L'esofagite eosinofila non è più malattia rara: negli ultimi trent'anni i casi sono aumentati dell’800%

Giornata internazionale

L'esofagite eosinofila non è più malattia rara: negli ultimi trent'anni i casi sono aumentati dell’800%

di redazione

Uscita dal grande gruppo delle malattie rare, oggi l’esofagite eosinofila sta diventando una vera e propria sfida per la gastroenterologia. Questa impennata è stata rivelata da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Alimentary Pharmacology & Therapeutics, che sottolinea come la patologia colpisca almeno 34 bambini e 42,2 adulti ogni 100 mila abitanti. Ma l’elemento chiave è la rapidità della sua progressione, che l’ha portata ormai oltre la soglia sotto la quale una malattia è definita rara. «Questi dati epidemiologici, che riteniamo validi anche per il nostro Paese,  dimostrano la notevole diffusione dell’esofagite eosinofila nella popolazione infantile. Probabilmente il dato è anche sottostimato – spiega Claudio Romano, presidente della Società italiana di gastroenterologia epatologia e nutrizione pediatrica (Sigenp) – ed è difficile al momento valutarne le dimensioni esatte: i sintomi sono subdoli, si possono confondere con quelli di altre patologie e, al di fuori dei centri specializzati, non è così conosciuta come dovrebbe. Lo  studio comparativo dell’Università di San Diego e dell’Università del North Carolina ha appurato che tra le prime osservazioni su questa patologia, degli anni Ottanta e quelli più recenti, fine 2023, la prevalenza è cresciuta dell’800%».

Se ne parlerà fino al 18 maggio anche nel corso del meeting della Società europea di gastroenterologia, epatologia e nutrizione pediatrica (ESPGHAN) che quest'anno si svolge in Italia, a Milano.

Il più delle volte la malattia viene diagnosticata per la prima volta in Pronto soccorso dove vengono portati i pazienti quando vanno incontro al blocco di un bolo alimentare nell’esofago: «È questo il più frequente incidente causato dalla malattia trascurata»  ricorda Caterina Strisciuglio, docente di Pediatria all’Università Luigi Vanvitelli della Campania. Quanto all'incidenza «pur essendo maggiore nel secondo decennio di vita – aggiunge - osserviamo sempre più spesso casi di bambini che non hanno ancora compiuto dieci anni».

Se diagnosticata in tempo, e questo è più facile proprio in età pediatrica, l’esofagite eosinofila può essere tenuta sotto controllo, anche se non guarita, impedendole di progredire e aggravarsi. «La grande novità è un farmaco biologico appena approvato anche in Italia – sostiene Salvatore Oliva, docente al Dipartimento materno-infantile dell’Università La Sapienza di Roma - e di cui stiamo aspettando la rimborsabilità anche per l’esofagite eosinofila, contro la quale è perfetto. E ce ne sono altri in fase di sperimentazione». Ci sono però due problemi: il primo, come precisa Oliva, è che, non essendo ufficialmente indicati contro questa malattia sono in una forma farmaceutica sbagliata; per esempio i corticosteroidi per l’asma sono efficaci ma andrebbero deglutiti anziché inalati. Il secondo problema è che i farmaci più nuovi non sono ancora autorizzati per i bambini.