È vero, la vita potrebbe scorrere davanti agli occhi quando si muore

Lo studio

È vero, la vita potrebbe scorrere davanti agli occhi quando si muore

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Immagine: Photo by Adrien Olichon via Pexels.com
di redazione
Dura poco, qualche secondo, forse ore, ma c’è vita dopo la morte. Quando il cuore smette di battere, il cervello si riattiva per pochi attimi, giusto il tempo di recuperare i ricordi del passato e farli scorrere davanti agli occhi. È il colpo di coda dell’attività conscia descritto su Pnas

C’è vita dopo la morte. Ma quella di cui si parla in uno studio su Proceedings of the National Academy of Sciences dura pochi secondi, forse minuti, al massimo ore, non certo un’eternità. Momenti in cui il cervello ha una intensa attività e che potrebbero spiegare le cosiddette esperienze pre-morte riferite da chi è stato sul punto di morire e poi è sopravvissuto. Le testimonianze si somigliano tutte: la vita scorre davanti agli occhi e ripropone uno dopo l’altro i momenti più significativi del passato; c'è chi osserva il proprio corpo dall'esterno assistendo addirittura all'intervento dei soccorritori; c'è poi chi riferisce di attraversale un tunnel buio in fondo al quale si intravede una luce o chi ricorda di aver incontarto persone defunte o esseri avvolti di luce. 

Un gruppo di ricercatori dell’Università del Michigan ha monitorato il cervello di quattro pazienti che stavano per morire osservando improvvise “scintille” di attività dopo che il cuore aveva smesso di battere. C’è come un passaggio di consegne nell’atto finale della vita: il cuore si ferma, il cervello “rinasce” e mette in moto i neuroni, torna cioè in funzione. 

Tutte e quattro le persone coinvolte nello studio erano in coma e venivano tenute in vita artificialmente mentre il loro cervello veniva controllato con l’elettroencefalogramma.  Nessuno dei pazienti aveva possibilità di sopravvivere. Il monitoraggio cerebrale è proseguito durante tutte le tappe del fine vita, da quando è stato rimosso il ventilatore, alla registrazione dell’ultimo battito cardiaco, alla morte cerebrale. 

Alcuni secondi dopo la rimozione del ventilatore, il cervello di due pazienti si era riacceso mostrando una improvvisa attività neuronale ad alta frequenza (onde gamma) non appena il cuore aveva smesso di battere. 

L’attività cerebrale osservata post-mortem è la stessa che interviene nelle persone in vita quando vengono richiamati i ricordi. Per questa ragione, dicono i ricercatori, è plausibile ipotizzare che la storia della vita che scorre davanti agli occhi al momento della morte sia vera.  

I ricercatori hanno anche osservato un aumento dell'attività elettrica dopo la morte in una regione del cervello chiamata giunzione temporoparietale, che si ritiene sia coinvolta nella coscienza e che si attivi durante i sogni, le convulsioni e le allucinazioni extracorporee. 

È possible che la riattivazione del cervello faccia parte di un meccanismo di sopravvivenza che interviene nel momento in cui l’organo viene privato dell’ossigeno. 

Non è la prima volta che vengono raccolte prove di una attività conscia successiva alla morte accertata e certificata nel momento in cui il cuore si ferma in maniera irreversibile. 

Uno studio del 2013 condotto all’Università del Michigan da alcuni ricercatori che hanno firmato anche l’ultima ricerca, aveva dimostrato sui topi la presenza di attività cerebrale fino a 30 secondi dopo l’arresto cardiaco definitivo. 

«Sono rimasto scioccato nel rendermi conto che non sappiamo quasi nulla sull'attività cerebrale durante il processo di morte», ha dichiarato  Jimo Borjigin che ha partecipato a entrambi gli studi.