Tumori del colon-retto: nasce la biobanca di organoidi più grande al mondo
Sono 128 i tumori del colon-retto metastatici “in miniatura”, fedeli agli “originali”, derivati da campioni di tessuto prelevati da pazienti oncologici e mantenuti in laboratorio dai ricercatori dell’Istituto Candiolo di Torino, guidati da Livio Trusolino e Andrea Bertotti, responsabili del Laboratorio di oncologia traslazionale.
Si tratta di una raccolta molto vasta, in grado di rispecchiare l’organizzazione e le modalità di differenziazione che il tessuto di origine ha in vivo, e va a formare XENTURION, la più grande biobanca al mondo di tumori al colon-retto “open science”, cioè messa liberamente a disposizione della comunità scientifica per la ricerca oncologica.
In uno studio appena pubblicato sulla rivista Nature Communications, i ricercatori dell’Irccs di Candiolo hanno dimostrato che i 128 tumoroidi di XENTURION mantengono un’ampia fedeltà molecolare con i rispettivi tumori dei pazienti.
Per farlo «abbiamo condotto analisi omiche multidimensionali, una serie di test che consentono di ottenere un ampio spettro di informazioni genetiche del tumore» racconta Elena Grassi, che ha coordinato le analisi molecolari. «A differenza delle attuali biobanche di tumoroidi, che contano qualche decina di campioni - precisa Trusolino - XENTURION riesce a rappresentare quasi tutta la diversità intertumorale presente nei pazienti su scala di popolazione. Inoltre, i tumoroidi di XENTURION sono stati generati da metastasi di malati oncologici che hanno alle spalle una lunga serie di trattamenti antitumorali e quindi i nostri modelli conservano nel loro Dna la storia clinica di chi ci dona il campione tumorale».
Gli studiosi hanno utilizzato sui loro modelli un trattamento standard per il tumore del colon-retto, l’anticorpo mirato alla proteina EGFR, cetuximab. «I tumoroidi hanno dimostrato una sensibilità variabile al farmaco in modo coerente con i biomarcatori di risposta clinica» sottolinea Bertotti, e i modelli «hanno rispecchiato in tutto e per tutto la diversità di risposta dei tumori del colon-retto nei pazienti, dai casi di tumore responsivi a quelli “non responder”»
I ricercatori hanno quindi cercato e individuato i segnali adattivi che il tumore elabora per difendersi dall’aggressione del farmaco e ridurne l’effetto antiproliferativo. «Una volta inibiti alcuni di questi segnali abbiamo aumentato la profondità della risposta del tumore al cetuximab» spiega Simonetta Leto, che ha curato la caratterizzazione biologica dei tumoroidi. «Questo significa – sottolinea - che la nostra piattaforma XENTURION è in grado di aprire percorsi nuovi per la ricerca preclinica a livello molecolare».
Nei prossimi mesi l’Istituto «formalizzerà il passaggio di XENTURION da piattaforma sperimentale a biobanca» annuncia il direttore scientifico Anna Sapino, con l'ambizione, conclude il direttore generale, Salvatore Nieddu, di «offrire una risorsa unica per numeri, qualità dell’annotazione clinica e molecolare e fedeltà dei modelli ai tumori originali dei pazienti donatori».