Tumore del pancreas: ecco uno dei motori che lo fa crescere

Lo studio

Tumore del pancreas: ecco uno dei motori che lo fa crescere

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Immagine: Singh, Pankaj K; Tayao, Michael; Andrici, Juliana; Farzin, Mahtab; Clarkson, Adele; Sioson, Loretta; Watson, Nicole; Chua, Terence C; Sztynda, Tamara; Samra, Jaswinder S; Gill, Anthony J, CC BY 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/4.0>,
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Un nuovo sottogruppo di macrofagi, chiamati IL-1β+ TAM, stimola l’aggressività delle cellule tumorali nelle loro vicinanze. Bloccando questa interazione si potrebbe togliere benzina la tumore

A stimolare la crescita della forma più diffusa di tumore del pancreas - l'adenocarcinoma duttale - è l'interazone tra alcune cellule infiammatorie e le cellule tumorali. È quanto ha scoperto uno studio coordinato da ricercatori  dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano pubblicato su Nature

«L'adenocarcinoma duttale pancreatico) è una malattia letale con elevata resistenza alle terapie. Segnali infiammatori e immunomodulatori coesistono nel microambiente tumorale del pancreas, portando a processi di riparazione disregolati e risposte citotossiche», spiegano i ricercaotori. In questo contesto, i macrofagi associati al tumore, hanno un ruolo chiave. 

I macrofagi sono un tipo di cellule del sistema immunitario innato, che normalmente proteggono l’integrità dei tessuti e attivano rapide risposte contro agenti patogeni e altre minacce esterne. Nei tumori, tuttavia, le funzioni dei macrofagi sono profondamente riprogrammate, al punto che queste cellule sostengono la progressione della malattia anziché contrastarla.

Il gruppo di ricerca giudato da Renato Ostuni (Il primo sulla sinistra). Immagine: IRCCS Ospedale San Raffaele

I macrofagi associati al tumore (o TAM) sono bersagli importanti dell’immunoterapia, poiché un loro aumento è generalmente associato a resistenza ai trattamenti, a metastasi e a una minore sopravvivenza dei pazienti. Nel caso del tumore al pancreas, tuttavia, l’eterogeneità dei macrofagi associati al tumore e la complessità della loro interazione con il microambiente tumorale hanno reso difficile fino a oggi colpire queste cellule a scopo terapeutico.

«Oltre a essere caratterizzato da un sistema immunitario compromesso che limita l’efficacia anche delle più avanzate immunoterapie, il tumore del pancreas presenta una forte componente infiammatoria. Ciò è particolarmente rilevante poiché l’insorgenza di danni ai tessuti, e le risposte infiammatorie che ne conseguono, quali le pancreatiti, sono noti fattori di rischio per lo sviluppo neoplastico», spiega il coordinatore dello studio Renato Ostuni, responsabile del laboratorio di Genomica del Sistema Immunitario Innato all’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica (SR-Tiget) e professore associato all’Università Vita-Salute San Raffaele.

La ricerca, sostenuta da Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, dal Consiglio Europeo delle Ricerche (ERC) e dal Ministero della Salute, ha individuato un nuovo sottogruppo di macrofagi, chiamati IL-1β+ TAM, capaci di stimolare l’aggressività delle cellule tumorali nelle loro vicinanze. Più precisamente, tali macrofagi inducono una riprogrammazione infiammatoria e promuovono il rilascio di fattori che, a loro volta, favoriscono lo sviluppo e l’attivazione degli IL-1β+ TAM stessi.

«Si tratta di una sorta di un circolo vizioso autoalimentato. I macrofagi rendono le cellule tumorali più aggressive, e le cellule tumorali riprogrammano i macrofagi in grado di favorire l’infiammazione e la progressione della malattia», spiega Ostuni. Nello studio è stato anche scoperto che gli IL-1β+ TAM non sono distribuiti in modo casuale, ma sono localizzati in piccole nicchie vicino alle cellule tumorali infiammate. È proprio la vicinanza fisica tra macrofagi e cellule tumorali che potrebbe sostenere la progressione della malattia.

I risultati della ricerca suggeriscono una nuova strategia terapeutica: bloccando questa interazione si potrebbe contrastare l’insorgenza del tumore al pancreas in persone a rischio o si potrebbe potenziare le risposta all’immunoterapia in pazienti già colpiti da questo tipo di cancro.

«Abbiamo condotto esperimenti per studiare come interferire con questo circuito. I risultati, seppure ottenuti per ora in studi solo di laboratorio, sono incoraggianti. Questo approccio ha portato infatti a una riduzione dell’infiammazione e a un rallentamento della crescita del tumore del pancreas», concludono Nicoletta Caronni e Francesco Vittoria, tra gli autori principali dell’articolo.