I sistemi di sorveglianza per l’influenza avevano rilevato Covid in anticipo (ma non ce ne siamo accorti)

Lo studio

I sistemi di sorveglianza per l’influenza avevano rilevato Covid in anticipo (ma non ce ne siamo accorti)

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Immagine: Alberto Giuliani, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons
di redazione
In media 13,3 settimane prima dei picchi di Covid, il sistema di sorveglianza globale dell’influenza registrava un numero anomalo di casi simil-influenzali negativi al virus influenzale. Si trattava quasi certamente di casi di Covid. I sistemi di sorveglianza fanno da campanello di allarme

Le anomalie rilevate dal sistema globale di sorveglianza dell’influenza in 16 Paesi del mondo nel 2020 oggi, grazie al “senno del poi”, hanno una spiegazione. In media 13,3 settimane prima dei picchi di Covid-19 i centri di monitoraggio dell’influenza segnalavano un eccezionale numero di casi con sintomi simil-influenzali risultati negativi al virus dell’influenza. Non si può darlo per certo, ma è altamente probabile che molti di quei casi, se non tutti, fossero infezioni da Sars-Cov-2. 

È quanto suggerisce uno studio dell’Università di Washington pubblicato su PLOS Medicine che attribuisce ai sistemi di sorveglianza epidemiologica un ruolo chiave nella gestione delle malattie emergenti. I dati che si discostano notevolmente dalla media dei periodi precedenti possono essere campanelli di allarme precoci di epidemie non ancora riconosciute ufficialmente. 

Il Global Influenza Surveillance and Response System (GISRS), il sistema globale di sorveglianza e risposta all'influenza dell’Organizzazione Mondiale della Sanità,  è costituito da una rete di centri e laboratori in 123 Stati membri dell'OMS che raccolgono campioni per i test dell'influenza. Ogni anno, grazie a questo apparato, viene aggiornato il vaccino antinfluenzale stagionale in base ai ceppi in circolazione rilevati dai laboratori della rete.  I dati dei laboratori vengono condivisi sulla piattaforma FluNet che permette agli scienziati di tutto il mondo di seguire “in diretta” le  tendenze dell’influenza. 

Nel nuovo studio, un team di ricercatori guidati da Natalie Cobb dell’ Università di Washington ha raccolto i dati sulle infezioni simil-influenzali (influenza-like illness, ILI) con risultato negativo al test dell’influenza nel 2020 in 28 Paesi con un’elevata incidenza di Covid e li ha confrontati con quelli dei cinque anni precedenti. Scoprendo che in 16 Paesi, i valori anomali in questo set di dati hanno preceduto i primi picchi di Covid-19 in media di 13,3 settimane.

Le prime stranezze nel monitoraggio influenzale sono emerse nella settimana del 13 gennaio 2020 in Perù, Filippine, Polonia e Spagna. Poi è toccato a Stati Uniti e Regno Unito, dove i valori anomali nel set di dati sono spuntati nella settimana dal  9 marzo al 16 marzo 2020, tra le 4 e le 6 settimane precedenti al primo picco di Covid-19 riportato.

I ricercatori hanno il forte sospetto che quei casi insoliti di malattia simil-influenzali fossero casi non ancora rilevati di Covid. 

«I risultati evidenziano l'importanza di rafforzare le reti di sorveglianza di routine delle malattie per migliorare la capacità di identificare nuove malattie e guidare le risposte di salute pubblica su scala globale. 

Nel primo anno della pandemia di Covid-19, abbiamo riscontrato un aumento dei casi di malattie respiratorie non influenzali prima dei primi gravi focolai segnalati, suggerendo che il Covid-19 potrebbe essersi diffuso molto più velocemente di quanto inizialmente riportato a livello globale. Proponiamo di utilizzare il monitoraggio automatizzato delle malattie respiratorie nelle reti di sorveglianza esistenti per identificare nuovi focolai in tempo reale come un tipo di sistema di allerta precoce», dichiarano gli autori dello studio.