Farmaci orfani: 130 molecole autorizzate da EMA nel 2021, 122 disponibili in Italia
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I “farmaci orfani” sono quei medicinali utilizzati per la diagnosi, la prevenzione e il trattamento delle malattie rare (meno di 5 casi ogni 100mila persone). In Europa ne sono stati approvati 130, di cui 122 sono già disponibili in Italia: l’80 per cento è rimborsato dal Servizio Sanitario Nazionale e il restante 20 per cento è in fascia C o in attesa di negoziazione.
Un dato che rende l’Italia il secondo Paese in Europa per accessibilità ai farmaci orfani. Prima di noi c’è solo la Germania che ha un iter di accesso più breve del nostro non prevedendo la fase della negoziazione preventiva. È quanto emerge dal 6° Rapporto Annuale dell’Osservatorio Farmaci Orfani - OSSFOR, che ha fotografato a livello nazionale e regionale il mercato dei farmaci orfani nel nostro Paese al 31 dicembre 2021 evidenziando aspetti positivi e nodi critici.
«L’Italia, come si evince dall’elevato numero di farmaci orfani disponibili rispetto a quelli autorizzati da EMA, si conferma Paese con un ampio accesso alle opportunità terapeutiche. Osservando i dati regionali, emerge tuttavia che l’equità, intesa come possibilità di uniformi condizioni di accesso dei pazienti con malattia rara alle terapie farmacologiche, e anche di incidenza economica sui bilanci familiari, sia un obiettivo ancora non del tutto raggiunto e certamente dovrebbe rappresentare uno dei principali punti di attenzione delle politiche sanitarie nel settore, tenendo presente l’importante opportunità rappresentata dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)», si legge nel Rapporto.
Come è stato realizzato il Rapporto
Il Rapporto dell’OSSFOR contiene dati, anali e proposte. Il dato relativo all’accesso è confermato dallo studio Patients W.A.I.T. (Waiting to Access Innovative Therapies), condotto da IQVIA in collaborazione con EFPIA (European Federation of Pharmaceutical Industries and Associations), il più ampio studio europeo sulla disponibilità di farmaci innovativi e sui relativi tempi di accesso dei pazienti che considera attualmente 38 Paesi (27 dell'UE e 11 non UE). Due le novità di quest’anno: un intero capitolo relativo ai dati di spesa regionale, realizzato da Aifa, e un capitolo dedicato all’analisi della disponibilità e dei tempi di accesso dei farmaci orfani in Italia rispetto agli altri Paesi europei, realizzato da IQVIA.
Inoltre, come ogni anno, è presente il focus su una specifica Regione. In questa edizione è il turno della Basilicata, i cui dati possono ora essere paragonati a quelli di Toscana, Lombardia e Lazio.
«Il 6° Rapporto Annuale OSSFOR vede l’avvio della collaborazione dell’Osservatorio Farmaci Orfani con AIFA. Si tratta di un importante riconoscimento che rafforza il percorso di trasformazione di OSSFOR da Centro Studi a Piattaforma multistakeholder su farmaci orfani e malattie rare. Il 6° Rapporto viene pubblicato in una fase segnata dalla ricerca di una normalizzazione dopo la soluzione di continuità rappresentata dai picchi pandemici di COVID-19 del 2020 e 2021: un’interruzione che speriamo abbia almeno innescato le condizioni per un rilancio del Servizio Sanitario Nazionale e, quindi, per il superamento delle criticità che ancora affliggono il settore delle malattie rare», scrivono gli autori del Rapporto.
La spesa per il SSN
Dall’analisi dei dati contenuti nel documento, effettuata da Aifa, emerge che la spesa sostenuta dal SSN per i farmaci orfani assorbe circa l’8 per cento della spesa farmaceutica pubblica complessiva e si conferma l’evidenza che il prezzo dei farmaci orfani è in funzione dei volumi di vendita, con un andamento esponenziale negativo. Insomma, tanto minore è il numero di persone che potranno farne uso, per la rarità della malattia, e tanto maggiore potrà essere il prezzo.
