Aumentano le diagnosi cancro tra gli under 50: in 30 anni i nuovi casi “precoci” sono cresciuti del 79%

Lo studio

Aumentano le diagnosi cancro tra gli under 50: in 30 anni i nuovi casi “precoci” sono cresciuti del 79%

Un nuovo studio mette in discussione la tradizionale definizione di categoria a rischio: il cancro colpisce sempre di più anche gli under 50. I casi a esordio precoce sono aumentati del 79% negli ultimi 30 anni in tutto il mondo. La crescita più rapida per cancro alla gola e alla prostata

Bern,_Switzerland_(Unsplash_ABGaVhJxwDQ).jpg

Immagine: Timon Studler derstudi, CC0, via Wikimedia Commons
di redazione

“A esordio precoce”. Rientrano in questa categoria le malattie che compaiono prima “del previsto”, ossia in anticipo rispetto all’età in cui generalmente si sviluppano. Nel caso dei tumori la definizione riguarda le diagnosi che arrivano prima dei 50 anni perché generalmente ad ammalarsi di cancro sono le persone dai 50 anni in su. E gli epidemiologi utilizzano il termine “generalmente” per indicare, con una certa sicurezza, la fascia di popolazione a maggiore rischio. Ebbene, i risultati di un nuovo studio pubblicato su BMJ Oncology sembrerebbero dimostrare che quella generalizzazione considerata valida finora non è più così ovvia. I casi di cancro a esordio precoce sono aumentati del 79 per cento negli ultimi trent’anni (1990-2019) in tutto il mondo e la crescente incidenza dei tumori tra gli under 50 comincia a fare vacillare le certezze sulle fasce più a rischio. Più di 1 milione (1,06) di persone sotto i 50 anni sono morte di cancro nel 2019, con un aumento di poco meno del 28 per cento rispetto al 1990. Di questo passo, i ricercatori stimano che il numero globale di nuovi casi di cancro ad esordio precoce e di decessi associati aumenterà rispettivamente di un ulteriore 31 e 21 per cento nel 2030, con i quarantenni a essere i più colpiti. 

Il tipo di cancro a esordio precoce più frequente nella fascia under 50 nel 2019 è stato il tumore al seno. Ma la crescita più rapida dei nuovi casi, a partire dal 1990, ha riguardato i tumori della gola e della prostata. La maggiore mortalità è data da tumori del seno, dei polmoni, dell’intestino e dello stomaco.

I ricercatori hanno analizzato i dati riferiti al 2019 del Global Burden of Disease, la periodica indagine dell’Institute for Health Metrics and Evaluation sull’impatto delle malattie nel mondo, concentrandosi su  29 tipi di tumori in 204 Paesi. 

La ricerca si è basata su alcuni parametri chiave, indicativi della diffusione e della gravità dei tumori nelle diverse fasce di età: l’incidenza (nuovi casi), i decessi, le conseguenze sulla salute (anni di vita corretti per la disabilità o DALY) e i fattori di rischio per le persone di età compresa tra 14 e 49 anni per stimare la variazione percentuale annuale tra il 1990 e il 2019.

I numeri parlano da soli. Nel 2019 le nuove diagnosi di cancro tra gli under 50 sono state complessivamente 1,82 milioni, il 79 per cento in più rispetto al 1990. Il tipo di tumore più frequente nella popolazione mondiale è stato il cancro al seno (13,7 su 10.000), responsabile anche del maggior numero di decessi (3,5 su 100.000). 

Ma l’aumento più rapido di nuove diagnosi in età giovanile negli ultimi trent’anni si è registrato per i tumori della trachea e della prostata con variazioni percentuali annuali stimate rispettivamente del 2,28  e del 2,23 per cento. Il trend opposto è stato osservato per il cancro al fegato a esordio precoce: i nuovi casi sono diminuiti di circa il 2,88 per cento ogni anno.

Le aree geografiche con i tassi più elevati di tumori ad esordio precoce nel 2019 sono il Nord America, l’Australasia e l’ Europa occidentale. Ma sono stati colpiti anche i Paesi a reddito medio-basso, con i tassi di mortalità più alti tra gli under 50 registrati in Oceania, Europa orientale e Asia centrale.

L’aumento dei nuovi casi di tumore tra gli under 50 può essere in parte attribuito, affermano gli autori dello studio, ai ben noti fattori di rischio: diete ricche di carne rossa e sale e povere di frutta e verdura, eccessivo consumo di alcool, fumo, sedentarietà, sovrappeso, elevati livelli di zucchero nel sangue. 

Non si può escludere che in parte il fenomeno sia dovuto a un qumento degli screening e delle diagnosi. 

«La piena comprensione delle ragioni che guidano le tendenze osservate rimane sfuggente, anche se i fattori legati allo stile di vita probabilmente contribuiscono e si stanno esplorando nuove aree di ricerca come l’uso di antibiotici, il microbioma intestinale, l’inquinamento dell’aria esterna e le esposizioni nei primi anni di vita», commentano i ricercatori della Queen's University di Belfast in un editoriale collegato.