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DidascaliaImmagine: Microbe World / Flickr [CC BY-NC-SA 2.0]
Prosegue in Italia il trend in diminuzione di tutte le epatiti virali acute A, B e C. Lo dimostrano i dati dell’ultimo bollettino del Sistema epidemiologico integrato delle epatiti virali acute-SEIEVA, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS), infatti, aggiornato al 31 dicembre 2021. Per la prima volta viene monitorata anche l’incidenza nel nostro Paese dell’epatite E, finora considerata solo un’infezione tipica dei viaggiatori che si recavano in aree endemiche.
Epatite A
Nel corso del 2021 sono stati segnalati 126 casi di epatite A, soprattutto da parte di regioni del centro-nord (Friuli Venezia-Giulia, Lombardia, Toscana, Emilia-Romagna e Veneto). Si registra un lieve incremento dell’incidenza (0,25/100.000) rispetto all’anno precedente (0,19/100.000 nel 2020), ma si conferma il trend in diminuzione degli ultimi anni dopo l’epidemia del 2017-2018.
Nel 2021, la fascia di età più rappresentata tra i casi è quella over 65 (29,4%), seguita dalla fascia 35-54 anni (24,6%). Negli ultimi anni l’epatite A è tornata ad essere prevalentemente una infezione a trasmissione alimentare: il consumo di molluschi crudi o poco cotti (41,4%) e di frutti di bosco surgelati (23,7%) sono infatti i fattori di rischio più frequenti per il contagio. Mentre è in netto calo la trasmissione interumana.
Il bollettino riporta anche 27 casi (21,4%) insorti in soggetti per i quali la vaccinazione anti epatite A è fortemente raccomandata: viaggiatori verso aree endemiche (16) e contatti di casi itterici (11).
Epatite B
Nel corso del 2021 sono stati segnalati 89 casi di epatite B acuta, soprattutto da parte di regioni del centro-nord, quali Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana e Lazio. Si registra dunque una lieve diminuzione dell’incidenza (0,18/100.000) rispetto all’anno precedente (0,21/100.000 nel 2020), e si conferma il trend in diminuzione degli ultimi anni.
I soggetti più colpiti restano quelli di età compresa fra i 35 e i 54 anni e, come negli anni passati, si osserva una maggior percentuale di casi in soggetti di sesso maschile (77,5%).
I fattori di rischio restano gli stessi degli ultimi anni: l’esposizione più frequentemente riportata è quella a trattamenti estetici quali manicure, pedicure, piercing e tatuaggi (28% dei casi), seguito dai comportamenti sessuali promiscui (22,9%), che nel 2020 avevano subito una lieve flessione probabilmente legata all’impatto delle restrizioni messe in atto per contenere la pandemia di SARS-CoV- 2. Il rischio di trasmissione nosocomiale (ospedalizzazione, intervento chirurgico, emodialisi o trasfusione di sangue) è riportato dal 13,8 per cento dei casi.
Del totale dei casi del 2021, 11 rientravano nelle categorie per le quali la vaccinazione è fortemente raccomandata: 1 operatore sanitario, 5 conviventi di portatori cronici (3 erano consapevoli dell’infezione del convivente), 2 tossicodipendenti (1 seguito presso un Ser.D. - Servizio per le dipendenze) e 3 uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (MSM, Men who have Sex with Men).
Epatite C
Nel corso del 2021 sono stati registrati 24 nuovi casi di epatite C acuta, con un’incidenza di 0,05 casi per 100mila abitanti: sebbene sia in lieve aumento rispetto a quella del 2020 (0,04/100.000), in generale si conferma il trend in diminuzione degli ultimi 13 anni.
Il maggior numero di casi è stato segnalato dalla Regione Lazio (29% dei casi), seguita dalla Toscana e dalla Puglia. Come negli anni passa- ti, si osserva una maggiore prevalenza di casi tra gli uomini, nel 2021 due terzi. L’83 per cento dei casi riguarda persone con età superiore ai 35 anni e 7 casi hanno una età superiore ai 65 anni.
L’esposizione nosocomiale si dimostra sempre il principale fattore di rischio (45,5% dei casi), come negli ultimi venti anni. Si osserva invece un netto calo (dal 42,1% nel 2020 al 13,6% nel 2021) dei casi associati ai trattamenti estetici (come manicure, piercing e tatuaggi), fattore di rischio molto rilevante negli anni precedenti.
Viceversa, nel 2021 è aumentata nuovamente la percentuale di infezioni per via sessuale. Nel 2021, per la prima volta negli ultimi 30 anni, non si sono registrati casi in soggetti conviventi con pazienti positivi al virus dell’epatite C.
Epatite E
L’epatite E è stata solitamente considerata un’infezione tipica dei viaggiatori verso aree endemiche. Per questa ragione in passato in Italia venivano sottoposti al test specifico solo le persone che si erano recate in Paesi sospetti. Tuttavia, il sistema di sorveglianza evidenzia un progressivo incremento delle segnalazioni dei casi confermati, a dimostrazione di una sempre maggiore ricerca del virus dell’epatite E.
Ora viene descritta per la prima volta l’epatite E anche in termini di incidenza (e non solo dal punto di vista dei casi osservati). Se si escludono gli ultimi due anni, caratterizzati dall’emergenza pandemica, i cui effetti sulle altre infezioni sono stati descritti nei precedenti numeri del bollettino, si osserva un progressivo incremento dei casi, fino ad un allineamento con i casi segnalati di epatite C. Nel corso del 2021 sono stati segnalati 21 casi, diagnosticati per la maggior parte in Regioni del Centro-Nord (Lombardia, Abruzzo, Marche, Lazio ed Emilia Romagna). Un solo caso era legato ad un viaggio in area endemica. La quasi totalità dei casi (95%) si sono verificati in soggetti di età superiore ai 35 anni, il 29% in ultrasessantacinquenni. Come negli anni passati, si osserva una maggiore prevalenza di casi tra gli uomini (85,7%).
Riguardo ai fattori di rischio, sono più frequentemente riportati il consumo di carne di maiale cruda o poco cotta (25% dei casi) e di carne di cinghiale cruda o poco cotta (12,5%).
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