Ogni giorno 20mila bambini sfollati per colpa del clima
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C’è una lavagna appesa a una parete di lamiere arrugginita. È l’unico elemento che possa far pensare a una scuola. Non ci sono banchi, né sedie. Manca persino il pavimento. Ce ne sono svariate di scuole così, improvvisate e fatiscenti, nel mondo: in Somalia, in Sudan nelle Filppine, in Pakistan. Sono strutture di emergenza che accolgono i bambini scappati dai loro Paesi insieme alle famiglie a causa di un’emergenza climatica, alluvioni, siccità estrema, tifoni.
Secondo uno nuovo rapporto dell’UNICEF ci sono stati 43,1 milioni di bambini sfollati interni in 44 Paesi in un periodo di sei anni, ovvero circa 20mila bambini sfollati al giorno. Riprendere la scuola una volta in salvo nella nuova, e probabilmente provvisoria, sistemazione è il segnale del ritorno alla normalità. Children Displaced in a Changing Climate è la prima analisi globale di un fenomeno migratorio che non fa notizia dalle nostre parti perché, tragicamente, dato che i bambini si spostano all’interno dei loro Paesi, il loro destino “non è un nostro problema”.
Il nuovo rapporto non ha solo calcolato il numero di bambini costretti ad abbandonare le proprie case tra il 2016 e il 2021 a causa di inondazioni, tempeste, siccità e incendi, ma ha anche esaminato le proiezioni per i prossimi 30 anni.
I numeri
Le inondazioni e le tempeste hanno causato 40,9 milioni, ovvero il 95 per cento degli sfollamenti di bambini registrati tra il 2016 e il 2021,.
I numeri sono preoccupanti, ma va specificato che nel conteggio rientrano anche i bambini evacuati preventivamente. Un fatto non troppo rassicurante perché la percezione di una catastrofe imminente può essere traumatica tanto quanto la catastrofe reale. E poi, alla fine, il risultato è lo stesso: abbandonare tutto per trasferirsi altrove.
La siccità ha provocato più di 1,3 milioni di bambini sfollati interni, con la Somalia ancora una volta tra le più colpite, mentre gli incendi hanno provocato 810mila sfollati tra i bambini, di cui più di un terzo nel solo 2020. Canada, Israele e Stati Uniti hanno registrato il numero maggiore di bambini sfollati a causa di incendi.
Le popolazioni della Cina e delle Filippine si stano abituando più di altre alle condizioni climatiche estreme e negli anni hanno adottato piani di evacuazione sempre più precoci. Sono i Paesi in cui si è registrato il maggior numero assoluto di bambini sfollati. Tuttavia, rispetto alle dimensioni della popolazione di bambini, quelli che vivono in piccoli Stati insulari, come Dominica e Vanuatu, sono stati i più colpiti dalle tempeste, mentre i bambini della Somalia e del Sud Sudan sono stati i più colpiti dalle inondazioni.
L’impatto psicologico
«È terrificante per qualsiasi bambino quando un grave incendio, una tempesta o un'alluvione si abbattono sulla sua comunità. Per coloro che sono costretti a fuggire, la paura e l'impatto possono essere particolarmente devastanti, visto che si preoccupano di sapere se torneranno a casa, se riprenderanno la scuola o se saranno costretti a spostarsi di nuovo. Lo spostamento può aver salvato le loro vite, ma è anche molto dannoso. Con l'intensificarsi degli impatti dei cambiamenti climatici, aumenteranno anche gli spostamenti dovuti al clima. Abbiamo gli strumenti e le conoscenze per rispondere a questa sfida crescente per i bambini, ma stiamo agendo troppo lentamente. Dobbiamo rafforzare gli sforzi per preparare le comunità, proteggere i bambini a rischio di sfollamento e sostenere quelli già sradicati», ha dichiarato il Direttore Generale dell'UNICEF Catherine Russell.

Quando si è costretti a spostarsi
La decisione di spostarsi può essere forzata e improvvisa di fronte a una catastrofe o come risultato di un'evacuazione preventiva, in cui le vite possono essere salvate, ma molti bambini devono comunque affrontare i pericoli e le sfide che derivano dallo sradicamento dalle loro case, spesso per periodi prolungati.
I bambini sono particolarmente a rischio di sfollamento nei Paesi già alle prese con crisi sovrapposte, come conflitti e povertà, dove le capacità locali di far fronte a ulteriori spostamenti di bambini sono limitate.
Haiti, ad esempio, già ad alto rischio di sfollamento di bambini a causa di calamità, è anche colpita da violenza e povertà, con investimenti limitati nella mitigazione del rischio e nella preparazione. In Mozambico, invece, sono le comunità più povere, comprese quelle delle aree urbane, a essere colpite in modo sproporzionato da fenomeni meteorologici estremi. Sono questi i Paesi - dove il numero di bambini vulnerabili a rischio di sfollamento futuro è maggiore e le capacità di risposta e i finanziamenti sono limitati - in cui la mitigazione del rischio, l'adattamento, gli sforzi di preparazione e i finanziamenti sono più urgenti.
Le previsioni per il futuro
Utilizzando un modello di rischio di sfollamento da calamità sviluppato dall'Internal Displacement Monitoring Centre, il rapporto prevede che le inondazioni fluviali potrebbero sfollare quasi 96 milioni di bambini nei prossimi trent’anni anni sulla base dei dati climatici attuali, mentre i venti ciclonici e le tempeste potrebbero sfollare rispettivamente 10,3 milioni e 7,2 milioni di bambini nello stesso periodo. Con eventi meteorologici più frequenti e più gravi come conseguenza del cambiamento climatico, i numeri reali saranno quasi certamente più alti.
Cosa fare adesso
In attesa della conferenza sui cambiamenti climatici COP28 che si terrà a Dubai a novembre, l'UNICEF esorta i governi, i donatori, i partner per lo sviluppo e il settore privato a intraprendere le seguenti azioni per proteggere i bambini e i giovani a rischio di futuri sfollamenti e preparare loro e le loro comunità:
- Proteggere i bambini e i giovani dagli impatti dei disastri e degli sfollamenti provocati dai cambiamenti climatici, assicurando che i servizi essenziali per i bambini - tra cui l'istruzione, la salute, la nutrizione, la protezione sociale e i servizi di protezione dei bambini - siano in grado di reagire agli shock, siano trasportabili e inclusivi, anche per coloro che sono già stati sradicati dalle loro case.
- Preparare i bambini e i giovani a vivere in un mondo con un clima che sta cambiando, migliorando la loro capacità di adattamento e la loro resilienza e consentendo loro di partecipare alla ricerca di soluzioni inclusive.
- Dare priorità ai bambini e i giovani - compresi quelli già sradicati dalle loro case - nell'azione e nel finanziamento delle catastrofi e del clima, nelle politiche umanitarie e di sviluppo e negli investimenti per prepararsi a un futuro già in atto.