Dal rapporto emerge un aumento lineare della spesa media per DDD (Dose Definita Die) che almeno in parte può essere attribuita all’incremento dei farmaci per molecole ultra-rare, che hanno bassi volumi di vendita. La spesa massima per DDD si registra in Lombardia con 203,50 euro, seguita dall’Emilia Romagna (199,43 euro) e dall’Umbria (193,03 euro). All’estremo opposto troviamo il Friuli Venezia Giulia (159,68 euro), la provincia autonoma di Trento (160,90 euro), seguite dall’Abruzzo (166,50 euro).
Il consumo dei farmaci
Per i farmaci orfani, la spesa totale nel 2021 (acquisti diretti + convenzionata) è stata pari a 1,53 miliardi di euro (in rialzo del 9,4% rispetto al 2020) rappresentando circa l’8 per cento della spesa farmaceutica a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
La spesa per i farmaci orfani di classe C è stata lo 0,97 per cento della spesa complessiva per i farmaci orfani, pari a 14,9 milioni di euro (stabile rispetto all’anno precedente). I consumi invece, si attestano a 8,4 milioni di dosi di farmaci orfani (+3,7% rispetto all’anno precedente), pari allo 0,03 per cento del consumo complessivo di farmaci. L’andamento, a partire dal 2013, sia in termini di spesa che di consumo presenta un trend crescente, analogamente al trend osservato per la spesa farmaceutica complessiva, dimostrando un aumento delle opportunità terapeutica per i malati rari. Oltre il 99 per cento dei farmaci orfani è dispensato nel canale degli acquisti diretti.
Dal Rapporto si evidenzia altresì che l’accesso alle terapie con farmaci orfani si dimostra di fatto garantito indipendentemente dall’esistenza o meno dello status di “farmaco orfano”. In altri termini, anche dopo la perdita dell’esclusività e la fuoriuscita dalla “Lista AIFA”, e quindi dalle relative agevolazioni economiche, l’accesso resta invariato.
I tempi di accesso
Il rapporto mette in luce una considerevole differenza sul fronte delle procedure autorizzative tra l’andamento europeo e quello italiano. Se a livello europeo, infatti, si registra un allungamento dei tempi delle procedure autorizzative, dovuto in parte alla crescente precocità della presentazione della richiesta di designazione e dunque al maggior tempo che intercorre tra tale presentazione e la richiesta di autorizzazione, a livello nazionale, negli ultimi anni, si registra una tendenza alla riduzione della durata dell’iter autorizzativo. Tra autorizzazione da parte di EMA e determina del prezzo e rimborso da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco, infatti, si osserva una riduzione dai 24 mesi del periodo 2012-2014 ai 20 mesi del triennio 2018-2021. «Un trend positivo, anche se il processo rimane certamente lontano dai tempi indicati dalla legge n.98/2013 che indica in 100 giorni il tempo per la conclusione della procedura negoziale, calcolati dalla data di presentazione della domanda ma sottolinea l’impegno da parte di AIFA per abbreviare le tempistiche e la sensibilità nei confronti delle malattie rare e dei farmaci orfani», osserva Barbara Polistena, Responsabile Scientifico di C.R.E.A. Sanità.
I tempi tecnici di negoziazione possono allungarsi per varie ragioni, per la difficoltà di valutare farmaci che accedono al mercato con gradi di evidenza mediamente inferiori alla media, oppure per la complessità di trovare l’accordo sul prezzo.
«Di fatto, la prima possibilità non appare così ovvia, visto che molti farmaci orfani hanno comunque ottenuto l’innovatività e, nella natura dei farmaci orfani, c’è la soddisfazione di un rilevante unmet need, che ‘controbilancia’ la minore evidenza. Sembra ragionevole pensare che l’elemento prezzo sia quello discriminante, ma, come argomenteremo nel seguito, il prezzo è in larga misura correlato, negativamente, con i volumi di vendita attesi: relazione nota e assolutamente riscontrabile nelle negoziazioni italiane, ma evidentemente non ancora del tutto riconosciuta», spiega Polistena.
