Omicron, la variante che sa come far tornare Covid

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Omicron, la variante che sa come far tornare Covid

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Immagine: Stefano Annovazzi Lodi, CC BY-SA 2.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0>, via Wikimedia Commons
di redazione
Omicron sa imbucarsi alla festa eludendo i controlli dei buttafuori. Fuor di metafora: sfugge agli anticorpi sviluppati dalla precedenti infezioni e riesce a far tornare Covid. Né Alfa, né Delta sanno farlo così bene. Così si spiega, in parte, l’impennata dei contagi degli ultimi mesi

Omicron ci sa fare. È la variante furba, quella che riesce a entrare all’evento esclusivo sfuggendo a tutti i buttafuori piazzati all’ingresso. Non è di certo nella lista degli invitati, ma neanche in quella degli ospiti sgraditi. E così da abile imbucata, si intrufola, si gode la serata, di solito senza strafare, e se ne va. Anche se per lo più non fa troppi danni è comunque una gran bella guastafeste. Tutte le altre varianti, dall’Alfa alla Delta, vengono riconosciute dalla sicurezza e lasciate fuori e alla fine rinunciano e se ne vanno. 

Se c’è un dato su cui oramai nessuno ha più dubbi, anche perché le prove ci piovono addosso da tutte le parti, è l’abilità di Omicron di far tornare Covid a chi l’ha già avuto (o a chi si è vaccinato, ma non ce ne occupiamo in questa sede).

Non bisogna neanche pensare però che al suo arrivo la variante Omicron trovi i tappeti rossi, perché un po’ di resistenza da parte degli anticorpi delle precedenti infezioni la incontra. E anche se le difese immunitarie non riescono a impedire l’infezione, nella maggior parte dei casi evitano la malattia grave. 

Gli scienziati sono comunque convinti, come si legge su Nature, che l’impennata dei contagi nel mondo degli ultimi mesi sia in gran parte dovuta ai casi di reinfezione provocati da Omicron. E hanno buone ragioni per pensarlo. Alcune provengono da uno studio recente, ancora non sottoposto a peer-review, che si basa sui dati del Sud Africa raccolti lo scorso novembre quando il tasso di vaccinazione nel Paese era di gran lunga inferiore a quello delle persone infettate durante le precedenti ondate. In quel periodo i ricercatori hanno osservato una percentuale di reinfezioni molto superiore a quella che si sarebbero aspettati prendendo come riferimento le probabilità di un secondo contagio con le varianti del passato. Lo stesso fenomeno è stato registrayo in molti altri Paesi. In Inghilterra, secondo la stima del’Health Security Agency, oltre 650mila persone hanno preso Covid due volte, con la seconda infezione avvenuta nel periodo in cui circolava Omicron. 

Va specificato che  nella maggior parte delle indagini epidemiologiche sulle reinfezioni mancano i dati del sequenziamento genetico. Non per questo però i risultati perdono di valore. A fare testo è il periodo in cui sono eseguiti i test: si dà per scontato che nel momento in cui circola prevalentemente Delta ci si ammala di Delta e nel momento in cui in giro c’è solo Omicron ci si ammala di Omicron. Chi si era preso Covid a luglio e se lo riprende adesso è estremamente probabile che abbia avuto una prima infezione da Delta e una seconda da Omicron. Altra annotazione: si parla di reinfezione quando sono trascorsi almeno quattro mesi dalla precedente.

In Inghilterra prima di metà novembre, quando Omicron non c’era ancora, le reinfezione da Covid erano l’1 per cento di tutti i casi positivi registrati. Dopo l’arrivo di Omicron a fine novembre, inizi di dicembre, la percentuale di reinfezioni tra i casi di Covid era arrivata al 10 per cento. 

L’Office for National Statistics di Newport del Regno Unito ha messo a confronto i casi di reinfezione precedenti a dicembre 2021, quando era dominante Delta, con quelli registrati tra metà dicembre e fine gennaio, quando Omicron aveva preso il sopravvento. Ebbene, il tasso di reinfezioni dovuto a Omicron è 16 volte superiore a quello osservato con Delta. Ed è anche probabile che si tratti di dati sottostimati, visto che molte infezioni possono essere passate inosservate perché asintomatiche. 

In parte, è ovvio, l’aumento delle reinfezioni è semplicemente dovuto al fatto che sono aumentate le persone già esposte al virus. Più passa il tempo e più c’è la possibilità di ammalarsi una seconda volta. C’è stato un momento in cui ci si poteva solo infettare, ora ci si può anche reinfettare. 

Ma gli scienzitai sono convinti che l’abilità di Omicron di eludere le difese immunitarie acquisite con le infezioni precedenti giochi un ruolo chiave nella crescita dei casi delle infezioni che tornano. 

In una lettera pubblicata sul New England Journal of Medicine, un gruppo di ricercatori della Qatar University presenta i risultati dello studio in cui hanno confrontato la capacità di Omicron di eludere l’immunità con quella delle altre varianti. Secondo i loro calcoli, mentre un’infezione causata dal virus originale riusciva a proteggere al 90 per cento dalle varianti Alfa, Beta o Delta, contro Omicron la difesa immunitaria scende al 56 per cento. La buona notizia è che la protezione dalla malattia grave resta alta, pari all’88 per cento. 

I dati sono compatibili con quelli di alcuni studi di laboratorio dove si dimostra che Omicron può eludere con successo gli anticorpi neutralizzanti il virus generati dalle varianti precedenti. Le ultime ricerche sui vaccini sono invece più incoraggianti perché sembra che l’immunità indotta dalla vaccinazione sia più articolata e complessa rispetto a quanto si pensasse, basandosi su diversi tipi di cellule immunitarie che intervengono su diversi fronti. Se qualcosa va storto da un parte, c’è chi rimedia da un’altra. Se gli anticorpi calano nel tempo, i linfociti T si impegnano a fornire una protezione più duratura.