Iss: stabile l’eccesso di mortalità nelle 46 aree contaminate. Causa principale restano i tumori maligni tra gli adulti
Tra il 2013 e il 2017 nel totale dei 46 siti nazionali monitorati dalla sorveglianza epidemiologica Sentieri si è verificato un eccesso di 1.668 morti l’anno. La percentuale dei decessi in eccesso rispetto al totale è pressoché costante nel tempo, passando dal 2,7% nel periodo 2006-2013 (Quinto Rapporto Sentieri) al 2,6% nel periodo più recente (2013-2017).
La stima è contenuta nel Sesto rapporto sul progetto, presentato giovedì 23 febbraio all’Istituto superiore di sanità (Iss) e pubblicato sul sito della rivista scientifica Epidemiologia & Prevenzione, in modalità open access.
Il Progetto Sentieri (Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento), nato nel 2006 per studiare la mortalità delle popolazioni residenti nei Sin (Siti di interesse nazionale per le bonifiche), è coordinato dall’Istituto superiore di sanità e finanziato dal ministero della Salute . Dal 2014 fa parte del Programma statistico nazionale, nel settore Ambiente e territorio.
I tumori maligni contribuiscono per oltre la metà (56%) degli eccessi osservati. Più nel dettaglio, la mortalità per mesoteliomi totali risulta in eccesso di tre volte nei siti con presenza di amianto e quella per mesoteliomi pleurici di più di due volte nell’insieme dei siti con amianto e aree portuali. Il tumore del polmone è in eccesso del 6% tra i maschi e del 7% tra le femmine. Inoltre, sono in eccesso la mortalità per tumore del colon retto nei siti dove sono presenti impianti chimici, del 4% tra i maschi e del 3% tra le femmine, e del 6% per il tumore della vescica negli uomini residente nei siti con discariche.
«Alcune esposizioni, come quelle all’amianto, sono purtroppo ben note alla sanità pubblica – osserva Silvio Brusaferro, presidente dell’Iss – proprio perché causano morti e malattie misurabili con precisione; altre sono meno note ed è talora difficile attribuire gli eccessi ad agenti specifici. Certo è che le pressioni ambientali, per queste popolazioni, sono molteplici e spesso si mescolano con lo svantaggio socio-economico, producendo indicatori di segno negativo e ponendo la questione dell’importanza dei determinanti ambientali».
Il rapporto ha evidenziato anche un eccesso del rischio di ospedalizzazione che, nel periodo 2014-2018, per tutte le cause naturali nell’insieme dei 46 siti, è risultato del 3% in entrambi i generi. Un eccesso di rischio di ospedalizzazione viene osservato anche nella classe di età pediatrico-adolescenziale (0-19 anni) per il 43% delle aree studiate e in età giovanile (20-29 anni) per il 15% delle aree contaminate.
«Il gruppo di lavoro guidato dai ricercatori Iss ha analizzato, in particolare, le patologie di interesse a priori, ossia quelle per le quali l’evidenza scientifica esistente mostra un’associazione con le fonti di esposizioni ambientali presenti in ciascun sito» spiega Amerigo Zona, responsabile scientifico del Progetto. «Questo approccio, innovativo nel campo della ricerca sul tema, ci consente di ridurre i “falsi positivi” – precisa – e di riconoscere segnali del possibile contributo causale o concausale di ex cave e fabbriche del cemento-amianto, aree portuali, impianti petrolchimici, siderurgici, miniere, centrali elettriche, inceneritori, industrie chimiche e discariche illegali o non controllate nel determinare almeno in parte gli eccessi osservati».
I risultati del Sesto Rapporto Sentieri sottolineano l'importanza di proseguire le attività di bonifica previste, di mantenere attivo il sistema di sorveglianza epidemiologico e di fornire informazioni esaurienti a tutti i portatori di interesse (amministrazioni pubbliche, autorità sanitarie e ambientali, comitati, cittadini). Per alcuni siti il Rapporto fornisce indicazioni di appropriati interventi di sanità pubblica, e suggerisce approfondimenti scientifici di particolari aspetti emersi durante lo studio.