Rispetto agli altri Paesi dell’Unione Europea, in Italia i tempi del processo di accesso alle liste di rimborsabilità sono mediamente più brevi rispetto alla media dei Paesi UE (meno 2-3 mesi). «Lo studio evidenzia quanto l’Italia sia fra i Paesi che garantiscono maggiormente l’accesso ai farmaci orfani innovativi, anche se emerge l’opportunità di lavorare per accelerare i processi per l’immissione nelle liste di rimborsabilità a livello nazionale e nelle singole Regioni», sottolinea Isabella Cecchini, Responsabile Centro Studi IQVIA e Direttrice Primary Market Research IQVIA Italia.
Le differenze sul territorio
Il dettaglio regionale mostra un maggior consumo di farmaci orfani nelle regioni del Nord che coprono quasi il 50 per cento del consumo, con conseguente maggiore spesa assoluta. Le regioni con maggior spesa pro capite sono l’Umbria (a maggior spesa anche nel 2020) e l’Emilia Romagna con una spesa, rispettivamente, pari a 33 e 31,4 euro a fronte di una media nazionale di 25,9 euro. Le regioni con minor spesa sono Valle d’Aosta (lo era anche nel 2020) e Molise con una spesa rispettivamente di 14,8 e 19,1 euro. Le regioni con il più alto numero di farmaci orfani movimentati sono Lombardia, Emilia Romagna e Veneto mentre quelle con il minor numero sono Valle d’Aosta, Molise e Provincia autonoma di Trento.
La legge “Testo Unico Malattie Rare”, approvata alla fine del 2021, prevede che i farmaci orfani vengano resi immediatamente disponibili da tutte le regioni. Ma i tempi variano da regione a regione. Nel periodo 2016-2021 le regioni italiane hanno impiegato mediamente 113 giorni. Molise, Valle d’Aosta, Trento e Basilicata hanno impiegato tempi più lunghi della media. Sicilia, Campania, Piemonte, Liguria, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lazio e Lombardia, che sono le regioni con il numero dei farmaci orfani movimentati più alto, hanno impiegato tempi più bassi della media.
«Ad oggi in Italia sono disponibili in pratica clinica la quasi totalità dei farmaci orfani autorizzati da EMA. Nel 2021 infatti è stato ulteriormente ridotto il gap autorizzativo tra autorità europea e nazionale. Questa grande disponibilità si manifesta anche a livello delle singole regioni. Valutando infatti il consumo in termini di DDD per 1000 abitanti, si nota un consumo omogeneo in tutte le aree geografiche. Il Servizio Sanitario Nazionale quindi offre a tutti i pazienti affetti da malattie rare pari opportunità di accesso alle terapie con farmaci orfani, indipendentemente dalla Regione di residenza», chiarisce Francesco Trotta, Settore HTA AIFA - Agenzia Italiana del Farmaco -
La ricerca clinica
Il Rapporto dedica un’analisi alle sperimentazioni cliniche in corso su nuove molecole, gettando così lo sguardo ai futuri farmaci che giungeranno sul mercato.
Nell’ultimo Rapporto AIFA “Horizon scanning 2002” emerge come la metà dei medicinali contenenti nuove sostanze attive in valutazione, con parere EMA atteso nel 2022, siano farmaci orfani (29 su 58). Un'analisi sulla ricerca in corso di svolgimento, effettuata da Osservatorio Trail-Sperimentazionicliniche.it, rileva un aumento dei trial clinici sui farmaci orfani: si tratta di 29 molecole che interessano 13 aree terapeutiche e 27 patologie di riferimento trattate. Per 21 delle 29 molecole è stata registrata l’attività di 133 studi clinici interventistici a livello globale, con la partecipazione di quasi 24mila pazienti nel mondo. I centri clinici italiani sono complessivamente coinvolti in 21 sperimentazioni cliniche. Osservando lo storico delle fonti di finanziamento delle sperimentazioni cliniche si nota nel 2022 la riduzione dell'attività di realtà non industriali, anche in modalità di co-finanziamento.
