Global warming: rischiamo un caldo realmente disumano. Alcune parti del Pianeta saranno off-limits per la nostra specie

Lo scenario

Global warming: rischiamo un caldo realmente disumano. Alcune parti del Pianeta saranno off-limits per la nostra specie

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Immagine: OzcelikMurat, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons
di redazione
Picchi di calore abbinati a livelli eccessivi di umidità, un mix intollerabile per l’organismo umano. Così molte zone del pianeta potrebbero diventare invivibili. Uno studio su Pnas individua le aree più a rischio in base a possibili scenari, con aumenti della temperatura tra 1,5 e 4°C

Non è un paese per vecchi, ma neanche per giovani, neanche per bambini o per adulti. Insomma, non è un paese per umani. Potrebbe trattarsi del Pakistan, o di uno dei Paesi dell’Africa Sub-sahariana, oppure di regioni dell’India o della Cina. 

Potrebbe trattarsi di  Al Hudaydah, nello Yemen, una città portuale di oltre 700mila abitanti sul Mar Rosso che, nel caso in cui la temperatura globale aumentasse di 4°C rispetto al livello pre-industriale, per 300 giorni l’ anno avrebbe temperature superiori alla soglia fisiologicamente tollerabile per un essere umano. 

Quest’ultmo è lo scenario peggiore, ma molti luoghi del Pianeta diventerebbero invivibili nel verso senso della parola se le temperature globali aumentassero anche “solo” di 2°C rispetto ai livelli del periodo pre-industriale. Miliardi di persone sarebbero esposti per lungi periodi di tempo a una combinazione di umidità e calore che supera la soglia massima tollerata dall’organismo. 

Molte aree della Terra diventerebbero off-limits per la nostra specie. Lo dimostra una ricerca condotta da scienziati del Penn State College of Health and Human Development, del Purdue University College of Sciences e del Purdue Institute for a Sustainable Future pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences. 

La sopravvivenza diventa difficile già con un aumento di 1,5 °C, rispetto all’era pre-industriale, che è la soglia massima fissata dall’Accordo di Parigi del 2015, perché gli esseri umani oltre certi livelli di caldo e umidità rischiano problemi seri di salute, come ictus o infarto.  

Ma se il termometro andasse ancora oltre, ad essere minacciata sarebbe addirittura la sopravvivenza di intere popolazioni in determinate parti del mondo. I ricercatori hanno simulato un aumento globale della temperatura tra 1,5°C e 4°C ricavando previsioni su cosa accadrebbe nelle aree con un clima caldo e umido. In molti casi l’ambiente e il corpo umano diventerebbero incompatibili. 

Il team di ricerca che ha condotto lo studio è composto da climatologi e fisiologi perché l’analisi si concentra proprio sul delicato equilibrio tra uomo e ambiente e cerca di individuare un punto più o meno preciso in cui i parametri fisiologici diventano incompatibili con quelli ambientali. 

«Per comprendere la complessità dei problemi del cambiamento climatico nel mondo reale e il modo in cui incidono sulla salute umana, bisogna avere competenze sia sul pianeta che sul corpo umano», ha dichiarato W. Larry Kenney, professore di fisiologia alla Penn State University e coautore dello studio. 

Il sudore è la salvezza

Il parametro utilizzato per quantificare il rapporto tra umidità e calore e valutare la capacità dell’organismo umano di raffreddarsi è la cosiddetta “temperatura di bulbo umido”. Il termine deriva dalla modalità con cui viene misurata la temperatura: il bulbo del termometro a mercurio viene avvolto in un panno bagnato ed esposto all’aria. Se l’acqua evapora, il termometro si raffredda. È lo stesso fenomeno che avviene nel corpo umano: se si suda la temperatura scende. L’aria eccessivamente umida impedisce l’evaporazione, il termometro non si abbassa e il corpo umano non si raffredda. 

La temperatura di bulbo umido limite per persone giovani e in salute è di circa 31°C con 100 per cento di umidità. Ma è un indicatore che vale in linea di massima e che può variare in base ad altri fattori, come lo sforzo fisico, la velocità del vento, la radiazione solare.  

Nella storia dell’umanità il limite tollerato dall’uomo della combinazione di calore e umidità è stato superato solo un limitato numero di volte e solamente per poche ore. Un assaggio del clima realmente disumano lo hanno sperimentato alcune popolazioni del Medio Oriente del Sudest Asiatico. 

Gli scenari possibili

In base ai calcoli degli scienziati, le popolazioni più colpite dall’aumento della temperatura globale di 2°C rispetto ai livelli pre-industriali sarebbero proprio quelle più povere che non possono neanche permettersi l’aria condizionata per trovare sollievo. I 2,2 miliardi di residenti del Pakistan e della valle del fiume Indo, il miliardo di persone che vivono nella Cina orientale e gli 800 milioni di abitanti dell’Africa sub-sahariana ogni anno sarebbero esposti a picchi di calore che superano la tolleranza umana con ondate di caldo abbinate a livelli eccessivi di umidità che rendono impossibile il naturale raffreddamento del corpo tramite il sudore. 

Nello scenario ancora peggiore, con un aumento di 3°C, a lottare per la sopravvivenza sarebbero molti abitanti degli Stati Uniti,  dalla Florida a New York e da Houston a Chicago. Anche il Sud America e l’Australia sperimenterebbero un caldo fisiologicamente intollerabile. 

I test di tolleranza al calore: il problema è l’umidità 

Kenney e i suoi collaboratori hanno osservato direttamente gli effetti della combinazione tra calore e umidità in 462 esperimenti in cui i partecipanti erano sottoposti ad aumenti di temperatura e di umidità in differenti circostanze, sotto sforzo o a riposo. 

«Quando le persone si riscaldano, sudano e più sangue viene pompato nella loro pelle in modo che possano mantenere la temperatura interna perdendo calore all’esterno. A certi livelli di calore e umidità, questi aggiustamenti non sono più sufficienti e la temperatura interna del corpo inizia ad aumentare. Questa non è una minaccia immediata, ma richiede una qualche forma di sollievo. Se le persone non trovano un modo per rinfrescarsi entro poche ore, ciò può portare a colpi di calore e tensioni sul sistema cardiovascolare che possono favorire attacchi di cuore nelle persone vulnerabili», spiega Kenney. 

In questi esperimenti è emerso che i limiti di calore e umidità che le persone possono sopportare sono inferiori a quanto fosse stato precedentemente teorizzato e che le temperature alte sono solo una parte del problema, l’umidità è un fattore ancora più rischioso. 

«In tutto il mondo, le strategie ufficiali per l’adattamento al clima si concentrano solo sulla temperatura. Ma questa ricerca mostra che il caldo umido rappresenterà una minaccia molto più grande del caldo secco. I governi e i politici devono rivalutare l’efficacia delle strategie di mitigazione del calore per investire in programmi che affrontino i pericoli più grandi che le persone dovranno affrontare», scrivono gli scienziati.