Covid-19. I sindacati del Servizio sanitario nazionale: no all'allentamento prematuro delle restrizioni
Il sovraccarico di tutto il sistema ospedaliero insieme alla ancora forte circolazione del virus e la persistente alta mortalità «impongono molta cautela nell’allentare le misure restrittive della movimentazione sociale», anche se i dati delle ultime settimane mostrano progressivi segnali di rallentamento della crescita dei contagi da Sars-CoV-2.L'avvertimento viene dall'Intersindacale dei dirigenti medici, sanitari e amministrativi del Servizio sanitario nazionale, che ricorda come questo si trovi ancora ad affrontare «criticità di ogni tipo dovute al sovraffollamento degli ospedali», con la terza ondata che interessa anche aree precedentemente risparmiate, come dimostra il caso della Sardegna.
Pertanto, in una nota i sindacati ribadiscono che «ogni prematuro allentamento delle restrizioni potrebbe mettere a rischio» sia la vita dei pazienti con Covid-19, «costringendo per carenza di posti letto gli operatori a scelte strazianti sotto il profilo etico», sia la salute dei pazienti con altre malattie, «la cui prevenzione e cura rischia di essere ancora una volta sacrificata a causa della sottovalutazione del rischio».
Per la terza volta, sottolineano i sindacati, gli operatori sanitari sono costretti «a ulteriori sacrifici, anche a rischio della salute personale, oltre che ad affrontare una situazione di costante super lavoro fisico e psichico che sta fiaccando le loro resistenze».
Un allentamento delle restrizioni, proseguono i sindacati, sarà possibile solo quando i contagi scenderanno sotto i 5 mila al giorno, si manterrà una larga capacità di testing, si riprenderà il contact tracing per il controllo della diffusione dell’epidemia, i ricoveri in area Covid medica e intensiva resteranno largamente al di sotto delle soglie critiche cioè, rispettivamente 40% e 30%, e la vaccinazione dovrà essere completata almeno per le persone fragili e gli ultra sessantenni.
Alla politica, i sindacati chiedono dunque di ascoltare «le decine e decine di migliaia di colleghi che da 13 mesi lavorano senza tregua nell’emergenza territoriale e negli ospedali, e che non nascondono la loro perplessità e amarezza per il dibattito in corso su riaperture che, sotto le pur comprensibili esigenze economiche e sociali, celano una non corretta valutazione del rischio di un prolungamento della pandemia e di una persistente elevata mortalità tra i cittadini non ancora protetti con la vaccinazione. Senza una soluzione duratura della crisi sanitaria – avverte infine l'Intersindacale - non vi potrà essere una ripresa economica né un ritorno in sicurezza alle normali relazioni sociali».