Sorpresa: a causare le infezioni ospedaliere potrebbero essere i batteri dormienti dei pazienti stessi
Colpo di scena: il colpevole è il personaggio meno sospettato. Succede nei migliori racconti gialli, ma è accaduto anche in uno studio della Washington University School of Medicine in St. Louis che ha ricostruito l’origine delle infezioni batteriche ospedaliere. A sorpresa si è scoperto che in alcuni casi i batteri responsabili delle infezioni contratte durante il ricovero provengono dal paziente stesso. I ricercatori hanno infatti osservato in esperimenti sui topi che gli interventi chirurgici o le procedure terapeutiche possono risvegliare microbi ospitati nell’organismo e rimasti silenti a lungo. In questi casi la colpa delle infezioni non può essere attribuita a leggerezze nell’applicazione dei protocolli di igiene: anche una strumentazione perfettamente sterile può scatenare l’attacco dei batteri dormienti. Si prenda il caso delle infezioni del tratto urinario: i cateteri sterili inseriti nella vescica attivano i batteri dormienti Acinetobacter baumannii (A. baumannii) rimasti a lungo nascosti nelle cellule della vescica e questi microbi, una volta emersi, proliferano causando le infezioni del tratto urinario.
Lo studio, pubblicato su Science Translational Medicine, suggerisce che uno screening accurato dei batteri occulti, conservati nei reservoir dell’organismo, in tutti i pazienti sottoposti a interventi chirurgici o ad altre procedure invasive possa ridurre significativamente il rischio di infezioni ospedaliere.
«Dopo aver sterilizzato l'intero ospedale potrebbero esserci ancora nuovi ceppi di A. baumannii che spuntano fuori. L’igiene non è sufficiente e nessuno sa davvero perché. Questo studio mostra che i pazienti potrebbero portare inconsapevolmente i batteri all'interno dell'ospedale e questo dato ha implicazioni importanti per il controllo delle infezioni. Se un paziente ha un intervento chirurgico pianificato e sta per essere cateterizzato, si potrebbe provare a valutare se è portatore di batteri e, in caso, curarlo prima dell'intervento. Potenzialmente, ciò ridurrebbe la possibilità di sviluppare una di queste infezioni potenzialmente letali», ha dichiarato Mario Feldman, professore di microbiologia molecolare, a capo dello studio.
A. baumannii è tra i batteri più pericolosi in ospedale, responsabile di molti casi di infezioni del tratto urinario nelle persone a cui è stato inserito un catetere, o di polmonite nei pazienti attaccati a un ventilatore, o ancora di infezioni del flusso sanguigno in persone con cateteri nelle vene. Alcuni ceppi di batteri A. baumannii sono resistenti a un'ampia gamma di antibiotici e provocano infezioni difficili da trattare che possono facilmente diventare mortali.
I ricercatori hanno indotto nei topi un’infezione del tratto urinario causata da A.baumannii dopo aver indebolito il loro sistema immunitario per mimare la condizione delle persone ospedalizzate. In condizioni di buona salute infatti i batteri vengono generalmente sconfitti dall’organismo. A distanza di due mesi dalla guarigione dall’infezione e dopo essersi accertati che nelle urine degli animali non ci fosse più traccia dei batteri, i ricercatori hanno inserito dei cateteri perfettamente sterilizzati nel tratto urinario.
Nel giro di sole 24 ore, circa la metà dei topi aveva sviluppato un’infezione causata da A. baumannii.
«I batteri devono essere rimasti lì, nascondendosi all'interno delle cellule della vescica fino all'introduzione del catetere. Il catetere induce l'infiammazione e l'infiammazione provoca l'attivazione del serbatoio scatenando l’infezione», spiega Feldman.
Ora gli scienziati intendono scoprire se altri pericolosi batteri ospedalieri, come Klebsiella pneumoniae possano comportarsi allo stesso modo, restando nascosti per poi riemergere in occasione di un intervento medico in ospedale.