SARS-CoV-2 si trova anche negli occhi
Nella metà dei pazienti ricoverati per Covid, il virus è presente anche negli occhi. Ma non è chiaro se il materiale oculare sia capace di trasmettere l’infezione. Lo studio dell’Università dell’Insubria è pubblicato su Jama Ophtalmology
SARS-CoV_with_corona.jpg

In più della metà dei pazienti con Covid-19 il virus SARS-CoV-2 è presente anche negli occhi. Ma non è chiaro se l’occhio può essere una fonte di contagio, se ci si possa infettare per esempio attraverso le lacrime. È il risultato di uno studio condotto dai ricercatori italiani dell’Università dell’Insubria pubblicato su JAMA Ophthalmology. Lo studio è stato condotto tra aprile e maggio 2020 nell’unità di terapia intensiva nell’Azienda Socio-Sanitaria Territoriale (ASST) Sette Laghi dell’Università dell’Insubria di Varese.
Il tampone congiuntivale è stato eseguito in due gruppi di volontari, 91 pazienti ricoverati per Covid e 17 pazienti sani come gruppo di controllo.Nel gruppo dei 91 pazienti ricoverati per Covid, SARS-CoV-2 è stato rilevato sulla superficie oculare di 52 pazienti (57%). In 21 pazienti il virus si trovava solo in un occhio e non nell’altro.
Per ora i ricercatori non hanno elementi per sapere se il materiale oculare in cui il virus è presente sia o no infettivo. Ma come fa il virus a finire negli occhi?
«Potrebbero esserci molte spiegazioni diverse per la presenza del virus sulla superficie oculare, ma queste ragioni sono tutte speculative. Ad esempio, è possibile il contagio diretto dalle goccioline trasportate dall'aria da parte di persone infette, così come da particelle diffuse nell’atmosfera. È noto che il particolato atmosferico può veicolare molti contaminanti chimici e biologici, compresi i virus», scrivono i ricercatori.
Potrebbe darsi anche che il contagio avvenga strofinandosi gli occhi con la mano dopo avere toccato oggetti su cui si era depositato il virus. È infine possibile che il virus possa diffondersi nel fluido delle lacrime dalle ghiandole lacrimali a causa della viremia sistemica, come è stato dimostrato per l’HIV. Ma tra le teorie in ballo, quella del contagio diretto da droplets infette sembra la più probabile.
Una volta che il virus arriva agli occhi può diffondersi nell’organismo attraverso il dotto nasolacrimale che si congiunge alla faringe. Questo tipo di contagio può quindi avvenire anche quando si indossano le mascherine che coprono il naso e la bocca.
«Sebbene l'infettività del materiale virale rilevato nel presente studio sia sconosciuta, questi risultati vanno a sostegno dell'uso della protezione per gli occhi per le persone che lavorano in ambienti in cui l'infezione per via oculare è possibile. La protezione degli occhi probabilmente dovrebbe essere considerata se il materiale virale superasse determinati livelli, soprattutto in assenza di areazione o di sistemi interni progettati per ripulire l’aria», specificano i ricercatori. Finora i casi di tamponi congiuntivali positivi riportati in letteratura erano pochi. Gli scienziati italiani sospettano però che quei risultati possano essere attribuiti a lacunose procedure di raccolta e di esame dei campioni e che la presenza del virus negli occhi sia stata finora sottostimata.