Covid nel mondo: continuano a calare nuovi contagi e nuovi decessi

Il rapporto 

Covid nel mondo: continuano a calare nuovi contagi e nuovi decessi

Prosegue l'andamento in discesa della pandemia. Dal 2 all’8 maggio, anche se in alcuni Paesi, come gli Stati Uniti, si registra un aumento dei contagi rispetto alla settimana precedente, nel mondo i nuovi casi e i nuovi decessi sono diminuiti del 12% e 25%

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Immagine: Présidence de la République du Bénin [CC BY-NC-ND 2.0]
di redazione

Prosegue l’andamento in discesa della pandemia iniziato alla fine di marzo: tra il 2 e l’8 maggio, i nuovi casi settimanali di Covid sono diminuiti del 12 per cento rispetto alla settimana precedente e il numero dei nuovi decessi è sceso del 25 per cento. Questo è quello che accade nel mondo in generale con l’eccezione di due macroaree, la regione delle Americhe e l’Africa, dove si è registrato un aumento dei nuovi contagi rispettivamente del 14 e del 12 per cento. 

Come di consueto, il bollettino dell’Oms, giunto alla 91esima edizione, segnala i Paesi in cui Covid circola di più. Il maggior numero dei nuovi casi settimanali è stato registrato negli Stati Uniti (451.414 nuovi casi, +19%), seguiti dall’Australia (431.410 nuovi casi, +59%), dalla Germania (427.044 nuovi casi, -29%), e dall’Italia (304.573 nuovi casi, -21%). 

Il maggior numero di nuovi decessi settimanali è stato segnalato negli sempre negli Stati Uniti (2.652 nuovi morti; +19%), seguiti dalla Federazione Russa,  (915 nuovi morti, -19%), dall’Italia (910 nuovi morti, +1%), dalla Francia France (732 nuovi morti, - 19%), e dal Brasile (681 nuovi morti, -20%). 

La pandemia in Europa

Dopo l'aumento osservato nella prima metà di marzo 2022, i nuovi casi settimanali hanno continuato a diminuire nella Regione Europea dell’Oms. Nella settimana dal 2 all’8 maggio sono stati segnalati 1,4 milioni di nuovi casi con una riduzione del 26 per cento rispetto alla settimana precedente. 

Il numero più alto di nuovi casi è stato segnalato dalla Germania (427.044 nuovi casi pari a 513,5 nuovi casi ogni 100.000, -29%), dall’Italia (304.573 nuovi casi, pari a 510,7 nuovi casi ogni 100.000, -21%) e dalla Francia ( 267 172 nuovi casi, pari a 410,8 nuovi casi ogni 100.000, -30%).

Lo stesso andamento è stato osservato per il numero di nuovi decessi che ha continuato a diminuire, con poco più di 5mila nuovi decessi segnalati questa settimana, un numero inferiore del 24 per cento rispetto alla settimana precedente. Il numero più alto di nuovi decessi è stato segnalato dalla Federazione Russa (915 nuovi decessi; <1 nuovo decesso ogni 100.000; -19%), seguita dall’Italia (910 nuovi decessi, 1,5 nuovi decessi ogni 100.000, +1%) e dalla Francia (732 nuovi decessi, 1,1 nuovi decessi ogni 100.000, -19%).

L’aggiornamento sulle varianti

Dallo scorso gennaio il numero delle sequenze condivise sulla piattaforma globale Gisaid è continuato a diminuire. In parte perché i anche i casi di contagio si sono ridotti e in parte perché si fanno meno test.

Gli ultimi dati del monitoraggio delle varianti non presentano sorprese rispetto a quelli delle settimane precedenti. La variante dominante, si potrebbe dire anche l’unica, in circolazione è ancora Omicron con i suoi sottolignaggi di cui ora si sa qualcosa in più rispetto all’ultimo aggiornamento dell’Oms sulle variant of concern del 5 aprile scorso. 

Gli studi più recenti, molti dei quali però non sono ancora stati sottoposti a peer review, mostrano un vantaggio nella trasmissibilità della sottovariante BA.2 rispetto a BA.1. I dati preliminari di uno studio condotto in India, suggeriscono che BA.2 abbia un indice di riproduzione molto più alto di BA.1 (2,45 versus 1,70). 

Omicron sembrerebbe meno pericolosa di Delta. Un recente studio condotto in Inghilterra ha riportato un rischio inferiore di ricovero con  l’infezione da Omicron rispetto all'infezione da Delta. Ma, altri due studi, uno in Indonesia e uno negli Stati Uniti, non hanno osservato differenze nel tasso di ospedalizzazione e nella mortalità tra Omicron e Delta. Il che suggerisce che la gravità di Omicron potrebbe variare in base al contesto e dipendere da una serie di fattori oltre che dalla copertura vaccinale dei singoli Paesi.

C’è ancora da risolvere la questione delle reinfezioni. Alcuni studi suggeriscono che un’infezione con una delle varianti precedenti induca una protezione nei confronti dell’infezione da Omicron, a parità di stato vaccinale, superiore rispetto alla mancata esposizione al virus. Anche il rischio di ospedalizzazione per chi si prende Omicron dopo essersi preso Delta o altre varianti sembra ridursi notevolmente. Una precedente infezione con una delle sottovarianti di Omicron sembrerebbe fare da scudo contro l'infezione da altri sottolignaggi di Omicron: l’infezione con BA.1 proteggerebbe al 96 per cento dall’infezione con BA.2, mentre BA.2 proteggerebbe all’85,6 per cento contro BA.1

L’efficacia dei vaccini contro Omicron

Sono ben 23 gli studi che hanno valutato la durata della protezione di cinque diversi vaccini contro la variante Omicron. I risultati mostrano una riduzione dell’efficacia dei vaccini della serie primaria (due dosi, o una dose a seconda del vaccino) su tutti i fronti, malattia grave, malattia sintomatica, infezione rispetto a quanto osservato per le altre varianti. «Tuttavia, è importante sottolineare che nella maggior parte degli studi le stime di efficacia del vaccino nei confronti della variante Omicron restano più elevate per la malattia grave. La dose booster migliora sostanzialmente l’efficacia anche per gli altri aspetti», specificano gli esperti dell’Oms. 

Due dosi dei vaccini a mRna offrono una protezione del 70 per cento dalla malattia grave entro tre mesi che poi cala con il passare del tempo. Con la terza dose, tra i tre e i sei, mesi l’efficacia torna a essere uguale o superiore al 70 per cento.