Protesi dell’anca: un semplice test del sangue prevede i tempi di recupero
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I chirurghi non hanno la palla di vetro e quando un paziente che si deve sottoporre a un intervento di protesi dell’anca domanda quanto tempo ci vorrà per il recupero rispondono in base alla loro esperienza e a una serie di parametri indicativi come l’età, il peso, lo stile di vita, le condizioni generali di salute ecc… Sono elementi utili per una previsione approssimativa consegnata all’interessato di turno con tutte le cautele del caso, “in teoria”, “in linea di massima”, “in generale”…Presto però i medici e i pazienti potrebbero avere un pronostico affidabile sui tempi della ripresa post-operatoria. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Stanford ha infatti individuato nel sangue un biomarcatore che fornisce un’indicazione puntuale sulla durata della fase di recupero di ogni singolo paziente.
I ricercatori hanno scoperto il nuovo indicatore molecolare attraverso uno studio pubblicato su Annals of Surgery che ha coinvolto 49 persone tra i 57 e i 68 anni in procinto di essere operate all’anca. Tutti i partecipanti hanno indossato uno smartwatch per il monitoraggio dell’attività fisica prima e dopo l’intervento chirurgico.
Prima dell’operazione, inoltre, i ricercatori hanno eseguito l’analisi dei campioni di sangue dei pazienti utilizzando tecniche sofisticate di indagine sui sottotipi cellulari e sull’attività delle cellule,
concentrandosi sui livelli di alcune proteine e sulla funzione immunitaria. Le informazioni ricavate dal test sono state messe a confronto con il tempo impiegato dai singoli pazienti per il completo recupero dopo l’operazione misurato in base ad alcuni parametri oggettivi come il numero quotidiano dei passi.
Tutti i dati della fase pre e post-operatoria sono serviti a un algoritmo ideato ad hoc per prevedere quanto rapidamente un paziente torni a camminare senza difficoltà dopo l’impianto della protesi. Nel complesso, le persone i cui esami del sangue avevano mostrato una funzione immunitaria più forte prima dell'intervento chirurgico avevano tempi di recupero del 34 per cento più brevi rispetto a quelli con una funzione immunitaria più debole.
Gli scienziati hanno dimostrato che il potere predittivo dell'algoritmo si basava in gran parte sulla quantità e sull’attività di un tipo particolare di cellule immunitarie chiamate “cellule soppressorie di derivazione mieloide” (Mdsc). A essere rilevanti sono entrambi gli aspetti, quello quantitativo e quello qualitativo, delle specifiche cellule. Il test del sangue deve quindi analizzare tanto i livelli delle cellule Mdsc quanto la loro attività. Livelli di attività più elevati erano strettamente correlati a tempi di recupero più rapidi.
Un test del genere può aiutare i medici a valutare in modo più accurato il recupero del paziente dopo l'intervento chirurgico per suggerire eventuali misure (dieta, fisioterapia ecc..) da adottare prima e dopo l’operazione per accelerare il processo.
C’è la possibilità, suggeriscono i ricercatori, che questo specifico test possa avere un valore predittivo anche per altri interventi chirurgici oltre a quello della protesi dell’anca.
In futuro potrebbe darsi che ogni paziente in attesa di una qualunque procedura chirurgica venga sottoposto al test del sangue per prevedere i tempi di recupero e individuare le strategie più indicate per accelerarli.