Gravidanza e parto sempre più sicuri: mortalità materna scesa del 24,5% in un decennio

Il monitoraggio

Gravidanza e parto sempre più sicuri: mortalità materna scesa del 24,5% in un decennio

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Immagine: Sean McGrath from Saint John, NB, Canada, CC BY 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/2.0>, via Wikimedia Commons
di redazione
Il rapporto dell’Italian Obstetric Surveillance System registra un calo significativo (-24,5%) della mortalità materna, con sostanziali differenze sul territorio. Il 41% dei decessi sarebbe evitabile. Durante la pandemia le donne hanno partorito in sicurezza, ma molte lo hanno fatto da sole

La mortalità materna in Italia diventa un evento sempre più raro. In otto anni si è registrato un calo del 24,5 per cento dei decessi dovuti a complicanze della gravidanza o del parto, che sono passati dagli 11 su100mila nati vivi del 2011 agli 8,3 del 2019. I dati diffusi dall’Italian Obstetric Surveillance System (ItOSS) non sono però omogenei sul territorio nazionale: si va infatti dai 7,7 decessi su 100mila nelle regioni del nord, ai 5,9 in quelle del centro e ai 10,5 dell’Italia meridionale. 

Le cause

Nella maggior parte dei casi (55,1%) i decessi sono dovuti a complicanze ostetriche tra cui la più frequente è l’emorragia (37,1%), seguita dalla sepsi (13,9%), dai disordini ipertensivi della gravidanza (13,4%) e dalla trombo-embolia (11,9%). Queste condizioni vengono classificate come morti per cause dirette. Ma nel monitoraggio della mortalità materna rientrano anche le morti per cause indirette, ovvero quelle causate  da patologie preesistenti complicate dalla gravidanza. Tra queste, la malattia cardiaca è la più frequente (28,8%), seguita dalla sepsi e dal suicidio materno, entrambe pari al 15,9 per cento del totale dei decessi. 

L’Italia in linea con la metà dei Paesi europei, registra anche un calo dei tagli cesarei che passano dal 35 per cento del 2015 al 33 per cento del 2019. 

Tante morti sono evitabili

Gli esperti dell’Italian Obstetric Surveillance System, che fa parte dell’International Network of Obstetric Survey System (INOSS), l’organizzazione che raccoglie dati a livello internazionale sulla mortalità e le gravi complicazioni materne in gravidanza e durante il parto, hanno analizzato i 187 casi di morte materna avvenuti nel periodo preso in esame e hanno individuato alcuni fattori di rischio in comune. Tra cui l’età materna pari o superiore ai 35 anni, il livello di istruzione pari o inferiore alla scuola media inferiore, la cittadinanza non italiana, l’obesità e il concepimento mediante tecniche di riproduzione assistita. 

Quasi la metà (41%) dei decessi è stata considerata “evitabile”. 

Il rapporto del’ItOSS ospita un focus sulle complicazioni emorragiche nelle 6 regioni (Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Campania e Sicilia) che fin dall’inizio hanno partecipato alla sorveglianza. Il numero di decessi per cause emorragiche nelle 6 regioni è infatti passato da 2,49 a 0,77 ogni 100mila nati vivi.

Partorire durante la pandemia: con le misure più rigide, le donne sono più sicure ma più sole

I dati di uno studio internazionale coordinato da INOSS in 8 Paesi europei durante i primi dieci mesi della pandemia dimostrano che le misure restrittive hanno aumentato la sicurezza delle donne incinte. 

I Paesi con regole rigide di prevenzione del contagio, come l’Italia, hanno registrato minori esiti negativi in gravidanza rispetto a quanto accaduto in contesti come quello svedese, in cui la popolazione è stata lasciata più libera. Le donne che hanno partorito durante la pandemia in Italia, probabilmente si sono sentite al sicuro, ma molte di loro devono essersi sentite anche sole. In media nel nostro Paese il 37,5 per cento delle donne (ma la percentuale aumenta al Sud) hanno dovuto rinunciare alla presenza del compagno in sala parto. Inoltre, molte neo-mamme sono state separate dai propri bambini alla nascita, spesso senza poter praticare il contatto pelle a pelle. In media, l’81,1 per cento dei bambini nati da parti vaginali e il 56,4 per cento di quelli nati con cesareo ha potuto condividere la stanza con la mamma durante il ricovero. L’88 per cento dei nati per via vaginale e il 71,9 per cento di quelli nati con cesareo è stato alimentato con latte materno. 

Covid-19: rara la trasmissione per via materna 

La raccolta dei campioni biologici delle donne con test positivo in gravidanza ha permesso lo studio della trasmissione materno-fetale del virus e la risposta anticorpale materna all’infezione da Sars-CoV-2. Ebbene, dall’analisi è emerso che la trasmissione del virus al feto in gravidanza è un evento eccezionale, mentre la presenza di anticorpi è stata riscontrata nel 45,2 per cento dei campioni di sangue prelevati da oltre 400 mamme durante la gravidanza e nel 39,7 per cento di quelli prelevati da oltre 500 mamme al momento del parto. 

I dati raccolti tra gennaio e maggio 2022, durante la circolazione della variante Omicron, hanno permesso di rilevare anche lo stato vaccinale delle donne arruolate nel progetto. Tra le donne per le quali tale informazione era disponibile, il 55 per cento aveva ricevuto almeno una dose di vaccino, condizione più frequente tra le meno giovani e le più istruite. In linea con la letteratura internazionale, le donne vaccinate rispetto alle non vaccinate hanno avuto una riduzione significativa sia dei sintomi da infezione da Sars-CoV-2 che della frequenza di polmonite e malattia grave da Covid-19.  

Il monitoraggio continua

In epidemiologia vengono definiti “near miss ostetrici”. Si tratta di quelle condizioni di grave morbosità materna che portano la donna quasi alla morte. Tra queste c’è la cardiomiopatia, che è la patologia cardiaca responsabile del maggior numero di morti materne indirette in Italia, l’embolia polmonare, che è tra le prime cause di morte materna diretta, i casi che richiedono un secondo intervento chirurgico dopo un taglio cesareo o un parto vaginale e l’isterectomia, ossia l’asportazione chirurgica dell’utero a seguito di emorragia ostetrica. Su questi eventi si concentrerà il nuovo progetto dell’ItOSS che verrà avviato nel 2024. In particolare, l’isterectomia sarà contemporaneamente studiata anche nei Paesi del network INOSS all’interno del più ampio studio prospettico di popolazione mai realizzato a livello internazionale su questa condizione di grave morbosità materna.