E lo fa con le ragioni della scienza, ma anche dell’etica. Tutti quei timori sul maschio bianco a rischio di infertilità puzzano troppo di razzismo
Niente panico. La specie umana, semmai qualcuno avesse questo timore, non è a rischio di estinzione, almeno non per ora. Il declino degli spermatozoi non è così drammatico come si pensava e per di più non sembra incidere sulla fertilità. Homo sapiens è ancora vivo, vegeto e capace di riprodursi. C’è chi potrebbe interpretarla anche come una minaccia: il pianeta non si libererà degli esseri umani tanto presto. Ci vorrà del tempo, e tanto, prima che i figli degli uomini diventino quegli esemplari rari degni di protezione descritti dalla fantascienza.
Lo sostengono i ricercatori dell’Harvard GenderSci Lab con uno studio su Human Fertility che contesta la tesi della meta-analisi del 2017 che aveva lanciato l’allarme sul tracollo degli spermatozoi, soprattutto nei Paesi occidentali. La nuova ricerca propone un’interpretazione alternativa dei dati sulla fertilità maschile.
Secondo gli esperti di Harvrad la variazione del numero degli spermatozoi è “tipica” della nostra specie e avviene in maniera non patologica all’interno di un range molto ampio. Ma soprattutto la quantità degli spermatozoi non è il parametro più importante per valutare la fertilità maschile. Quello che conta è piuttosto la “biovariabilità” o varietà biologica del liquido seminale.
«Proponendo un approccio alternativo alla quantità di spermatozoi, vogliamo contribuire ad arricchire la discussione tra esperti di salute riproduttiva, altri ricercatori e medici sulla salute degli uomini», scrivono i ricercatori.
Gli scienziati di Harvard sono pronti a dimostrare che l’allarme sul declino degli spermatozoi è fondato su una serie di affermazioni scientificamente ed eticamente discutibili.
Tanto per cominciare chi stabilisce quale sia la quantità ideale di spermatozoi in grado di preservare la specie? I ricercatori della meta-analisi contestata avevano assunto come modello di riferimento i valori presenti nello sperma degli uomini delle nazione anglofone degli anni Settanta. Una scelta del tutto arbitraria secondo gli studiosi di Harvard.
Inoltre non c’è alcuna evidenza scientifica che il declino degli spermatozoi sia necessariamente associato al declino della fertilità.
Secondo gli scienziati, infine, non esistono neanche prove sufficienti per dimostrare un legame di causa ed effetto tra l’esposizione alle sostanze chimiche chiamate “interferenti endocrini” e il calo di spermatozoi del liquido seminale.
Non meno importante è la questione etica sollevata dalla meta-analisi del 2017. Tutta quell’enfasi sugli uomini occidentali che stanno perdendo la fertilità puzza un po’ troppo di razzismo, lasciano intendere i ricercatori. C’è il rischio che si possa attribuire la colpa del fenomeno alla “contaminazione” con altre etnie.
«I ricercatori devono fare attenzione a valutare le ipotesi rispetto alle alternative e considerare il linguaggio e il contesto di fondo in cui presentano il loro lavoro. Oltre al suo contenuto esplicativo, sosteniamo che la biovariabilità offra un quadro più promettente rispetto al" declino dello sperma entro il quale occuparsi di questi temi», concludono i ricercatori.