Nel Lazio oltre 5 mila nuovi casi di tumore al seno ogni anno

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Nel Lazio oltre 5 mila nuovi casi di tumore al seno ogni anno

di redazione

In Italia 44 mila donne circa hanno un tumore al seno metastatico, di cui il 15-20% di tipo Her2 positivo. Nel Lazio, ogni anno, si contano oltre 5 mila nuovi casi e il 70-80% di questi vengono trattati in una delle 16 Breast Unit presenti sul territorio. Si tratta di un carcinoma particolarmente aggressivo, contro il quale stanno arrivando strumenti di cura sempre più efficaci.

«Per la malattia metastatica disponiamo di nuovi farmaci innovativi che, utilizzati in sequenza, sono estremamente efficaci e che hanno dato risposte quasi impensabili fino a poco tempo fa, determinando un aumento della sopravvivenza significativo» conferma Teresa Gamucci, coordinatrice regionale Cipomo Lazio, nel corso dell’evento Analisi dello scenario attuale e prospettive future nel tumore della mammella - Focus on HER2+ Lazio”, organizzato da Motore Sanità.

«Fino a poco tempo fa il tumore metastatico non dava scampo. Ora, invece, questi farmaci straordinari hanno reso la malattia spesso sub cronica» sostiene Lucio Fortunato, direttore dell'Unità di Senologia all'ospedale San Giovanni Addolorata di Roma.«Occorre perciò garantire a queste donne – prosegue - che sono anche mogli, sorelle, madri, lavoratrici, compagne, figlie, una buona qualità di vita. Per rispondere a tale necessità abbiamo bisogno delle Breast Unit, strutture specializzate nella diagnosi, nella cura e nella riabilitazione psicofisica delle donne con la neoplasia mammaria al seno. In Lazio questi Centri sono in tutto 16 e, a fronte degli oltre 5 mila nuovi casi di tumore al seno all’anno, sempre in regione Lazio, il 70-80% di questi vengono trattati qui».

«Dobbiamo però constatare - sottolinea Silvana Zambrini, presidente di Antea Associazione, e vicepresidente Favo - che la riabilitazione non è ancora stata inserita nell'elenco delle prestazioni garantite a tutti dal Servizio sanitario nazionale». Per Zambrini, occorre «offrire un percorso riabilitativo integrato, che tenga conto delle particolari esigenze per il singolo paziente, per ridurre al minimo la disabilità fisica e i numerosi deficit funzionali, cognitivi, nutrizionali, psicologici, sociali e professionali».

«I dati delle prestazioni sanitarie, anche legate alle difficoltà del Covid – osserva infine Elio Rosati, segretario regionale di Cittadinanzattiva Lazio - ci dimostrano che l’organizzazione sanitaria non è centrata sulla prevenzione, ma sulla prestazione. Si deve dare una svolta ponendo la prevenzione, in tutte le sue fasi, come elemento centrale, fondante e guida nelle scelte di politica sanitaria».