Divise tra un lavoro estenuante e la famiglia. Così per le infermiere il rischio di suicidio raddoppia

Lo studio

Divise tra un lavoro estenuante e la famiglia. Così per le infermiere il rischio di suicidio raddoppia

Il personale infermieristico negli Usa ha un rischio di suicidio due volte superiore alla popolazione generale e del 70% superiore ai medici. Le donne (l’85% del totale), sono le più esposte. Tutto ciò accadeva prima della pandemia. Si teme che nel frattempo la situazione sia peggiorata

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Immagine: pixabay user 422694, CC0, via Wikimedia Commons
di redazione

Fare l’infermiera era un lavoro durissimo prima della pandemia, figuriamoci dopo. E i dati sui suicidi tra il personale infermieristico negli Stati Uniti (per l’85% donne) ne sono la drammatica testimonianza. Le infermiere (ma non gli infermieri) hanno un rischio di suicidio doppio rispetto alla popolazione generale e del 70 per cento superiore alle dottoresse. Va specificato che questo scenario così inquietante non è aggiornato con i dati dell’epoca Covid-19 e c’è il fondato sospetto che nel frattempo le cose siano peggiorate. I casi di suicidi tra le infermiere riportati nell’indagine pubblicata su JAMA Psychiatry sono superiori a quanto gli stessi autori si sarebbero aspettati. 

I ricercatori hanno raccolto i dati sui suicidi nella popolazione americana tra il 2007 e il 2018 dai database dei Centers for Disease Control, individuando 2,374 suicidi tra le infermiere, 857 tra i medici, e 156 mila nella popolazione generale. 

«Questo studio suggerisce che c'era un rischio di suicidio significativamente aumentato per la professione di infermiere solitamente femminile ma non per i medici», scrivono gli autori nelle conclusioni. 

«Storicamente ci siamo concentrati così tanto sul benessere dei medici che non abbiamo prestato sufficiente attenzione a questa gigantesca forza lavoro che in base ai nostri dati è molto più a rischio», ha dichiarato Matthew Davis, della School of Nursing dell’Università del Michigan autore principale dello studio. 

Gli infermieri e i medici affrontano situazioni stressanti simili, ma il personale infermieristico gode di una minore autonomia e sperimenta una maggiore frustrazione che alla lunga può portare alla depressione.  Negli ultimi, ancora prima della pandemia, i sistemi sanitari sono stati messi alla prova dall’aumento delle malattie croniche tra la popolazione che ha determinato una maggiore pressione sugli ospedali a cui non è seguito un aumento del personale sanitario. Covid-19, lo si è detto molte volte, non ha fatto altro che mettere ancora più in evidenza le pecche delle politiche sanitarie precedenti. 

«Sono preoccupato per due questioni chiave. In primo luogo, i sistemi sanitari stanno imponendo maggiori richieste a infermieri, medici e altri operatori sanitari. Anche prima di Covid, gli infermieri riferivano notevoli fattori di stress sul posto di lavoro, tra cui riduzione del personale, maggiore complessità dell'assistenza e compiti burocratici aggiuntivi. In secondo luogo, gli infermieri con cui lavoro abitualmente affrontano sfide ancora più difficili a casa che sono un’ulteriore fonte di stress, come l'assistenza ai bambini o ai genitori. Sommando i fattori di stress sul posto di lavoro a quelli domestici, non sorprende che gli infermieri vengano sopraffatti dai problemi. Temo che senza un'azione concertata le cose potrebbero peggiorare», dichiara Christopher R. Friese esperto di gestione e politica sanitaria dell’Università del Michigan. 

Non è un caso, secondo gli autori, che tra il personale infermieristico maschile non si registri lo stesso aumento di suicidi rispetto alla popolazione generale osservato per le infermiere. Il doppio carico di lavoro delle donne, in ospedale e a casa, può arrivare a compromettere seriamente la salute mentale. 

Resta invece più difficile da spiegare come mai lo stesso non accada nella categoria delle dottoresse dove il tasso di suicidi non è superiore a quello del resto della popolazione. Potrebbe darsi, suggeriscono i ricercatori,  che i servizi di sostegno psicologico destinati al personale medico funzionino meglio di quelli indirizzati alle infermiere. O che uno stipendio più alto rispetto alle colleghe infermiere consenta alle donne medico di delegare la cura della famiglia.

Dallo studio è anche emerso che il personale infermieristico ha il 90 per cento di probabilità in più di avere problemi sul lavoro e il 20-30 per cento di probabilità in più di soffrire di depressione rispetto alla popolazione generale. Il sistema più usato per il suicidio è l’ingestione di farmaci a cui gli infermieri hanno facile accesso proprio per il loro lavoro.