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DidascaliaImmagine: Lisandro M. Enrique / Flickr [CC BY-NC-ND 2.0]
Una singola molecola del cervello, la neurotensina, “decide” se il ricordo è brutto o bello. Un gruppo di ricercatori del Salk Institute ha scoperto che questo singolo neurotrasmittitore è responsabile dell’associazione tra memoria ed emozioni. E così si spiega come mai alcune persone sono più incline a trattenere i ricordi spiacevoli piuttosto che quelli piacevoli. La scoperta, pubblicata su Nature, potrebbe aprire la strada a nuovi approcci terapeutici per la gestione dell’ansia, della depressione o del disturbo da stress post-traumatico.
«Sostanzialmente abbiamo ottenuto un controllo sul processo biologico fondamentale che stabilisce se il ricordo è bello o brutto. Questo processo è qualcosa che è fondamentale per la nostra esperienza di vita e l'idea che possa essere regolato da una singola molecola è incredibilmente emozionante», ha spiegato Kay Tye, professore al Laboratorio di neurobiologia dei sistemi di Salk e ricercatore dell'Howard Hughes Medical Institute.
I ricercatori avevano iniziato a interessarsi del processo di formazione della memoria e della valenza assegnata ai ricordi nel 2016 quando avevano scoperto che un gruppo di neuroni nella parte basolaterale dell’amigdala interveniva assegnando una valenza alle esperienze durante il processo di apprendimento. In particolare, un gruppo di neuroni si attivava quando l’esperienza era positiva e un altro gruppo di neuroni si attivava quando l’esperienza era negativa. Lo si era osservato in una serie di esperimenti sui topi. In base ai principi del cosiddetto “condizionamento operante” gli animali imparano ad associare uno stimolo a una risposta. Se lo stimolo (per esempio un suono) è seguito da un rinforzo positivo (un cibo di loro gradimento) gli animali saranno invogliati a ripetere quell’esperienza. In caso contrario, se lo stimolo è abbinato a un rinforzo negativo (un cibo dal sapore sgradevole), gli animali faranno di tutto per evitare l’esperienza.
I ricercatori hanno scoperto che nei due casi si attivano set di neuoroni differenti, che potrebbero essere definiti come neuroni dei bei o dei brutti ricordi. Questi neuroni hanno quindi un ruolo chiave nell’assegnare una valenza alle esperienze della vita.
«Avevamo scoperto i percorsi che come dei binari ferroviari conducono a una valenza positiva e negativa dell’esperienza, ma non sapevamo ancora quale segnale avesse il ruolo di manovrare i binari per decidere quale binario dovesse essere utilizzato in un dato momento» afferma Tye.
Nel nuovo studio, i ricercatori si sono concentrati sul ruolo della neurotensina, una molecola di segnalazione già nota per la sua capacità di regolare i neuroni dell’amigdala basolaterale. Utilizzando la tecnica CRISPR di editing genetico hanno rimosso selettivamente il gene per la neurotensina dalle cellule dei topi. Senza l’azione della molecola, i topi non riuscivano più ad assegnare una valenza positiva a un’esperienza e non imparavano ad associare lo stimolo al rinforzo positivo. L'assenza della neurotensina, al contrario, non comprometteva il ricordo negativo. Anzi, gli animali privati del neurotrasmettitore erano ancora più bravi ad associare il suono al rinforzo negativo e ad evitare l’esperienza spiacevole.
I risultati suggeriscono quindi che di default il cervello è programmato per preservare i brutti ricordi e non quelli belli. Il che, da un punto di vista evolutivo, è comprensibile: imparare ad evitare esperienze potenzialmente pericolose è utile a garantire la sopravvivenza.
In successivi esperimenti, Tye e il suo team hanno dimostrato che aumentando i livelli di neurotensina si favorisce l'apprendimento della ricompensa e si smorza la valenza negativa attribuita allo stimolo, a conferma del ruolo chiave della neurotensina nel mantenere i ricordi belli. I ricercatori immaginano di poter modulare i livelli di neurotensina nel cervello delle persone per trattare l'ansia o il disturbo da stress post-traumatico.
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