Il secondo cervello esiste davvero ed è più complesso di quanto si pensasse

La scoperta

Il secondo cervello esiste davvero ed è più complesso di quanto si pensasse

L’intestino è davvero un secondo cervello ed è anche più cervellotico di quanto si fosse immaginato. Ora si scopre che anche le cellule della glia hanno un ruolo attivo: modulano i segnali dei neuroni e incidono sui movimenti dell’intestino. Potrebbero diventare un target terapeutico

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Immagine: https://pixabay.com/nl/users/derneuemann-6406309/, CC0, via Wikimedia Commons
di redazione

Il secondo cervello esiste davvero ed è anche più “cervellotico” di quanto si pensasse. L’intestino potrebbe tranquillamente svolgere gran parte delle sue funzioni anche se fosse staccato dal sistema nervoso centrale. Perché possiede una gran quantità di cellule nervose (neuroni e cellule della glia), un numero simile a quello che si trova nel cervello di un gatto, che interagiscono tra loro in un fitto sistema di reti. 

I ricercatori dell’Università del Michigan hanno individuato il ruolo specifico dei neuroni e soprattutto delle cellule gliali nel sistema nervoso enterico, scoprendo come semplici sinapsi tra loro diano origine a circuiti complessi che favoriscono lo scambio di segnali. 

Il nuovo studio chiarisce le funzioni reciproche dei due tipi di cellule nervose, attribuendo alle cellule gliali un ruolo attivo che finora non gli era stato riconosciuto. 

La funzione dei neuroni è nota: questo tipo di cellule conduce i segnali elettrici del sistema nervoso. Le cellule gliali invece non hanno attività elettrica e il loro ruolo nel sistema nervoso è più difficile da decifrare. Finora ha prevalso il paradigma neurocentrico secondo il quale i neuroni sarebbero gli attori pr avrebbero un ruolo attivo e le cellule gliali fornirebbero un sostegno passivo ai neuroni. 

I ricercatori dell’Università del Michigan hanno dimostrato per la prima volta che le cellule della glia svolgono, anche loro, un ruolo attivo nel sistema nervoso enterico e influenzano i segnali che viaggiano nei circuiti neuronali. Questa interazione tra neuroni e cellule gliali incide sui circuiti neuro-motori dell’intestino. «Se si pensa a questo secondo cervello come a un computer, le cellule della glia sono i chip che lavorano in periferia. Sono una parte attiva della rete di segnalazione, ma non sono come i neuroni. Le cellule della glia modulano o modificano il segnale», spiegano i ricercatori. Nel linguaggio informatico, cioè, le glia sarebbero le porte logiche che incidono sulla traiettoria e sulla potenza del segnale ma non sono la fonte che lo produce. Se ci si sposta in ambito musicale, i neuroni sarebbero gli strumenti che generano le note e le cellule gliali gli amplificatori che ne modulano il tono e il volume. 

La scoperta del ruolo attivo delle cellule gliali, pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences, dimostra che l’intestino funziona in maniera ancora più complessa di quanto si pensasse. 

Sapere che il compito delle cellule della glia è quello di fare in modo che i segnali siano della giusta intensità e che non ci siano “stonature” nella loro trasmissione potrebbe aprire la strada allo sviluppo di nuovi trattamenti per malattie intestinali come la sindrome dell’intestino irritabile.  Le cellule della glia potrebbero diventare un target terapeutico per la loro capacità di garantire l’armonia all’interno dell’intestino. Le cellule gliali sono infatti coinvolte anche nei disturbi della motilità intestinale, come la pseudo-ostruzione intestinale cronica, caratterizzata da episodi ricorrenti di blocco intestinale simili a un'ostruzione meccanica.