Gli italiani sanno che la loro salute è legata a quella degli animali e dell'ambiente. Ma non sanno dire come si possono prevenire altre pandemie

One Health e zoonosi

Gli italiani sanno che la loro salute è legata a quella degli animali e dell'ambiente. Ma non sanno dire come si possono prevenire altre pandemie

di redazione

È trascorso ormai più di un anno da quando è cominciata e l’emergenza sanitaria provocata da SARS-CoV2 è ancora in corso. Eppure gli italiani sembrano non saperne ancora abbastanza in fatto di zoonosi e One Health, cioè quelle che sono rispettivamente la probabile causa e la possibile soluzione di future pandemie.

Questo, almeno, è quanto risulta dal sondaggio condotto da SWG presentato giovedì 29 aprile nel corso di un webinar promosso da Federchimica Aisa (Associazione delle imprese salute animale).

Nonostante le cause della pandemia da Covid-19 non sembrino ancora del tutto chiare, appare sempre più evidente che uno dei fattori scatenanti sia stata la crescente simbiosi tra uomo e animali. È stata, insomma, ciò che viene definita “zoonosi”, ovvero quell’insieme di malattie che si trasmettono dagli animali all’uomo e viceversa. Zoonosi, però, sembra un termine ancora sconosciuto alla maggior parte degli italiani: otto su dieci dichiarano infatti di non averlo mai sentito e il 56% ammette di non saperne dare una definizione. D'altra parte, ancora otto italiani su dieci non conoscono il significato di un concetto più ampio e oggi più che mai attuale: One Health.

«Il concetto di One Health è in espansione sia per quanto riguarda i contenuti sia per quanto riguarda le nuove metodologie e l’approccio» conferma Ilaria Capua, direttore del Centro di eccellenza One Health dell'Università della Florida. «Per tradurlo concretamente – prosegue - bisogna che se ne approprino sia le persone sia le Istituzioni. È necessario che diventi un concetto dinamico nel quale i singoli attori possano recuperare centralità di azione e diventare protagonisti, non comparse. Questo è il fondamento di “salute circolare”.

Nonostante la scarsa conoscenza dei termini, l’85% degli italiani si dichiara d’accordo sul fatto che la salute umana, la salute animale e quella dell’ecosistema siano interconnesse.

Su come fare per mantenere questo equilibrio, oltre sei italiani su dieci ritengono che sia fondamentale assicurarsi che in buona salute sia anche l’ambiente che ci circonda. Il 72% sottolinea come la tutela dell’ambiente e della biodiversità (68%) siano fattori chiave di una partita ormai non più rinviabile, così come la lotta ai cambiamenti climatici: il 67% gli intervistati ne sottolineano l’urgenza. C'è anche un 62% secondo i quali il benessere degli animali (che siano da compagnia, selvatici o da allevamento) è da “molto” a “fondamentale” strumento per assicurare anche all’uomo una vita in salute.

Otto italiani su dieci, peraltro, si dicono convinti che la crisi che ancora stiamo affrontando non sarà unica e irripetibile e anzi il rischio sarà molto alto anche nei prossimi anni.

Le idee si fanno meno chiare, però, sui fattori che possono aver influito sul diffondersi della pandemia e che quindi dovremmo tenere sotto controllo: il 42% degli intervistati ritiene che uno scarso controllo sanitario sugli allevamenti e una sempre maggiore commistione tra animali e uomo abbia pesato “abbastanza” sul diffondersi della pandemia. Stessa risposta quando viene chiesto di esprimersi sul ruolo dell’inquinamento atmosferico (40%), riduzione della biodiversità (43%), eccesso nell’utilizzo di antibiotici nell’uomo e negli animali (37%).

Insomma, non abbiamo ancora chiaro che cosa abbia scatenato la pandemia e tendiamo a non escludere alcuna ipotesi.

Le certezze aumentano, invece, quando viene chiesto di ipotizzare quali possano essere gli interventi più urgenti da mettere in atto a livello istituzionale. Il 92% concorda sul bisogno di investire nella riduzione dell’inquinamento, così come nel mettere in atto pratiche significative per il miglioramento della qualità di vita degli animali allevati (92%). Alte anche le percentuali di chi ritiene fondamentale intervenire a tutela della biodiversità (91%) e infine sulla necessità di migliorare la capacità di cura degli animali, da allevamento e domestici, sviluppando nuovi medicinali veterinari (88%).

«L’emergenza sanitaria in corso sta rendendo tutti più consapevoli di quanto la salute umana sia  interconnessa con quella animale e del pianeta in cui viviamo» sostiene Arianna Bolla, presidente di Federchimica Aisa. «Un concetto, quello di One Health, che non può realizzarsi senza crescenti e continui investimenti in ricerca e innovazione – prosegue - da cui la richiesta che la medicina veterinaria sia parte a pieno titolo del piano di resilienza istituzionale. “Una sola salute” presuppone anche una collaborazione e un dialogo trasparente e aperto tra Istituzione pubblica e interesse privato. La sfida maggiore è quella di riconquistare la fiducia dei cittadini. A mio avviso – conclude Bolla - una maggiore trasparenza, un più proficuo confronto e una informazione consapevole e responsabile, sono tutti aspetti oggi più che mai prioritari e chiave per intraprendere percorsi coerenti e sostenibili».