Cure domiciliari in calo durante la pandemia. Resta senza assistenza a casa almeno un milione di persone

L’indagine

Cure domiciliari in calo durante la pandemia. Resta senza assistenza a casa almeno un milione di persone

di redazione

La pandemia ha mandato in tilt la rete dei servizi territoriali e le cure domiciliari non hanno fatto eccezione. A farne le spese sono gli anziani fragili, che hanno bisogno di assistenza continua per la presenza di patologie croniche concomitanti. Prima della pandemia, nel 2019, a usufruire delle cure domiciliari erano oltre 390mila persone over 65, pari al 2,83 per cento dei quasi 14 milioni di anziani residenti in Italia.  Nel 2020 questo trend ha cominciato a decrescere, attestandosi a poco più di 385mila unità, ovvero il 2,7 per cento degli over 65 e il 4,5 per cento degli over 75 con grandi differenze sul territorio. Ci sono Regioni in grado di garantire cure domiciliari a più del 3,5 per cento degli anziani e altre che stentano a raggiungere tassi di copertura dell’1 per cento. Complessivamente, siamo molto lontani dall’obiettivo del 10 per cento fissato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per adeguarci, entro il 2026, alle buone prassi europee. In Germania, per esempio, le cure domiciliari vengono garantite al 13 per cento degli anziani con punte del 29 per cento negli ultra ottantenni. Nei Paesi del Nord Europa addirittura una persona over 80 su tre è assistita a domicilio.

I dati provengono dall’indagine “Long-term care in Italia: verso una rinascita?”, curata per Italia Longeva da Davide Vetrano, ricercatore al Karolinska Institutet di Stoccolma, in collaborazione con la Direzione Generale della Programmazione Sanitaria del Ministero della Salute. La ricerca è stata presentata ieri 23 novembre,  nel corso della sesta edizione degli Stati Generali dell’assistenza a lungo termine - “Long-Term Care SIX”, l’appuntamento annuale di Italia Longeva sulla programmazione e gestione dell’assistenza agli anziani.

«Gli anziani fragili sono doppiamente vittime della pandemia, che ha fermato anche quella timida ma in risalita tendenza che vedeva la long-term care del nostro Paese in progressiva espansione, sebbene lontana dal soddisfare i reali bisogni di assistenza della popolazione anziana, e con notevoli divari regionali. Oggi abbiamo l’occasione per dare una spinta a quel processo di modernizzazione dell’assistenza territoriale atteso da tempo, ma la disponibilità di risorse da sola non basta per gestire in maniera efficace la multimorbidità dell’anziano moderno e il passaggio dalla fragilità alla disabilità. È tempo di uniformare il sistema ispirandosi ai migliori standard di valutazione del bisogno per permettere il migliore management clinico assistito dalla più moderna tecnologia», afferma Roberto Bernabei, presidente di Italia Longeva.

Il PNRR rappresenta l’occasione per costruire l’assistenza territoriale del futuro. Accanto ai due pilastri della long-term care, assistenza domiciliare e RSA, il piano prevede l’introduzione delle Case di Comunità e degli Ospedali di Comunità e un potenziamento della telemedicina per il monitoraggio a distanza dei pazienti.