L’Ue bacchetta l’Italia: la legge sulla sperimentazione animale è troppo restrittiva

Bocciatura annunciata

L’Ue bacchetta l’Italia: la legge sulla sperimentazione animale è troppo restrittiva

di redazione
Nessuna sorpresa. Gli scienziati lo denunciavano da tempo: la nostra normativa impone ai ricercatori limiti maggiori sull’utilizzo di animali rispetto alla legislazione europea. Ora vanno tolti i paletti

Inevitabile e prevedibile. Così all’Associazione Luca Coscioni hanno commentato la notizia della procedura di infrazione da parte della Commissione Europea nei confronti dell'Italia sulla sperimentazione animale. E in una breve dichiarazione firmata da Filomena Gallo, Gilberto Corbellini, Michele De Luca, Giulio Cossu e Marco Cappato viene spiegato perché il provvedimento non ha sorpreso nessuno: «i limiti della normativa italiana sono più restrittivi di quelli fissati della direttiva Ue in materia». Molto semplicemente, è accaduto quello che molti scienziati e alcuni politici si aspettavano accadesse già da tempo. Il decreto legislativo 26/ 2014 infatti impone ai ricercatori italiani restrizioni sull’utilizzo degli animali maggiori rispetto a quanto prevede la direttiva  europea 2010/63/UE. 

«È il logico epilogo - dice Filomena Gallo dell’Associazione Luca Coscioni - di un percorso caratterizzato e animato da un ambientalismo demagogico che ha condizionato e condiziona il legislatore italiano». 

Italia condannata dai vincoli sulla sperimentazione animale

Research4Life invita a un cambio nella legge sulla sperimentazione animaleA rileggerle adesso, le parole che da più di un anno campeggiano sulla home page di Reserach4Life, la piattaforma che rappresenta la voce della ricerca biomedica italiana, suonano profetiche: «Il Dlgs 26/2014 rappresenta un potenziale grave danno alla ricerca italiana, che tanto dipende dalla sperimentazione animale. Le sue disposizioni rischiano infatti di minare la formazione dei nostri ricercatori e di compromettere la possibilità dell’Italia di competere nei consessi scientifici internazionali, condannando la ricerca italiana all’emarginazione e all’arretratezza. Il Dlgs, in sostanza, pone l’Italia in una posizione di svantaggio competitivo rispetto ad altri Paesi europei che hanno correttamente recepito la Direttiva 2010/63/UE». 

E ora l’Italia dovrà rimettere mano alla legge, correggere i punti critici per allinearsi alle linee guida europee. Il che significa demolire uno dopo l’altro i paletti che, come dicono gli scienziati, legano le mani ai ricercatori italiani.  In particolare: divieto di allevare cani, gatti e primati a fine di sperimentazione, limitazioni per sperimentare alcol, droghe e tabacco, impossibilità di riutilizzare un animale già usato per sperimentazioni gravi, il divieto di esperimenti e procedure che non prevedono anestesia o analgesia. 

«Non posso che esprimere la speranza che l'Italia si adegui finalmente alle regole europee - ha dichiarato Emilia Grazia De Biasi presidente della Commissione Sanità del Senato, al meeting sugli Stati generali della ricerca sanitaria - poiché la moratoria in atto non ha riscontro in nessun paese d'Europa. Mi auguro che la risposta alla procedura di infrazione della Ue arrivi rapidamente e così riconosca il giusto ruolo alla ricerca e ai ricercatori italiani fin troppo penalizzati da regole che non hanno più senso».