Bambini stranieri, disuguali tra disuguali
In Italia è straniero circa un minorenne su dieci. Al Congresso della Società italiana di pediatria (Sip, a Torino dal 25 al 28 ottobre) un focus mette in luce la particolare condizione di fragilità e di marginalità di una popolazione che in termini numerici è tutt’altro che “marginale”.
I dati dell’Istat (Rapporto annuale 2022) dicono che le persone da zero a 18 anni con background straniero sono in totale 1 milione e 300 mila, delle quali circa un milione minorenni nati in Italia da genitori stranieri (le cosiddette “seconde generazioni”). I figli nati da genitori migranti hanno rappresentato il 15% dei 393 mila nati nel nostro Paese. A questi si sommano i minori stranieri giunti nel nostro Paese per ricongiungimento familiare e quelli non accompagnati fuggiti da Paesi colpiti da guerre e persecuzioni.
Le diseguaglianze iniziano ancor prima della nascita. Barriere linguistiche e sociali influenzano il comportamento delle donne in gravidanza. La scarsa conoscenza dei percorsi sanitari sembra tradursi in maggiori rischi per la salute della mamma e del neonato, con più nascite pretermine, infezioni, malformazioni, asfissia, distress respiratorio. La mortalità neonatale nei nati di madri straniere è di 2,5 ogni mille nati vivi, contro l'1,6 nati vivi da madri italiane; quella infantile è del 3,7 per mille contro il 2,3. D’altra parte, ben il 12,5% delle donne straniere incinte effettua il primo controllo ginecologico dopo l’undicesima settimana di gestazione contro il 2,2% delle italiane.
Sovrappeso, obesità e diabete. «Abbiamo osservato nei bambini stranieri in età scolare e negli adolescenti un aumento del tasso di obesità e sovrappeso, passato dall’1% di dieci anni fa a oltre il 10% e si stanno avvicinando a quelli preoccupanti dei bambini italiani» racconta Gianni Bona, fondatore del Gruppo di lavoro nazionale sul bambino migrante (Glnbm) della Sip. «Questi bambini – precisa - tendono infatti ad assumere le abitudini alimentari dei loro coetanei seguendo una dieta ricca di zuccheri e grassi». Una seconda condizione emergente riguarda il diabete giovanile di tipo 1 che, soprattutto nei bambini appartenenti in alcune etnie e giunti nel nostro Paese dopo la nascita, ha una prevalenza di dieci volte maggiore rispetto ai coetanei italiani e un’insorgenza più precoce. Un’altra frequente condizione, in particolare tra le bambine adottate all’estero, è la pubertà precoce, diretta conseguenza del rapido mutamento dell’ambiente e delle condizioni di vita, responsabile di un’accelerazione dei fenomeni di crescita e sviluppo puberale. «Un aspetto particolare riguarda il deficit di vitamina D, che si osserva non di rado anche nei migranti nati nel nostro Paese, allattati al seno, specie se di pelle scura, per la tendenza delle madri a non esporli alla luce solare e a coprirli eccessivamente» aggiunge Bona.
La salute psichica e la violenza: bambine e ragazze più a rischio. La percentuale di minori stranieri in carico ai servizi per maltrattamento è tre volte maggiore rispetto a quella rilevata nella popolazione minorile. Per molti di loro la migrazione è subita adeguandosi al progetto della famiglia e in questi contesti possono nascere conflittualità che possono tracimare in violenza soprattutto a danno delle donne. Essere bambine e ragazze di famiglie migranti, prive di risorse e in condizioni di irregolarità e inserite in contesti di marginalità è una zavorra pesante sulla strada dell’autodeterminazione e sicuramente un fattore di rischio per l’esposizione a violenza diretta o assistita. A ciò si aggiungono i matrimoni forzati e le mutilazioni genitali femminili. Secondo dati del Glnbm circa duemila ragazze nate nel nostro Paese sono costrette a sposarsi ogni anno nello Stato di origine, in molti casi per matrimoni precoci e forzati. In Italia si calcola inoltre che su una popolazione totale di 76.040 ragazze di età compresa tra zero e 18 anni provenienti da Paese a tradizione escissoria dal 15 al 24% siano a rischio di essere sottoposte a mutilazioni genitali femminili.