Curati alla cieca. Metà del mondo non ha accesso ai test diagnostici di base
Diabete, ipertensione, tubercolosi, Hiv, epatite B. Metà della popolazione del mondo potrebbe soffrire di queste condizioni senza saperlo ma subendone tutti i danni. Perché il 47 per cento della popolazione mondiale non ha accesso ai test o ai servizi per la diagnosi di alcune malattie comuni che nell’altra metà del mondo vengono riconosciute senza troppe difficoltà ricorrendo ad analisi del sangue o a controlli medici di routine. A denunciarlo sono i 25 ricercatori di 16 differenti Paesi che fanno parte della Lancet Commission on Diagnostics, un panel di esperti incaricato di monitorare l’accesso globale ai servizi diagnostici.
Dalla loro ultima indagine, appena pubblicata su Lancet, emerge che il 47 per cento della popolazione globale non riesce ad avere una diagnosi del suo malessere perché nel Paese dove vive non sono disponibili i test che individuano malattie infettive o altre patologie e non ci sono ambulatori dove andare a farsi misurare la pressione. Il 19 per cento delle diagnosi mancate riguarda le infezioni da Hiv o malaria.
«Ci sono tre cose essenziali per la sicurezza sanitaria: la sicurezza diagnostica, la sicurezza vaccinale e la sicurezza terapeutica. Sistemi sanitari forti e un sistema sanitario pubblico forte richiedono tutti e tre. L'equità passa per la regionalizzazione della produzione dei prodotti per la sicurezza sanitaria, compresi quelli per la diagnostica», afferma John Nkengasong, direttore dei Centri africani per il controllo e la prevenzione delle malattie e coautore della Commissione.
Quando manca la diagnosi la cura diventa difficile se non impossibile. Si procede alla cieca e c’è il rischio di prescrivere terapie eccessive o sbagliate ma anche di trascurare i sintomi e di lasciare i pazienti in balia di malattie che progrediscono indisturbate. Nel caso in cui le patologie non diagnosticate e non trattate siano infezioni trasmissibili si aggiunge, oltre al danno per i singoli pazienti, il pericolo di contagio per la comunità.
Secondo le stime degli esperti, ridurre il divario diagnostico tra Paesi poveri e ricchi (passando dal 35-62% al 10%) per sole sei condizioni (diabete, ipertensione, HIV e tubercolosi, epatite B e sifilide per le donne in gravidanza) ridurrebbe il numero di morti premature di 1,1 milioni all’anno.
Quando si parla di diagnostica si intende una serie di strategie di monitoraggio della salute che vanno dalle analisi di laboratorio, come test del sangue, o analisi di campioni di tessuti o delle urine, alla diagnostica per immagini come raggi X, ultrasuoni, risonanza magnetica, Tac o medicina nucleare, ma anche al controllo ambulatoriale della pressione o del battito cardiaco.
«In gran parte del mondo, i pazienti vengono curati per malattie in assenza di accesso a test e servizi diagnostici chiave. Così si pratica la medicina alla cieca. Con potenziali danni per i pazienti, ma anche con uno spreco significativo di risorse mediche già scarse. Per la prima volta, la nostra analisi mostra la portata sconvolgente delle sfide che stiamo affrontando e il nostro rapporto offre raccomandazioni su come colmare il divario. La pandemia di COVID-19 ha introdotto i test in cima all'agenda politica e sanitaria globale e questo deve essere un punto di svolta per garantire la priorità alla diagnostica per tutte le malattie», afferma Kenneth Fleming, dell’Università di Oxford presidente della Commissione.