L’influenza non fa sconti: superati già i 2 milioni di casi. Vaccinazione fondamentale
Nella settimana di Natale i casi di influenza in Italia hanno superato i due milioni. Dopo una stagione 2020-2021 estremamente quieta grazie a un mix di fattori come le misure per prevenire Covid-19, i più alti tassi di vaccinazione rispetto ai precedenti anni e, forse, una competizione tra virus influenzali e SARS-CoV-2, l’influenza è tornata in grande stile, facendo registrare numeri che non si vedevano dalla stagione 2009-2010. Era l’anno della pandemia da virus influenzale H1N1, partita dal Messico e diffusasi in una manciata di settimane in tutto il mondo. In quella circostanza fu un’infezione caratterizzata da sintomi piuttosto lievi, ma fu un caso fortunato.
Una pandemia che si ripete
Senza che sia responsabile di pandemie, l’influenza è però causa di oltre 1 miliardo di casi all’anno, con conseguenze che portano a un numero di decessi che varia fra i 290 mila e 650 mila. I casi di influenza che vengono registrati rappresentano solo la punta dell’iceberg: la ricerca con analisi di laboratorio della presenza dei virus influenzali viene richiesta, infatti, piuttosto raramente. I casi confermati di influenza ogni anno sono quindi poche centinaia, ma i morti attribuibili all’influenza in Italia sono circa 8 mila. Spesso la causa di morte non è l’influenza in sé, tuttavia il virus influenzale è in grado di aggravare le condizioni già compromesse di pazienti affetti da altre patologie, per esempio respiratorie o cardiovascolari.
Le complicazioni possono essere infatti innumerevoli: le più conosciute sono quelle che colpiscono il sistema respiratorio come bronchiti, polmoniti, infezioni dei seni paranasali e infezioni dell'orecchio. È anche ben noto che l'influenza può aggravare una serie di condizioni croniche sottostanti del sistema respiratorio, tra cui l'asma e la Bpco.
Ancora: l’influenza aumenta di cento volte il rischio di polmonite, di dieci di quello di infarto del miocardio e di otto volte quello di ictus. Anche negli adulti sani, il rischio di infarto e ictus cerebrale aumenta nel periodo immediatamente successivo a un episodio influenzale. A seguito di un’influenza, le persone con diabete hanno un rischio triplo di ospedalizzazione, quadruplo di ricovero in terapia intensiva, doppio di infezioni letali.
Complicanze difficilmente evitabili, specie per le persone a rischio. Che tuttavia possono essere prevenute con la vaccinazione.
Se l'influenza fa male al cuore
L’importanza del vaccino
Si stima che ogni anno il vaccino antinfluenzale prevenga milioni di casi di malattia e visite mediche legate all'influenza. Nei soli Stati Uniti durante il periodo 2019-2020, la vaccinazione antinfluenzale ha permesso di prevenire circa 7,5 milioni di malattie influenzali, 3,7 milioni di visite mediche associate all'influenza, 105.000 ricoveri ospedalieri associati all'influenza e 6.300 decessi associati all’influenza.
Prevenendo l’influenza, il vaccino è in grado di evitare anche le sue complicanze. Recenti studi hanno stimato che nelle persone fragili vaccinate c’è stata una diminuzione del 36% del rischio di eventi cardiovascolari e in quelle con il diabete il rischio di ricovero si riduce del 79%.
Anche tra i vaccini antinfluenzali si registrano differenze: una metanalisi pubblicata lo scorso anno sulla rivista Vaccine ha mostrato che il vaccino antinfluenzale ad alto dosaggio ha una maggiore efficacia in termini di riduzione del rischio di ricovero per influenza, per polmonite, per cause cardiorespiratorie e, in generale, per tutte le cause.
A proposito di differenze tra i vaccini, gli ultrasessantacinquenni costituiscono la popolazione a maggior rischio di gravi complicanze correlate all’influenza come polmonite, eventi cardio-vascolari e ictus, e rappresentano una delle fasce per cui sono più indicati i vaccini quadrivalenti – che proteggono cioè da tutti e quattro i virus individuati dall’Organizzazione mondiale della sanità per la stagione – in particolare i vaccini ad alto dosaggio.
La vaccinazione antinfluenzale ai tempi della pandemia
Nella stagione in corso, intanto, con le infezioni da SARS-CoV-2 in rapida ripresa, la vaccinazione contro l’influenza assume ancora più importanza.
Nella stagione 2020-2021 il sistema di sorveglianza dell’influenza ha fatto registrare a livello mondiale un calo dei casi: da una parte le misure di contenimento di SARS-CoV-2 hanno agito anche su altri virus, dall’altra c’è stata meno attenzione all’individuazione degli altri agenti virali – compresi quelli influenzali – per via dell’emergenza Covid-19.
Tuttavia, la riduzione del livello di immunità di popolazione ha portato all’allargamento della fetta di persone suscettibili ai virus influenzali, fenomeno che potrebbe portare all’emergere di un’influenza stagionale più grave.
Anche per questa ragione il ministero della Salute quest’anno ha raccomandato di anticipare la campagna di vaccinazione antinfluenzale a partire dall’inizio di ottobre e di offrire la vaccinazione ai soggetti eleggibili in qualsiasi momento della stagione influenzale, anche se si presentano in ritardo per la vaccinazione. Inoltre ha allargato la platea della popolazione eleggibile all’offerta vaccinale gratuita a tutti i bambini sani dai sei mesi ai sei anni e alle persone di età pari o superiore a 60 anni.
Il ministero della Salute ha inoltre chiarito che è possibile somministrare nella stessa seduta il vaccino antinfluenzale e quello anti-Covid. Sulla co-somministrazione cominciano ad arrivare anche i primi dati che ne confermano la sicurezza: risultati preliminari del primo studio descrittivo di co-somministrazione del vaccino quadrivalente ad alto dosaggio di Sanofi Pasteur con la terza dose di vaccino COVID-19 mRNA mostrano che la somministrazione contemporanea dei due vaccini è sicura, ben tollerata e con una adeguata risposta anticorpale pari a ciascun vaccino somministrato singolarmente.