Innovazione farmaceutica: un difficile equilibrio tra progresso scientifico e accesso alle cure
Nel 2030, secondo le stime dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), l’80% dei farmaci saranno biotech. Proprio le terapie biotecnologiche hanno dato, stanno dando e sempre più daranno un grande contributo nel cambiare la storia naturale di tante gravi malattie curandone le cause, prevenendo complicazioni, evitandone la progressione. Agli importanti vantaggi in termini di salute e qualità di vita, si associano però maggiori costi per l’accesso alle cure, un elemento che viene visto dai sistemi sanitari pubblici come minaccia alla sostenibilità del sistema.
Come garantire e conciliare lo sviluppo di importanti innovazioni farmaceutiche con un accesso rapido e sostenibile è stato l'argomento centrale dell’evento: “Innovazione farmaceutica. Valore, nodi e modelli di sviluppo dalla ricerca all’accesso”, promosso il 4 aprile a Roma da Assobiotec, l'Associazione nazionale di Federchimica per lo sviluppo delle biotecnologie, in collaborazione con l'Osservatorio Sanità e salute.
Per Fabrizio Greco, presidente di Assobiotec, l'Italia «ha bisogno di crescere nella ricerca di base e nel suo passaggio alle realtà produttive, ma già oggi può sfruttare le grandi competenze esistenti nel Servizio sanitario nazionale per diventare maggiormente attrattivo per la ricerca clinica, un importante volano che permette ai pazienti di accedere anticipatamente a terapie innovative, offre opportunità di crescita professionale a medici e ricercatori e consente al Ssn benefici, tra investimenti e costi evitati, stimati in 2,77 euro per ogni euro investito». Per ottenere tutto ciò «è necessario – avverte Greco - riconoscere il valore delle terapie innovative con modelli farmacoeconomici che valutino adeguatamente i benefici e i costi evitati nel lungo periodo». Il futuro della farmaceutica, prevede il presidente di Assobiotec, dipende dallo sviluppo delle biotecnologie e la ricerca «e il rapido e ampio accesso a questi farmaci sono fattori chiave, oltre che per generare salute, anche per lo sviluppo del Paese. Dobbiamo quindi cambiare prospettiva e focalizzarci, garantendo nel breve termine la sostenibilità del Ssn, nella generazione di salute, competenze e valore economico, così da avere le risorse necessarie per poterci permettere le nuove terapie e generare un ciclo virtuoso di benessere per il Paese».
L’evento è stato anche l'occasione per presentare la pubblicazione Il valore dell’Innovazione farmaceutica di Stefano Vella, professore di Metodologia della ricerca clinica dell’Università Tor Vergata di Roma. Si tratta di un’opera in tre volumi che, partendo dalla descrizione delle aree terapeutiche ad alta innovatività, affronta aspetti normativi e regolatori, anche a livello europeo, fino all’analisi di nuovi modelli di valutazione dell’innovazione, per il paziente e per la società, e alla tematica dall’accesso ai medicinali.
Nell'ultimo capitolo di questa trilogia Vella affronta l'essenziale aspetto dell'accesso all'innovazione, nei Paesi più ricchi, ma anche in quelli più poveri. «Perché l'innovazione – sottolinea l'autore – è un valore solo se arriva a tutti coloro che ne hanno bisogno». E affronta il problema globale dell'accesso all'innovazione per i Paesi più poveri: «È un aspetto che mi tocca da vicino – dice Vella - avendo lavorato per tanti anni sulla pandemia di Hiv e Aids, che rappresenta un modello virtuoso di accesso ai farmaci, ad esempio attraverso il voluntary licensing, che, pur garantendo il diritto di proprietà intellettuale nei Paesi più ricchi, la rimodula per i Paesi poveri».
È possibile rivedere l’evento su YouTube.