Come accelerare l’accesso ai farmaci
Per quanto riguarda l’accesso a terapie non ancora pienamente disponibili attraverso l’Early Access Program, nel Rapporto è stata avanzata una specifica proposta. In Italia, uno dei modi per poter far arrivare precocemente il farmaco ai pazienti che ne hanno necessità è l’inserimento nella lista istituita ai sensi della Legge 648/96. Nel 2021, è stato riscontrato un basso ricorso alla Legge 648/96 come strumento di accesso precoce per patologie con un alto unmet medical need. Le richieste di inserimento in lista 648/96 per farmaci orfani nel 2020 sono state infatti solamente 4, di cui 1 ha ottenuto parere favorevole e 3 non favorevole, mentre nel 2021 sono state 6 di cui 5 con parere non favorevole e 1 rimasta in approfondimento.
Per sanare questo scarso ricorso alla Legge 648, bel Rapporto viene avanzata una proposta. «Nell’ipotesi di una revisione del fondo per i farmaci innovativi, associata ai farmaci in lista 648/96 alla loro prima indicazione autorizzata, questo potrebbe essere sufficientemente capiente per contenere i costi legati ai farmaci che vi troverebbero allocazione, affinché possa esserci un early access. La spesa rappresenterebbe il 9% del totale, circa 91 milioni di euro su un miliardo di euro per il 2022. Questa stima, tra l’altro, non considera la negoziazione prevista dal nuovo DM Criteri Negoziali. Per integrare questo tipo di farmaci nel fondo degli innovativi, la modifica normativa dovrebbe inserire la valutazione dell’innovatività subito dopo la raccomandazione positiva del CHMP EMA. Questo permetterebbe ai pazienti che ne hanno necessità, di avere accesso a tali farmaci in tempi più brevi e con una copertura economica già prevista dal sistema», spiega Valeria Viola, Institutional and Regulatory Affairs Consultant di Pharma Value.
Le proposte dell’Alleanza Malattie Rare
Grazie al contributo delle oltre 350 Associazioni riunite nell’Alleanza Malattie Rare è stata pubblicata un’analisi che ha permesso di individuare gli interventi necessari per migliorare la normativa e le aree di criticità da superare. «Lo studio ha consentito di confermare le richieste avanzate già in passato e, ad oggi, ancora inascoltate da parte delle Istituzioni. In particolare, l’approvazione del Decreto Tariffe, l’approvazione e la piena attuazione, compreso il finanziamento, del Piano Nazionale Malattie Rare, la declinazione in progetti utili per il settore dei fondi del PNRR e la messa a terra del Testo Unico Malattie Rare attraverso decreti e regolamenti attuativi così da chiarire sia le questioni legate all’accesso, anche ai farmaci di fascia C, che le questioni relative al Piano Diagnostico Terapeutico Assistenziale Personalizzato il cui percorso di costruzione e approvazione non è del tutto chiaro e costituirebbe invece un tassello importante anche per quello che riguarda tutti gli aspetti dell’assistenza sul territorio», afferma Sandra Frateiacci, presidente dell’Associazione Liberi dall'Asma, dalle Malattie Allergiche, Atopiche, Respiratorie e Rare APS- ALAMA, in rappresentanza dell’AMR. Inoltre le associazioni chiedono di premere l’acceleratore sul fronte della diagnosi, sia ampliando la lista delle malattie rare da ricercare con screening neonatale che inserendo le indagini di scienze omiche nei Lea e, non ultimo, puntando alla formazione dei medici a partire da quelli di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, senza tralasciare la formazione del personale delle professioni sanitarie non mediche.