Gli eroi della pandemia stavano male e nessuno se ne è accorto

Il rapporto OMS

Gli eroi della pandemia stavano male e nessuno se ne è accorto

Li abbiamo chiamati eroi togliendogli il diritto di non esserlo. Di venire ascoltati e assistiti per il loro malessere. Fino al 40% dei medici e gli operatori sanitari ha sofferto di ansia e di depressione. È stato sull’orlo di crollare. Nessuno li ha protetti. Non deve accadere più

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Immagine: Alberto Giuliani, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons
di redazione

Lo hanno chiesto più volte: non chiamateci eroi. E non lo hanno fatto solo per modestia, come a dire che in fondo non c’era nulla di eroico nel fare “semplicemente” il lavoro che avevano scelto. Lo hanno chiesto con insistenza perché loro, gli angeli della pandemia, i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari che hanno gestito l’emergenza di Covid-19 non avevano alcun super-potere, stavano male e soffrivano di disturbi che solitamente gli eroi non hanno: ansia, depressione, stress, burnout. Gli eroi non crollano, ma loro temevano succedesse da un momento all’altro. Censurato e ignorato, il loro malessere profondo e molto diffuso non ha ricevuto l’attenzione che avrebbe meritato.

È il momento del mea culpa: il mondo intero ha fallito non riuscendo a proteggere la salute mentale degli uomini e delle donne che salvavano le nostre vite. Lo ammettono con la massima onestà gli autori di uno studio della Qatar Foundation, World Innovation Summit for Health (WISH), che hanno lavorato in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il titolo è eloquente: “Our duty of care: A global call to action to protect the mental health of health and care workers”. È un dovere della comunità quello di assicurare la salute fisica e mentale a chi ci cura. 

Il rapporto, basato sull’analisi degli studi pubblicati tra novembre 2021 e aprile 2022, ha rilevato che dal 23 al 46 per cento degli operatori sanitari e dei medici ha riportato sintomi di ansia durante la pandemia e dal 20 al 37 per cento ha manifestato sintomi depressivi. 

Immagine: Abdul Rahim HF, Fendt-Newlin M, Al-Harahsheh ST, Campbell J. Our duty of care: A global call to action to protect the mental health of health and care workers. Doha, Qatar: World Innovation Summit for Health, 2022

Dal 41 al 52 per cento del personale sanitario ha sperimentato il burnout.  Le donne, i giovani e le persone con figli piccoli sono stati maggiormente esposti al rischio di disagio psicologico. Si tratta di un dato significativo considerando che le donne costituiscono il 67 per cento della forza lavoro sanitaria globale e sono anche soggette a disuguaglianze nel settore, come la disparità di retribuzione.

«Nel terzo anno della pandemia di Covid-19, questo rapporto conferma che i livelli di ansia, stress e depressione tra gli operatori sanitari e tra i medici sono diventati una “pandemia all'interno di una pandemia”», ha affermato Jim Campbell, direttore del personale sanitario dell'OMS .

Il rapporto suggerisce 10 azioni politiche come guida di riferimento per l'adozione immediata, tra cui investire negli ambienti di lavoro e nella cultura per prevenire il burnout, promuovere il benessere del personale e favorire un'assistenza di qualità proteggendo la  sicurezza e la salute sul lavoro.

«La maggiore pressione sperimentata durante la pandemia di Covid-19 ha chiaramente avuto un impatto negativo sulla salute e sul benessere degli operatori sanitari. La pressione non è nuova, ma i Covid ha messo a fuoco la necessità di cure migliori per coloro che si prendono cura di noi. Questo nuovo rapporto definisce le azioni politiche che promuovono il rafforzamento dei sistemi sanitari e chiede una collaborazione globale tra i governi e i datori di lavoro sanitari per investire nella salvaguardia del bene più prezioso che i nostri sistemi sanitari possiedono, ovvero le persone che lavorano al loro interno», ha affermato Sultana Afdhal, amministratore delegato di WISH.