L’altra faccia della pandemia: molti teenager durante il lockdown sono stati vittime di abusi fisici e psicologici in famiglia
Il problema non è stato solo dover rinunciare alla socialità. Il problema è stato dover stare in casa quando in casa succedeva di tutto. Tanti teenager sono stati vittime di violenze psicologiche o fisiche da parte dei genitori. L’indagine negli Usa mostra quanto sia rischioso chiudere le scuole
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Tutto quel tempo passato in casa, senza andare a scuola, senza lo sport, senza gli amici, non ha certo fatto bene ai ragazzi. Per molti di loro il problema però non è stato solo l’isolamento imposto dalla pandemia, la rinuncia alla vita sociale. Il problema è stato dover restare in casa quando in casa succedeva di tutto: litigi, urla, stress, violenza fisica ed emotiva.
Secondo un’indagine dei Centers for Disease Control and Prevention statunitensi per molti teenager le mura domestiche durante i lockdown non sono state affatto un luogo sicuro.
La ricerca condotta nei primi sei mesi del 2021 ha coinvolto 7.705 studenti delle scuole superiori. Il 44 per cento dei partecipanti ha dichiarato di essersi sentito triste, demotivato, senza speranza tanto da non riuscire più a svolgere le normali attività della vita quotidiana. Il 20 per cento ha affermato di aver pensato al suicidio e il 9 per cento ha detto di aver tentato di togliersi la vita. Il 55,1 per cento dei ragazzi intervistati ha dichiarato di aver subito abusi psicologici da parte di un genitore, l’11,3 per cento ha affermato di essere stato vittima di violenza fisica.
Rientrano negli abusi psicologici o nella violenza emotiva, le imprecazioni, gli insulti, le umiliazioni, i giudizi svalutanti, le parole o gli sguardi di disapprovazione e tutti quei comportamenti dei genitori che fanno sentire i figli sbagliati, non all’altezza delle aspettative.
Per abuso fisico si intendono gli schiaffi, i calci, le botte ecc…
La stessa indagine condotta nel 2013 aveva dato risultati molto diversi. In epoca pre-pandemica la percentuale di ragazzi tra i 14 e i 17 anni che si considerava vittima di violenza emotiva era il 13, 9 per cento (in confronto al 55,1 per cento del periodo pandemico) e quella degli adolescenti che dichiarava di aver subito atti di violenza fisica era del 5,5 per cento (contro l’11,3 per cento).
Ma oltre agli abusi psicologi e fisici, i ragazzi costretti a stare tutto il giorno in famiglia sono stati esposti ad altri fattori di stress. Il 29 per cento degli intervistati è stato testimone del dramma della perdita del lavoro da parte di qualche membro della famiglia e il 24 per cento ha dichiarato di aver provato sentimenti di rabbia.
I risultati dell’indagine sono in linea con i dati sanitari negli Stati Uniti , secondo i quali le visite al pronto soccorso per disturbi mentali durante il lockdown sono aumentate del 51 per cento per le ragazze e del 4 per cento per i ragazzi. Secondo un rapporto dei Cdc diffuso lo scorso febbraio, durante la pandemia i ricoveri di ragazze per disturbi alimentari sono raddoppiati rispetto al periodo precedente.
Tutto ciò, affermano gli esperti dei Cdc, dimostra il ruolo protettivo della scuola nella vita dei giovani, in particolare per quelli più fragili alle prese con il razzismo o l'identità di genere. «Le scuole aiutano a identificare e affrontare i problemi dei giovani che potrebbero subire abusi in casa. Questi dati confermano davvero che siamo di fronte a una grave crisi in termini di salute mentale tra i giovani, in particolare tra le studentesse e tra le studentesse che si identificano come lesbiche, gay o bisessuali», ha affermato Kathleen Ethier, a capo del programma per la scuola e l’adolescenza dei Cdc.
Dall’indagine dei Cdc emerge che la salute mentale dei ragazzi che avevano un forte senso di appartenenza alla comunità scolastica, anche durante il periodo della didattica a distanza, era migliore rispetto a quella dei coetanei meno inseriti nel contesto scolastico.