L’uomo ha rischiato l’estinzione: salvi grazie a un migliaio di antenati che hanno superato un "collo di bottiglia" evolutivo
Un team di scienziati di Italia, Cina e USA ha svelato il mistero della carenza di fossili umani tra 930mila e 813mila anni fa. I resti mancano perché gli individui in circolazione all’epoca erano pochissimi, poco più di un migliaio. A loro però si deve la sopravvivenza della nostra specie
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L’uomo moderno è stato a un passo dall’estinzione. E se oggi è ancora qui e ha l’aspetto che ha lo deve a un migliaio di individui, approssimativamente 1.280, che per circa 117mila anni, tra 930.000 e 813.000 anni fa, hanno garantito la sopravvivenza di una popolazione di nostri antenati assicurando così l’evoluzione della nostra specie. Una nuova tecnologia di indagine genetica chiamata FitCoal (fast infinitesimal time coalescent process) ha permesso a un team di ricercatori di Italia, Cina e Stati Uniti di ricostruire un capitolo cruciale della storia dell’umanità caratterizzato da un prolungato e rigido “collo di bottiglia”. Il fenomeno, che rappresenta un tipo particolare di deriva genetica, può verificarsi in tutte le specie viventi: una popolazione viene ridotta al lumicino da eventi atipici e improvvisi, gli individui che sopravvivono trasmettono alla prole un corredo genetico limitato provocando così la riduzione della variabilità genetica e aumentando il rischio di estinzione.
Nel caso in questione è probabile che il collo di bottiglia del Paleolitico sia stato innescato da eventi climatici estremi, come la glaciazione accompagnata dalla siccità e dalla perdita di specie animali usate come fonti di cibo.
La drastica riduzione della popolazione che ne è conseguita spiegherebbe come mai mancano nelle collezioni dei paleontologi fossili umani originari dell’Africa e dell’Eurasia risalenti a quel periodo.
La nuova metodologia di indagine ha permesso agli scienziati di risalire alla situazione demografica del lontano passato basandosi sulle sequenze genomiche moderne di 3.154 individui. I risultati, pubblicati su Science, hanno dimostrato che le popolazioni dei primi antenati dell’uomo moderno hanno subito ingenti perdite di vite umane che hanno causato una drastica perdita della diversità genetica.
«La lacuna nei reperti fossili africani ed eurasiatici può essere spiegata da questo collo di bottiglia nella prima età della pietra che anche in ordine cronologico coincide con il periodo di tempo corrispondente alla significativa mancanza di testimonianze fossili», afferma Giorgio Manzi, antropologo dell’Università La Sapienza di Roma, autore senior dello studio.
Secondo le stime dei ricercatori il 65,85 per cento dell’attuale diversità genetica potrebbe essere andato perduto a causa del collo di bottiglia risalente al Pleistocene inferiore e medio. L’umanità moderna come appare oggi è stata seriamente minacciata dalla prolungata carenza di individui con possibilità di riprodursi.
«La nuova scoperta apre un nuovo campo nell’evoluzione umana perché apre molte questioni. Non si sa in quali luoghi vivevano questi individui, come hanno superato i catastrofici cambiamenti climatici e se la selezione naturale durante il collo di bottiglia abbia accelerato l’evoluzione del cervello umano», afferma Yi-Hsuan Pan, esperto di genomica evolutiva e funzionale presso la East China Normal University (ECNU), autore senior dello studio.
I ricercatori ipotizzano che il controllo del fuoco, così come il cambiamento del clima diventato più ospitale per la vita umana, potrebbero aver contribuito a un rapido aumento della popolazione a partire da 813.000 anni fa.
«Questi risultati sono solo l’inizio. Con queste conoscenze possiamo sperare in futuro di dipingere un quadro più completo dell’evoluzione umana durante questo periodo di transizione dal Pleistocene inferiore al medio, che a sua volta continuerà a svelare nuovi dettagli del grande mistero che è la comparsa e l’evoluzione umana primitiva», afferma LI Haipeng, teorico genetista della popolazione e biologo computazionale presso l'Istituto di nutrizione e salute di Shanghai, Accademia cinese delle scienze (SINH-CAS), autore senior dello studio.