Garantire un passaggio sicuro per la migrazione; affrontare le cause della violenza e degli infortuni nei Paesi di transito e di destinazione; identificare le vittime e fornire assistenza e protezione; indagare e perseguire i colpevoli; rafforzare la base di conoscenza.
Sono queste le cinque aree-chiave prioritarie di intervento individuate dalla Guida tecnica dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) su Strategie e gli interventi per la prevenzione e la risposta alla violenza e agli infortuni tra i rifugiati e i migranti, realizzata per rispondere in modo efficace e prevenire la violenza e gli infortuni in questi gruppi di popolazione.
Il documento è stato elaborato dall’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e il contrasto delle malattie della povertà (Inmp), in qualità di Centro collaboratore dell’Oms, con il contributo dell’Ufficio regionale Oms per l’Europa, ed è stato presentato venerdì 26 giugno a Roma, nella sede del ministero della Salute.
Sono oltre 70 milioni le persone sfollate in tutto il mondo a causa di persecuzioni, conflitti e violenze. Un dato che nel 2019 ha raggiunto il massimo dalla Seconda guerra mondiale. L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) ha riferito che i 49 Paesi della propria Regione europea alla fine del 2018 hanno ospitato più di 6,47 milioni di rifugiati, oltre 1,24 milioni di richiedenti asilo, 2,71 milioni di sfollati interni e più di mezzo milione di apolidi.
Tra i rischi per i rifugiati e i migranti ci sono gli infortuni involontari (come incidenti stradali e in mare) e quelli riferibili a lesioni intenzionali. Queste ultime possono derivare da violenze in conseguenza di tratta, la tortura, la violenza sessuale e di genere e lo sfruttamento sul lavoro.
In generale, in tutta la Regione europea dell'Oms sono già in vigore molte leggi e regolamenti per la prevenzione della violenza e la protezione dei gruppi vulnerabili. Tuttavia, i problemi spesso derivano dalla mancanza di consapevolezza dei singoli meccanismi legislativi o dalla loro mancata applicazione.
La Guida delinea i fenomeni della violenza e degli infortuni tra i rifugiati e i migranti al momento della partenza, del viaggio e dell’arrivo in uno dei Paesi della Regione europea dell’Oms, riportando una serie di buone pratiche già esistenti all’interno della Regione. I dati sono stati poi classificati e organizzati per l’elaborazione di opzioni sulle politiche (non solo sanitarie) da intraprendere per prevenire e contrastare la violenza e gli infortuni in questi gruppi di popolazione.
Nella pubblicazione si rileva, inoltre, che la portata del problema rischia di essere sottovalutata a causa del volume degli spostamenti, dell'invisibilità di molte forme di violenza e dei feriti così come delle varie barriere che ostacolano l'identificazione e la denuncia di questi casi. Tra queste sono comprese le violenze e le discriminazioni di matrice razziale e religiosa, e quelle perpetrate dalle autorità governative. Gli esperti insistono, infine, che tutti i Paesi, non solo gli Stati costieri, dovrebbero lavorare per rafforzare i sistemi di indagine per quanto riguarda i dispersi in transito e il recupero dei morti.
«Compito prioritario della politica è rendere visibili quanti, migranti o rifugiati, si trovano in una condizione di fragilità sociale e per questa ragione ad alto rischio di violenza e di sfruttamento» commenta la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, che ha presenziato all'evento. «In Italia la task force anti caporalato dei Carabinieri ha identificato nel solo ultimo anno oltre 1.800 lavoratori sfruttati – ricorda la sottosegretaria - di cui quasi il 90 per cento di origine straniera e la metà dei quali impiegati in agricoltura. La legge, pur necessaria, non è sufficiente a combattere il caporalato. Serve anche e soprattutto uno sforzo culturale che garantisca a tutti, senza esclusioni, la conoscenza degli strumenti normativi utili a tutelarsi dal rischio di abusi e sfruttamento. Occorre, inoltre, diffondere e far crescere nel Paese la consapevolezza che il rispetto dei diritti delle persone, a cominciare da quelle più indifese, è una garanzia di legalità per tutti. L’emersione dall’illegalità in ogni sua forma è un presidio di civiltà e di sicurezza individuale e collettiva: dobbiamo perseguire i colpevoli e non le vittime alle quali, invece, va garantita assistenza e protezione proprio perché si sentano parte di un processo di cambiamento virtuoso in grado di contrastare i circuiti criminali organizzati sia nazionali che internazionali. La Guida tecnica dell’Oms a cura dell’Inmp – conclude Zampa - è un contributo prezioso per andare in questa direzione».
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