Covid: una distribuzione equa dei vaccini avrebbe salvato un milione di vite in più

Il calcolo

Covid: una distribuzione equa dei vaccini avrebbe salvato un milione di vite in più

Se i primi vaccini anti Covid fossero stati distribuiti in base alla necessità e non in base all’offerta economica degli acquirenti, ci sarebbe stato un milione di morti in meno. La stima si basa su un modello matematico

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Immagine: World Health Organization, CC BY-SA 3.0 IGO, CC BY-SA 3.0 IGO <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/igo/deed.en>, via Wikimedia Commons
di redazione

Era prevedibile: la distribuzione a senso unico dei primi vaccini anti-Covid, con i Paesi ricchi che hanno accumulato scorte in eccesso e i Paesi poveri che hanno avuto poco o niente, ha avuto pesanti conseguenze. Un milione di vite perse è il bilancio di quel fenomeno incontrollato, molto criticato ma poco o per nulla ostacolato, che è esploso immediatamente dopo l’approvazione dei primi vaccini e che è stato definito “vaccinazionalismo”. Molto banalmente: ogni Paese ha pensato per sé, i Paesi ricchi si sono assicurati dosi che andavano ben oltre il loro reale bisogno lasciando per molto tempo i Paesi poveri senza la possibilità di proteggersi. 

Il calcolo delle vite che si sarebbero potute salvare nei Paesi a basso e medio reddito se l’accesso ai vaccini fosse stato più equo si basa su un modello matematico che tiene conto dei dati di 152 Paesi. 

Lo stesso modello suggerisce che se, oltre ad assicurare più vaccini ai Paesi poveri, fossero state adottate nell’immediato, ovunque, le misure di mitigazione per limitare la circolazione del virus (mascherine, distanziamento ecc..), si sarebbero potute salvare fino a 3,8 milioni di vite.

Entro la fine del 2021, quasi la metà della popolazione mondiale aveva ricevuto due dosi di un vaccino contro il Covid-19. Ma la metà vaccinata stava solo da una parte: i tassi di vaccinazione erano del 75 per cento nei Paesi ad alto reddito, ma meno del 2 per cento in alcuni Paesi a basso reddito. Le campagne vaccinali nel mondo hanno proceduto a doppia velocità. Mentre i Paesi ricchi vaccinavano i bambini, gli ultimi nella lista delle priorità, i Paesi poveri cominciavano a vaccinare le persone più a rischio, anziani e fragili, sapendo però di dover fare una selezione ancora più ristretta perché i vaccini non bastavano per coprire i bisogni dell’intera categoria. 

Il modello matematico messo a punto dai ricercatori dell'Università di Warwick a Coventry, nel Regno Unito, e descritto su Nature Medicine si è basato sui dati dell’eccesso di mortalità e sulla disponibilità di vaccini in 152 Paesi di differente reddito. È stato preso in considerazione l'impatto della vaccinazione sia sulla diffusione di Sars-CoV-2 sia sulla gravità di Covid-19.

Gli scienziati hanno così scoperto cosa sarebbe successo se i vaccini fossero stati distribuiti in base alle necessità e non consegnati al migliore acquirente. Una copertura vaccinale più equa avrebbe potuto prevenire 1,3 milioni di decessi in tutto il mondo. Più del doppio del numero di decessi sarebbe stato evitato se i Paesi a reddito più elevato avessero adottato anche altre misure per ridurre la trasmissione.

I risultati sono in linea con quelli di uno studio precedente degli stessi autori secondo il quale il 45 per cento dei decessi per Covid-19 nei Paesi a basso reddito avrebbe potuto essere evitato se si fosse raggiunta una copertura vaccinale del 20 per cento entro la fine del 2021, un obiettivo fissato dalla campagna globale COVAX2 per un accesso equo ai vaccini. 

Secondo i ricercatori una distribuzione più omogenea dei vaccini avrebbe anche anche rallentato l'emergere di nuove varianti.