Il trattamento con osimertinib ha ridotto di oltre la metà il rischio di morte nel tumore del polmone con mutazione EGFR in stadio precoce
Osimertinib ha prodotto un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante della sopravvivenza globale (OS) rispetto a placebo, nel trattamento adiuvante del carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) in stadio precoce che presenta mutazioni del recettore del fattore di crescita epidermico (EGFR), a seguito di resezione radicale.
Questo il principale risultato dello studio ADAURA su 682 pazienti reclutati in oltre venti Paesi, presentato domenica 4 giugno a Chicago al Congresso della Società americana di oncologia clinica (American Society of Clinical Oncology – ASCO) e pubblicato contemporaneamente sul New England Journal of Medicine.
Osimertinib, farmaco di AstraZeneca, ha ridotto il rischio di morte del 51% rispetto al placebo, sia nella popolazione dell’analisi primaria (stadio II-IIIA; maturità dati 21%) sia nella popolazione complessiva dello studio (Stadio IB-IIIA; maturità dati 18%).
Nella popolazione dell’analisi primaria, l’85% dei pazienti trattati con osimertinib è vivo a cinque anni rispetto al 73% dei pazienti trattati con placebo. Nella popolazione complessiva dello studio, l’88% dei pazienti trattati con osimertinib è vivo a cinque anni, rispetto al 78% di quelli trattati con placebo. La sopravvivenza globale mediana non è stata raggiunta sia nel braccio sperimentale sia nel gruppo di controllo. I pazienti trattati con placebo che hanno sviluppato malattia metastatica hanno avuto l’opportunità di ricevere osimertinib come trattamento successivo.
«Negli stadi precoci di malattia l’intento del trattamento è curativo» spiega Filippo de Marinis, direttore della Divisione di Oncologia toracica dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano e Principal Investigator dello studio ADAURA per l’Italia. «La tradizionale chemioterapia – prosegue - non riesce a impattare in maniera significativa sulla diminuzione del rischio di recidiva di malattia locale o a distanza in percentuali superiori al 5%. Questi nuovi risultati dello studio ADAURA dimostrano che quasi il 90% dei pazienti con tumore del polmone non a piccole cellule in stadio iniziale trattati con osimertinib è vivo a cinque anni, con una riduzione del rischio di morte del 51%. La rilevanza di questi dati è senza precedenti». Si tratta, precisa De Marinis, di «risultati ancora più importanti se consideriamo che, nella malattia operabile, la sopravvivenza a cinque anni diminuisce dal 73% nello stadio IB fino al 41% nel IIIA. Il beneficio di osimertinib si estende a tutti i sottogruppi di pazienti. Infatti negli stadi II-IIIA la sopravvivenza a cinque anni ha raggiunto l’85%».
Come ricorda Saverio Cinieri, presidente dell'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), circa il 30% dei pazienti colpiti dalla forma non a piccole cellule del carcinoma polmonare riceve una diagnosi di malattia «abbastanza precocemente da poter essere sottoposto a intervento chirurgico con intento radicale. Ciononostante, la recidiva è ancora frequente nel tumore agli stadi iniziali. Per questa ragione accogliamo positivamente i risultati dello studio ADAURA, a conferma ulteriore dei grandi progressi che sta compiendo la ricerca in oncologia».